Cancellare il peccato

Angelo Cennamo

Quella di Papa Francesco è una chiesa misericordiosa, accogliente, consolatrice. L’immagine dell’ospedale da campo, spesso evocata dal Pontefice, è la rappresentazione simbolica del giusto riparo dove ciascuno, senza nessuna eccezione, può trovare conforto e lenire le ferite più profonde di un’esistenza difficile, tormentata, e vissuta anche con molti errori. E’ in questa dimensione perdonista che si inserisce il Sinodo sulla famiglia che Francesco ha da pochi giorni avviato per esplorare le nuove forme di convivenza e le difficili implicazioni delle tecnica fecondativa eterologa. Tutto sembra meravigliosamente inclusivo e conciliante. Eppure non sono pochi coloro che dissentono dalla linea buonista oltre che pauperista del nuovo Papa. I più ortodossi colgono in quello spirito una mollezza quasi arrendevole verso l’errore umano, e c’è chi addirittura mette in discussione la regolarità della sua elezione a Pontefice – quale intrigo? Francesco, dicono, il peccato lo ha abolito e sostituito con parole più rassicuranti come : “debolezza”, “fragilità”. Lui non giudica, accompagna : “Chi sono io per giudicare?”. Sul Corriere della sera, Alberto Melloni scrive che il compito della chiesa non è quello di dire dei si o dei no, ma di dire il Vangelo e accompagnare vite vere, spesso invisibili agli occhi del clero: divorziati, omosessuali e non solo. Il papa non punterebbe dunque a una riforma del matrimonio o della morale, come sostengono i suoi detrattori, piuttosto al rilancio della conciliarità. Aprire la chiesa alle nuove sfide della vita e dare sostegno a chi si sente escluso. Il perdonismo di Bergoglio riscuote successo negli ambienti progressisti degli Scalfari, dei Michele Serra e dei Dario Fo. Presso coloro cioè che non  hanno sperimentato la dimensione del sacro,  ma credono comunque di interpretarne il significato e di delimitarne i confini chiaroscuri. Di questa umanità, in particolare, Martini, col suo Vangelo minimalista, informale e vantaggioso, è stato un punto di riferimento con pochi precedenti. Di Martini, Bergoglio ha raccolto per certi versi il testimone. Non giudica, non condanna, perdona. Tutto e tutti. Giusto o non giusto, “Umano, troppo umano” che sia  – chi siamo noi per giudicare Bergoglio? – preferiamo non schierarci, né avanzare ipotesi avanguardiste. Il Sinodo sulla famiglia si concluderà non prima nel 2015. Ne riparleremo.    

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