Nutrizione parenterale: buco nero sanitario

di Rita Occidente Lupo

Sanità a rilento in molte aree del Paese, tra luci ed ombre di una spesa pubblica, che spesso non rientra nei tetti disponibili. Anche curarsi diventa problematico, allorquando occorrono mezzi idonei ed assistenza specialistica, non sempre all’altezza del proprio ruolo. Il caso della nutrizione parenterale artificiale: circa 12.000 persone in Italia ad esserne soggette. Gli alimenti, tramite un catetere venoso, consentono al paziente la nutrizione necessaria al suo fabbisogno organico. Circa 600 persone, per insufficienza intestinale cronica benigna, se ne servono per lunghi periodi, tra disagi inerenti l’assistenzialismo. L’Italia è molto eterogenea sul piano normativo, per cui i pazienti si trovano ad affrontare problematiche rilevanti, che vanno dalla differenza di qualità delle sacche e dei materiali forniti, all’assistenza clinico-infermieristica, spesso non sufficiente e inadeguata. Col tempo, risultati migliori, giacchè la sacca consente di vivere normalmente la quotidianità. Per quanti in strutture assistite medicalmente, non sussiste il problema grazie al personale sanitario.