Per un Polo Turistico Locale “Sele Paestum”

 Aurelio Di Matteo

Nel precedente intervento evidenziavo l’opportunità e l’urgenza di promuovere il Polo Turistico Locale, identificandolo con la vasta aerea che agli inizi del decorso secolo delimitava la XVI Zona agraria, e al suo interno riprogettare il complessivo sviluppo economico finalizzandolo al turismo con coerenza sovra comunale, secondo la previsione di “scenari” rivolti a una generale identificazione tipica e alla creazione di strutture e servizi che diano appetibilità e accoglienza alle diverse tipologie di turismo. A queste due condizioni, seppur in parte presenti, oggi estremamente carenti, insufficienti, settorialmente parcellizzate e obsolete per concezione e modalità d’esercizio, bisogna aggiungere ciò che altrove costituisce un motore di sviluppo economico e che qui manca del tutto, la destagionalizzazione in tutta la varietà tipologica delle presenze. L’azione prioritaria da promuovere è l’ammagliatura dei quattro “scenari” di sviluppo – mare, fiume, terra, storia – e la loro tutela, valorizzazione, incentivazione e sviluppo produttivo. Con un’azione concorde delle amministrazioni coinvolte, questi scenari possono trovare la loro giusta e adeguata appetibilità turistica e di presenze produttive se restituiti alla propria dimensione identitaria, nella prospettiva di renderli accoglienti e utilizzabili con interventi innovativi. Gli scenari Mare-Fiume, connessi alla localizzazione nell’immediato entroterra di una diversificata creazione di non luoghi, non possono non essere sinergicamente l’inizio di una complessiva finalizzazione al turismo. Si tratta di prevedere, coordinandola nei singoli progetti di PUC attraverso una gestione consortile del PTL, la formazione di una city beach costiera a prevalenza di insediamenti turistico-alberghieri con relativi servizi, salvaguardando la connotazione paesaggistica degli arenili e dell’area dunale, risanando la fascia pinetata, elevando la vivibilità e la residenzialità, sottraendola all’attuale degrado. E gli spazi di continuità e di raccordo con gli altri due scenari (Terra-Storia) diventano la localizzazione della varietà di non luoghi che il turista cerca, sia per le sue presenze estive sia per quelle destagionalizzate: grandi e attrezzati villaggi vacanze, complessi alberghieri e campeggi, centri commerciali integrati con aeree di divertimento e d’incontro, grandi complessi polisportivi, parchi tematici con prevalenza di quelli ludici, ecc. Ormai i grandi non luoghi hanno la stessa attrattiva turistica dei grandi monumenti e con essi si integrano ottimamente, soprattutto per soddisfare le esigenze di gruppi compositi, familiari e non. Si pensi che il più grande centro commerciale degli Stati Uniti d’America, il “Mall of America”, è ogni anno visitato da circa quaranta milioni di persone, dei quali la maggior parte è costituita da componenti di gruppi in giro turistico. Questo fenomeno ha fatto dire al famoso architetto Michael Crosbie che il turista, ma anche il residente, si reca a un Centro commerciale, a un Parco gioco o a un Complesso polisportivo, insomma a un qualsiasi non luogo, con la stessa religiosa devozione con cui i Cattolici vanno in Vaticano, i Musulmani alla Mecca, i giocatori di azzardo a Las Vegas. Senza contare che uno dei più utili e funzionali non luogo sarebbe la creazione di una grande epicentrale Struttura Fieristica, vocata alla destagionalizzazione delle presenze e alla promozione delle tipicità della zona, centralizzando e unificando la dispersione e la scarsa finalizzazione delle attuali molteplici “mostre”, “vetrine” o “strade” che siano, ora inevitabilmente destinate a restare nella dimensione di piccole sagre locali.  E i non luoghi sono anche i percorsi e le reti di connessione (percorsi ciclabili, ippici, esperenziali, ecc.), che abbiano come trasversalità una “rete ambientale” che ripercorra anche le vie di un’esperienza intellettuale e costituisca un’articolata trama entro cui assumono un ruolo strutturante, sia per un corretto funzionamento ecologico del territorio sia per una migliore vivibilità dell’intera area. La dimensione e la finalizzazione turistiche dovrebbero diventare così l’obiettivo unitario di tutti gli altri compresi in una governance territoriale: lo sviluppo economico e l’occupazione, la gestione del patrimonio culturale e archeologico, la promozione dell’identità paesaggistica e antropologica, il potenziamento dell’agricoltura e della vivibilità sociale. Allo sviluppo economico e alle aspirazioni sociali può dare una seria e reale risposta solo una complessiva Pianificazione territoriale, ispirata, promossa e coordinata da una preveggente e a-municipalizzata gestione del Polo Turistico Locale, finalizzata all’economia turistica nelle sue varie tipologie secondo una visione integrata: religiosa, scolastica, fieristica, convegnistica, culturale, enogastronomica, balneare, sportiva, commerciale, intellettuale, ecc. Ci sarà mai una svolta politico-amministrativa verso tale prospettiva di governance?