Cambiare il SUD

Giuseppe Lembo

Il fanatismo infettante per un mondo borbonico celebrato come una condizione storica del bel vivere è, purtroppo, lento a morire, continuando così a fare, anche senza volerlo, del male al mondo meridionale che ancora soffre di un sottosviluppo che viene da lontano; che ha le sue profonde radici in un passato infelice, diffusamente presente nella società del Sud dove, altro che benessere e civiltà umana ed individuale, si viveva in condizioni disumane di sofferta povertà e di grande ignoranza per effetto di un analfabetismo diffuso, con percentuali altissime di analfabeti fino al 90 per cento, che risparmiava i soli pochi privilegiati del sapere, della conoscenza e dei tanti privilegi goduti. In Campania il mondo borbonico per garantirsi gli sfarzi ed i privilegi napoletani era, purtroppo, un mondo senz’anima ed assolutamente indifferente alle condizioni tristi del popolo, costretto alla povertà estrema, con un sistema umanamente devastante di tasse e gabelle scientificamente applicate ai territori poveri in canna, per soddisfare i privilegi ed i piaceri di corte e di cortigiani, da lacrime e sangue. I territori campani abbandonati a se stessi, non avevano, dal punto di vista umano, nessun segno di civiltà; non avevano un’anima. Erano, purtroppo, territori di sofferto lavoro e di stenti e miseria diffusa che non permettevano allora e non permettono ancora oggi di pensare ad un cambiamento umanamente possibile e ad un altrettanto sviluppo possibile, per un futuro nuovo e più a dimensione d’uomo. È assolutamente necessario il fare per il nuovo al fine di cambiare il Sud e la Campania; vanno liberati dalle inopportune incrostazioni borboniche fortemente radicate nei nostalgici del niente che hanno per solo obiettivo possibile quello di garantire anche nel Terzo Millennio arretratezza umana e sottosviluppo socio-economico, tutto da cancellare; tanto, per umanizzare il Sud d’Italia ed i Sud del mondo. Tanto e prima di tutto, per garantire un futuro nuovo alle future generazioni dei giovani meridionali e dei Sud del mondo che non possono né devono subire più oltre le inopportune provocazioni dei nostalgici di un passato negativo da cancellare, in quanto non serve assolutamente a nessuno. Mali gravi e profondi che nel Sud italiano vengono dal passato e che nella logica di sempre, ereditata dall’ormai lontano mondo dorato dei Borboni di Napoli, diventano un pesante fardello soprattutto per i più deboli. Il problema meridionale e napoletano in particolare è, prima di tutto, un problema culturale; è, un grave problema antropico; l’uomo è protagonista dei suoi mali che se li crea a piene mani, senza poi sapere che fare per risolverli e così liberarsene. Per eliminare il disagio umano, una piaga incancrenita che fa tanto male alla gente del Sud, purtroppo da sempre vissuta in condizioni di sottomessa sudditanza senza avere né la capacità e tanto meno la volontà di alzare la testa e dire basta agli abusi-soprusi di sempre, ormai assunti a condizioni di vita anche in situazioni umanamente e socialmente diverse rispetto ad un passato tutto da cancellare. Un male meridionale fortemente endemico è l’indifferenza umana; è nel familismo oggi diventato individualismo, essendo del tutto scomparsa la volontà e l’impegno umano di camminare insieme e di costruire percorsi di insieme, il frutto di idee condivise e finalizzate al bene comune. Purtroppo al Sud ed è questo un grave male per il mancato sviluppo meridionale, un’eredità del passato, inopportunamente da alcuni pensatori cavernicoli, ancora oggi considerata positiva ed utile riferimento per il futuro meridionale, c’è una condizione di indifferenza diffusa di tutti per tutto. Lo Stato, come sempre, ma oggi, in modo crescente, è assolutamente assente; assente e/o malfunzionante sono le istituzioni che lo rappresentano e che agiscono nella più assoluta incapacità di garantire a tutti un umano e civile modello di vita, con al primo posto il rispetto umano; il rispetto della persona, in quanto uomo, capace altresì di rispettare e di rispettarsi; capace di fare rete, uscendo dalla solitudine di sempre ed assumendo comportamenti positivi per costruire insieme un progetto di società territoriale basato su di un solidale modello di coesione condivisa e capace di pensare al proprio futuro, da costruire a più mani, per renderlo insieme, umano e dal futuro possibile per tutti, cancellando così i privilegi di una feudalità e di baronie borboniche che ora come allora hanno agito ed agiscono contro il popolo meridionale, tenendolo sottomesso e succhiandone in modo vampiresco il sangue, con comportamenti di infame esclusione per i tanti ultimi delle martoriate terre del Sud, da sempre tradite e fertili serbatoi di umanità considerate rifiuti e come tali meritevoli di sola indifferenza, escludendole così da ogni possibile attenzione umana; escludendole da ogni possibile interesse sociale ed antropologico. Così abbandonato a se stesso, anche nel corso degli anni di vita repubblicana, nonostante le garanzie costituzionali per tutti gli italiani, pur abbondantemente cancellando la condizione di analfabetismo e di invivibilità diffusa, il Sud è rimasto umanamente, culturalmente, socialmente ed economicamente, indietro.