Salvezza di “comodo?”

di Rita Occidente Lupo

Le parole di don Tarcisio Vicario, a Cameri, destinate a sollevare un polverone. “Convivere, peggio che uccidere”. “ Paragone inaccettabile!” Così il vescovo di Novara, che ha cercato di recuperar terreno, alla luce dello sdegno dei parrocchiani, alle parole di Tarcisio. Infatti, il porporato, ha rimarcato che l’esempio di dubbio gusto, non rientrante nella traiettoria di Papa Francesco, che porrà prossimamente in un Sinodo, a tappeto le problematiche della famiglia contemporanea. Probabilmente il paragone, decisamente storpiante, ma legittimare o quasi accarezzare chi vive nel peccato, con la convivenza civile o un’unione non sacramentale, come dichiarato dal presbitero, in ogni caso peccaminoso, sembra troppo accomodante. La Chiesa, ultimamente, sta sempre più allargando, col concetto di misericordia, i suoi dettami. Di qui la perplessità di chi non comprende più da che parte sia finito il peccato e dove incamminarsi per la strada della salvezza. Una Chiesa di Santi e di peccatori, che cerca di calcare le orme della salvezza, a suo uso e piacimento, dimenticando quella via stretta, additata da Cristo, di salvezza, contrariamente alla larga, che conduce alla perdizione?

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