Adozioni omo: attentato alla famiglia naturale!

di Rita Occidente Lupo

Unioni civili omosessuali con tanto di prole a carico. Non importa come, pur di sentirsi famiglia. La new age, tra tante novità, soffia sul fondamento dell’umanità da sempre. Un vero e proprio attentato alla famiglia, da più parti solleva l’opinione pubblica, seriamente preoccupata dell’educazione e dei punti di riferimento da trasmettere all’età evolutiva. Alla luce della recente decisione del Tribunale dei minori di Roma, di riconoscere il diritto di una bimba, nata nella relazione tra due donne, ad essere adottata dalla madre non biologica. Nella motivazione della sentenza, gay e lesbiche abilitate ad espletare “una genitorialità diversa, ma parimenti sana e meritevole di essere riconosciuta”. Il boato mediatico, amplificante il dissenso non solo cattolico. Di quanti leggono un indirizzo giuridico minante la regolare istituzione. “Regolare”, termine oggi poco masticato e coperto ad ogni pie’ sospinto da diversità di genere, terzo sesso, partner. Vocabolario che impone a tutti i costi un vademecum: almeno tenta. Nel voler far passare per “normale”, ciò che in effetti non lo è! Di manifestare all’opinione pubblica che la diversità, quasi la normalità. Il dramma, proprio questo: il sovvertimento dei valori, la catapulta dei diritti, da strappare a tutti i costi, forzando la natura. Anzi, non rispettandola in alcun modo, giacchè la genetica azzarda scoperte scoopanti.  E nuovi termini affollano la piazza: ‘stepchild adotion’ per le coppie gay. Al di là delle palizzate, che determinati partiti stanno alzando, dal Nuovocentrodestra di Angelino Alfano, ai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, sono in gioco le sorti dell’umanità. Sulla costruzione della società civile, in nome di quel bene comune, peana di riscatto sociale, senza piantare fondamenta etiche. La miopìa sulla morale, appropriatasi dell’alfa privativa, per correre sulle strade del millennio. Tutto diventato lecito, in nome del crollo dei castigati tabù. L’etica tacciata di retrò, allorquando tenta di restare in piedi: vacillante nel tenersi al passo dell’uomo, senza sorpassarne ritmi naturali.  Nell’allucinante babele, dove il bene arrossisce, dinanzi al male spacciato per saper vivere, l’immorale detta regole “progressiste”, forzando leggi biologiche: il vizio non più esecrabile, la corruzione non più tarlo progressista. E suicidi e stragi familiari, mitragliano la cronaca. Gesti folli, a volte rinchiusi tra le secche d’una Giustizia che allunga sempre più la sua ombra sulle incognite della dovuta punizione alla reità. Nel disorientamento, i figli della Nutella, creduti paghi dall’era tecnologica: smart e pc, a viziare sete di crescere soddisfatti. Azzerando esigenze del cuore spesso e volentieri ed ignorando quelle ancora più marcate, dello spirito. Quest’ultima, infatti, sembra non trovar tempo per esser assecondata. Il sacro, violato da una sorta di permissivismo, che fraintende anche i messaggi dello stesso Papa Francesco, intento a riassestare una cristianità latente, in chi si spaccia per credente, astenendosi dalla pratica della dottrina cristiana. La famiglia di Nazareth, che puntuale ricorda ogni Natale le radici della nostra esistenza, sfigurata, deturpata, alterata nelle sue componenti. In nome di un tempora mutantur, un subdolo sabotaggio, contro lo stesso bene sociale.

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