Se De Luca governa…

Angelo Cennamo  

 Sono bastate appena 48 ore al Tribunale civile di Napoli per accogliere il ricorso presentato dai legali di Vincenzo De Luca e concedere “la sospensiva della sospensione” al neo governatore della Campania ancorché ineleggibile ai sensi della discussa legge Severino. Il dato in sé ci dice due cose. La prima: in Italia la giustizia è velocissima, che dico: fulminea, al contrario di quanto pensassimo. La seconda: De Luca potrà quanto meno nominare la Giunta e il suo vice, nell’attesa dell’udienza fissata per il giorno 17 luglio, al termine della quale lo stesso Tribunale si pronuncerà nel merito. Cosa succederà il 17 luglio, solo Dio lo sa. Ma gli effetti di quel pronunciamento saranno decisivi per diverse ragioni. Un eventuale rigetto della domanda confermerebbe la tesi di chi in questi mesi ha denunciato la superficialità e l’irresponsabilità di Matteo Renzi, il quale, pur sapendo che De Luca non sarebbe stato eleggibile, lo ha prima candidato per poi sospenderlo. L’amministrazione della Campania finirebbe nelle mani di un vice che nessuno ha eletto né previsto che ricoprisse l’incarico di governatore; l’immagine politica di De Luca e di Renzi verrebbero irrimediabilmente compromesse dal guazzabuglio generato da questa assurda vicenda – quella di Renzi compromessa anche per altri motivi, sui quali però sorvoliamo; alle prossime elezioni comunali di Salerno, la destra avrebbe finalmente qualche chance di vittoria, dopo 22 anni di sceriffato incontrastato. Ben altro scenario si prospetterebbe nel caso in cui il Tribunale dovesse confermare quanto disposto in fase di urgenza e “dare” pieno mandato all’ex governatore sospeso. De Luca, infatti, uscirebbe dal suo rapido processo  rafforzato e beatificato come un martire se non addirittura come l’eroe che ha sfidato e battuto la solita burocrazia italica che frena i politici virtuosi e pragmatici come lui. L’eco della storica vittoria da Napoli in quattro e quattr’otto si  riverberebbe nella vicina Salerno, dove il rampollo Piero è pronto a succedergli con il minimo sforzo ( suo e dei salernitani). Dovesse prendere piede la seconda  ipotesi, al centrodestra salernitano cosa resterebbe da fare? Una sola cosa: autoeliminarsi da ogni competizione elettorale e riflettere sulla propria reiterata inettitudine e sull’incapacità di esprimere, dal 1993 ad oggi, uno straccio di classe dirigente degna di questo nome.