Unioni civili: campagna SOS Ragazzi

Sempre più spesso sentiamo proclamare da molti politici la propria adesione al cattolicesimo, ma altrettanto spesso i fatti smentiscono le parole. Uno degli ultimi casi è quello del Ministro Maria Elena Boschi, che si definisce una “cattolica da parrocchia” e “papagirl”, ma che sulla rilevante questione delle Unioni Civili di fatto si pone su tutt’altro versante affermando:

Non è un problema di matrimonio, ma di riconoscimento delle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso. Sono anche convinta che il primo soggetto da tutelare sia il minore. Partendo da questa prospettiva, se esistono delle coppie di fatto di due padri o due madri gay che vivono già questa condizione, magari per precedenti matrimoni, è giusto per il bambino che venga riconosciuto il rapporto con queste persone. Se una delle due viene a mancare non può rischiare di finire in un istituto”. 

La dichiarazione del Ministro Boschi in merito a matrimonio e adozioni omosessuali è esplicativa dell’atteggiamento di molti che si definiscono “cattolici”, ma che in realtà non intendono comportarsi da tali all’interno dei palazzi del potere. L’etichetta di “cattolico” è atta ad attrarre l’attenzione e i voti di una fetta considerevole di elettori. Se, però, alla pubblica professione di fede non segue un’adesione altrettanto chiara al Magistero della Chiesa e una difesa dei valori morali, siamo di fronte a quella fede senza opere biasimata dall’Apostolo Giacomo (Gc. 2:20), siamo cioè di fronte a un cattolicesimo di facciata. Così, mentre le azioni del Governo delineano sempre più chiaramente progetti volti a distruggere la famiglia naturale – la legge sulle “unioni civili”, la legge Scalfarotto, la “Strategia Nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” – è arrivata venerdì 26 una precisa presa di posizione della CEI. Al termine dell’ultimo Consiglio Permanente di venerdì 26, i vescovi italiani hanno rilasciato un comunicato sulla famiglia che suona come una sferzata nei confronti delle politiche anti-famiglia del Governo. La CEI richiama “chi non esita a dare via preferenziale a richieste come il riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto o, addirittura, l’accesso al matrimonio per coppie formate da persone dello stesso sesso. Del resto,” si chiedono i vescovi italiani, “che aspettarsi per la famiglia se la preoccupazione principale rimane quella di abbreviare il più possibile i tempi del divorzio, enfatizzando così una concezione privatistica del matrimonio?” Noi di SOS Ragazzi da parte nostra continueremo la battaglia per la tutela della famiglia naturale senza se e senza ma. Quando si tratta di difesa della vita, della famiglia e del diritto dei genitori ad educare i propri figli non ci possono essere compromessi di sorta: SOS Ragazzi continuerà a battersi per dare voce a tutti coloro che intendono tutelare questi valori non negoziabili. La posta in gioco è il futuro dei nostri ragazzi, il futuro del nostro Paese.

Andrea Lavelli
Responsabile Campagna SOS Ragazzi