La Venerabile Rachelina Ambrosini, proposta per i giovani del nostro tempo!

Rita Occidente Lupo

“La sofferenza come una mandorla amara. Tu la butti via, credi che sia finita nella fredda terra. Invece ripassando per quel posto, dopo alcuni anni, troverai un bel mandorlo in fiore.”-“Molte le gioie della vita, ma una sola è la più bella, che nemmeno noi sappiamo a volte definire,è  la gioia del cuore.”-“Il denaro e la ricchezza non servono a nulla, ma quello che conta è la bontà del cuore.”

Semplici pensieri, che tracciano un’iperbole di Santità. Rachelina Ambrosini, fanciulla di nobili natali, col grembiule. Questa l’immagine che ritrae il nipote, Tommaso Ferri, bancario che vive a Salerno con la famiglia, a capo della Fondazione interculturale, che punta il cannocchiale lontano. Correva il 14 maggio 1973 quando, per volontà della famiglia Ambrosini e Sordillo, nacque una cellula d’attività, nel nome di Rachelina che, in breve vita, seminò amore. Da tanti vista una somiglianza con Santa Maria Goretti, per la giovane età e per il candore.  
Rachelina, unica figlia del dottore Alberto Ambrosini e di Filomena Sordillo, nacque il 2 luglio 1925, a Passo di Dentecane, presso Pietradefusi, in provincia di Avellino.
Bambina vivace ed estremamente buona, a sedici anni morì per una grave malattia. Il giorno della sua nascita, dedicato alla Madonna delle Grazie.
quasi profetico: fu la Vergine che accompagnò l’intera sua vita, come scrisse nel suo diario. La gente semplice, che la circondava, ricorda che ogni giorno recitava il Rosario. Alla madre Filomena, che le aveva trasmesso l’ amore mariano, confidò d’aver visto la Madonna,
mentre giocava nel giardino di casa a quattro anni. A cinque anni, gravemente ammalata di morbillo, rivelò di esser stata assistita da Sant’Antonio, che le aveva preannunziato la guarigione ed il  Paradiso”.
 Nel suo epistolario, tanti scorci di vita, come quello della Prima Comunione, il 12 giugno 1932.   
Studiò al Liceo “Orazio Flacco” di Bari, dimorando presso l’Istituto Santa Rosa e poi a Roma, al Liceo del Collegio “Cabrini”, retto dalle Suore del Sacro Cuore. 
Dalle lettere, il profilo di una ragazza semplice, legatissima ai suoi, che soffre per la loro lontananza, che è vicina ai suoi amici, specialmente ai più deboli; che affronta con ansia le prove d’esame e la grande mole di studio. Che vive con apprensione la chiamata alle armi del padre al momento dello scoppio della seconda guerra mondiale e che progetta il suo futuro decidendo di diventare insegnante, apprezzando la musica e le arti in genere, per i benefici che recano all’animo. In fin di vita, il 10 marzo 1941, mostrò fede e forza d’animo. Molte le testimonianze di persone beneficate. Dal settembre 1958, le sue spoglie nella Chiesa Badiale di Santa Maria e Sant’Alessio in Venticano, alla destra dell’altare.
Il 10 maggio 2012,  Papa Benedetto XVI  l’ha proclamata Venerabile. Oggi in tanti a voler approfondire il suo ricordo lì, a Venticano, nel palazzo nobiliare risalente al 1600,  appartenuto tra  gli altri al marchese Rossi del Barbazzale, sposato con la pronipote di Napoleone I Bonaparte, Madeleine Colonna Walevski.
Oltre il maestoso portale,  la casa di Rachelina con la sua stanza, conservata intatta, con il letto, lo scrittoio, il pianoforte. Un piccolo museo ospita altri   ricordi. Davanti il palazzo, al di là del pozzo, l’ingresso al “Giardino delle Apparizioni”, all’interno del quale la minuscola “Cappella dell’ Eremo”,  riservata  al raccoglimento più silenzioso.
Attualmente, a palazzo Ambrosini, oltre alla Fondazione omonima, anche la Comunità delle Suore Missionarie Catechiste di Santa Teresa di Gesù Bambino, l’Associazione Caritas “Rachelina Ambrosini”  e la biblioteca per ragazzi, “Il grillo parlante”.
Rachelina sembra rivolgere uno sguardo particolare ai giovani ed all’infanzia. “Per me, mia zia, un’anima eletta-commenta Ferri- che mi ha insegnato il servizio. Il suo grembiule a righe, come appare dalle foto d’epoca, indice d’umiltà. In tale direzione i progetti con le scuole, mirati alla formazione delle generazioni e gli aiuti umanitari, che rivolgiamo verso i più poveri. Ma anche le realtà sociali del nostro tempo, non ci vedono indietreggiare non solo in Sudan. “Un angelo di nome Rachelina” il libro che mia moglie Liliana ha consegnato a Papa Benedetto.” “Quando giunsi in Vaticano, all’udienza del Santo Padre, chiamata dalla sua segreteria alla vigilia dell’annuncio della venerabilità di Rachelina- confessa emozionata Liliana- mi tremavano le ginocchia. Inciampai per l’emozione nel tappeto ed il Papa mi soccorse. Quello fu uno dei momenti in cui mi resi conto più che mai che Rachelina m’era vicina. Uno dei tanti. La mia vita, infatti, prima era quasi tiepida. Nel senso che la spiritualità, che poi mi ha resa cristiana praticante e fervente, non mi contagiava più di tanto. Un bel giorno, nell’accostarmi a tale figura, che m’incuriosiva, per una morte così prematura, iniziò in me un processo che mi ha cambiata. La zia di mio marito, che tanti dicevano già santa per la sua semplicità in vita, m’incuteva attenzione. E così iniziai un lavoro di ricerca dei suoi scritti, delle sue tappe di vita, che mi condusse a scriverne una  biografia. Oggi, con i nostri due figli, spesso abbiamo segnali che Rachelina vive in mezzo a noi. Ci affidiamo a Lei nelle circostanze quotidiane e si risolvono quei problemi che sembrano a volte insormontabili! Rachelina amava la famiglia, i genitori, le cose semplici. Credo che oggi possa dire ancora tanto alle donne del nostro tempo!”