Sociologi italiani piangono Valeria Solesin

Giuseppe Lembo

Nella maledetta notte del venerdì nero francese del 13 novembre 2015, tra i 129 morti di Parigi, prevalentemente francesi, ma con vittime anche di altri Paesi europei, c’è stato anche il sacrificio di una vita di provenienza italiana. Tra i tanti morti del Bataclan, un teatro francese frequentato da giovani di vari paesi d’Europa, dove, in un inno alla vita ci si unisce per godersi insieme momenti di sano divertimento con la buona musica di tutto il mondo, c’è, purtroppo, anche la ventottenne italiana Valeria Solesin, sociologa laureata a Trento, da sei anni a Parigi per un dottorato di ricerca in demografia alla Sorbona. Terminato il corso degli studi di Sociologia all’Università di Trento, animata da una grande voglia di vivere, la nostra Valeria, forte di una cultura della libera circolazione delle idee e del pensiero umano, si affaccia alla vita del fare socialmente utile, adoperandosi come volontaria di Emergency; a Parigi dove da sei anni viveva, per questo suo impegno di dottorato di ricerca alla Sorbona, era presente nel sociale disagiato, portando aiuti ai senzatetto;  ai tanti disperati della Terra che affollano, soprattutto di notte, le tante strade di una delle più belle ed amate città del mondo. E’ qui che, con altre numerose vittime (129), muore anche Valeria, barbaramente falciata da una raffica di piombo assassino. Perché? Perché una brava italiana, insieme a tante altre vittime innocenti sono morte, mentre sognavano di vivere e di costruire un futuro possibile come  prodotto di un insieme umano attento alla libera circolazione delle idee e del libero pensiero? Valeria odiava la guerra; è, intanto, per un destino disumano e crudele, morta, proprio, in un’azione di guerra; di una guerra non dichiarata, di pochi fanatici ferocemente  nemici del mondo. Valeria straordinariamente amante della vita, è stata barbaramente uccisa. Era una sociologa appassionata del suo lavoro; piena di sogni, guardava con grande gioia di vivere al futuro che,  per mano di altri, inopportunamente e ferocemente contro il mondo, le è stato negato per sempre. Valeria, per sempre, sicuramente vivrà dentro di noi e con noi italiani che amiamo la pace e che, come la nostra cara sociologa, odiamo la guerra, in quanto culturalmente non violenti; in quanto, gente di pace e dall’umano e tollerante rispetto degli uni per gli altri. Valeria, per noi sociologi italiani, vivrà per sempre. Non solo la ricorderemo, evitando che il tempo possa cancellarne la memoria, ma, nel nome di Valeria, la sociologa italiana ventottenne uccisa da mani assassine, costruiremo insieme percorsi sociologici di umanità e di impegno a favore degli altri; dei tanti rifiuti umani della Terra, progettando ponti di pace,  per un futuro di pace che serve al mondo globale del Terzo Millennio. Valeria, sarà ricordata dai sociologi in un mio scritto a lei dedicato  nel prossimo numero della rivista italiana “Sociologia – la società in rete” da me diretta – Camillo Capuano Editore. Intanto, ai genitori va la nostra solidarietà ed il nostro conforto sociologico con l’impegno che Valeria non sarà dimenticata, ma vivrà attraverso la memoria di tutti noi sociologi italiani profondamente commossi ed addolorati per la disumana ed assurda morte di una giovane ed intelligente promessa del mondo sociologico italiano  che, come Valeria vive di pace e di impegno per una vita condivisa di tutti gli uomini della Terra.