Vallo di Diano: Codacons, terza “prima udienza” dibattimentale processo Chernobyl

Nell’audizione del 15 luglio 2009, il Pm Donato Ceglie, davanti alla Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Ciclo dei Rifiuti e sulle Attività Illecite ad esso Connesse, così si esprimeva: “Le attuali «bombe ecologiche» non richiedono soltanto un intervento specialistico, con tutte le cautele giuridiche del caso, per affrontare una questione relativa al ciclo dei rifiuti, bensì richiedono un intervento urgente perché, anche e soprattutto, è in pericolo la salute umana. Alcune indagini epidemiologiche dell’istituto Monaldi di Napoli, del marzo 2007, richiamate anche nella nostra relazione, ci dicono che sono in terribile aumento forme tumorali specifiche, in queste aree contaminate da questo tipo di rifiuti”. Chernobyl è il nome dell’inchiesta condotta dal Procura di Santa Maria Capua Vetere tra il gennaio del 2006 e il luglio del 2007; i 38 imputati, secondo l’accusa, avrebbero concorso tra loro allo smaltimento illecito di 980.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, procurando per sé un profitto illecito di 50 milioni di euro. Quarantunomila metri quadrati di terreno agricolo posti sotto sequestro nel Vallo di Diano.

La trafila giudiziaria:

  • il processo si incardina presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, poi viene trasferito a Salerno. A Salerno la difesa tenta di ottenere un’altra sede per il giudizio (si veda la strategia messa in atto nel processo-fotocopia Cassiopea, prescritto nel 2013).
  • La prima udienza preliminare nel tribunale del capoluogo di provincia si tiene solo nel 2013, dopo ben sei anni dalla chiusura delle indagini. Rinviati a giudizio tutti i 38 indagati dal GUP Dolores Zarone per tutti i capi di imputazione (tra i quali il disastro ambientale), ad esclusione dei reati di smaltimento illecito e deturpamento delle bellezze naturali (ormai prescritti nel 2013).
  • La prima udienza dibattimentale avrebbe dovuto svolgersi il 9 aprile 2014 a Salerno. Rinviata una prima volta, per difetto di notifiche, al 17 dicembre 2014. Quel giorno eravamo in aula e ascoltavamo, con nostra grande sorpresa, che vi erano ancora difetti in alcune notifiche.
  • Il tutto si rinviava ancora all’8 aprile 2015: un anno andato in fumo per rinvii. La prescrizione del reato di disastro ambientale viene comodamente attesa per l’agosto del 2019.
  • Facciamo allora un appello alle istituzioni sensibili della Repubblica Italiana, affinché venga effettivamente tutelata la salute dei cittadini e non si lasci l’odioso reato del disastro ambientale, laddove sussista, impunito.

Facciamo un appello alla stampa, affinché si ponga la dovuta attenzione al caso.

 

prof. Roberto De Luca

responsabile della Sede