“Poesie” di Mario Mascia tra passato e presente

di Rita Occidente Lupo

La poesia di Mario Mascia, nasce dal cuore inquieto “In questo mondo indifferente, ti giri e rigiri non ci capisci niente”. Così la lirica aleggia, vola alta, cercando di non farsi catturare, nell’essenza del pensiero autonomo, che non tollera la corruzione. Il grido dell’anima, che in un poliedrico caleidoscopio emotivo, rivisita passato e presente, sfocando età verde e maturità, nel fissare nitidi i contorni etici. La pregevole raccolta con l’essenziale titolo “Poesie” , voluta un po’ per gioco, un po’ come esercizio dell’animo, per assemblare tessere del puzzle esistenziale, colorato di volti familiari e di presenze amicali. Tra lingua ed echi latineggianti, passato e presente, attraverso il sapiente uso lessicale e di una robusta impalcatura classica, il verso oscilla nel ritmare bandoli di memoria, dalla ragnatela del tempo. Pillole di riflessione, nell’incipit “L’Amore è Bianco, Rosso, Nero…” assist al “Il Mio Amore nutre il Tuo per poter vivere”, spigolando tra “Caniluccio” mio e “Nunzia schiva”. Rapporto con la politica imperante, striato di sobria ironia “Al Ministro di Grazia e Giustizia” Si scrive “autonomia”,/ si legge impunità,/ tolga per cortesia/ questa mostruosità.  Per mantenersi aderente al tempo la verve di Mascia estrapola dal cilindro della vivace creatività, sempre nuova linfa “Il tosto dottorin di quota rosa”:  tra serio e faceto,  il rapporto medico-paziente compromesso quando, in camice bianco, una bella erede d’Ippocrate, a fra battere il cuore!