La cultura, sfida prioritaria e decisiva, un contributo per una discussione

Piero Lucia

Il compito primario che ci sta di fronte è quello di fronteggiare, in maniera sempre più stringente e più sicura, le grandi, straordinarie sfide imposte dalla modernità nella complessità dei tempi attuali. In tale inedito contesto, si deve diffusamente avvertire, più di quanto è avvenuto fino ad oggi, la responsabilità di fornire un contributo, individuale e collettivo appassionato, qualificato ed incisivo. Il punto di partenza non può che essere la consapevolezza dell’estrema criticità della situazione, con le gravissime emergenze che ai vari livelli da troppo tempo si trascinano irrisolte, rischiando di ipotecare pericolosamente in negativo il prossimo futuro. La profonda e preoccupante perdita di senso e di coesione, di cui nell’attualità si avverte in modo sempre più evidente il segno, obbliga alla necessità indifferibile di iniziare finalmente ad attrezzare un’ambiziosa sfida, da troppo tempo elusa e rinviata, tesa a rilanciare una forte ed incisiva battaglia sul terreno prioritario e decisivo della lotta ideale e culturale. E’ d’altronde sempre più evidente che lo scontro, con gli avanzamenti, i successi e le sconfitte che negli ultimi decenni si sono registrati, si è svolto e si protrae, ancora oggi, innanzitutto sullo specifico terreno delle idee, delle distinte ed anzi opposte visioni del mondo rivolte a strutturarsi stabilmente nel reale. Nel procedere del tempo si sono ridefiniti – e strutturati- nuovi potenti poteri e gerarchie, inedite fisionomie identitarie, di frequente acriticamente assunte e poi colpevolmente spacciate come “modernità”, nell’organizzazione della società e nell’indirizzo diseguale assunto dai suoi sommovimenti, a consuntivo risultate poi del tutto deludenti, ed anzi perdenti e velleitarie. Distinte e confliggenti concezioni del mondo contrapposte si sono confrontate e poi scontrate, fin quando infine, almeno per una lunga e tormentata fase, una soltanto delle posizioni in campo è parsa prevalere. Troppo vicini e forti, in ogni caso, assai rapidi, veloci ed incisivi i cambiamenti per consentire, nella contingenza, una riflessione almeno in parte più oggettiva, pacata e più compiuta. Jean Francois Lyotard ha opportunamente rilevato come nel mondo contemporaneo si sia determinata, rispetto ai decenni trascorsi, una condizione radicalmente nuova. Crollati gli antecedenti edifici ideologici possenti, dell’illuminismo e del positivismo, dell’idealismo e del marxismo, si è dischiuso uno scenario un tempo imprevedibile, quello che il filosofo francese definisce della “post-modernità”. Senza l’involucro compatto delle ideologie, in grado di esercitare in ogni caso una potente funzione di collante, l’uomo moderno è sempre di più apparso, rispetto ai mutamenti quotidianamente in atto, della vorticosa e permanente rivoluzione scientifica, tecnica ed informatica, smarrito e privo di riferimenti ed ancoraggi, ed anzi di qualsivoglia rete protettiva. Una profonda metamorfosi, una diffusa crisi d’identità dell’individuo, che ha finito per stravolgere antiche certezze, riti e consuetudini, apparse per troppo tempo sicure, inalterabili ed inscalfibili. Si è determinata, di contrasto, una profonda e verticale perdita di senso, e una difficoltà nell’assicurare una nuova, feconda e virtuosa prospettiva, di crescita più ampia e regolata e di ulteriore, armonico sviluppo, economico e civile, più ordinato. In modo più accentuato nella realtà locale, ma anche nel Mezzogiorno e nel paese intero. Un quadro d’insieme, in verità, ben più deludente di quanto s’era auspicato. Il Mezzogiorno si è sempre proposto come un’ampia area territoriale mai del tutto eguale ed omogenea al proprio interno, che ha manifestato di certo nel suo seno ampie dissintonie e varie diversità, insieme stridenti arretratezze ma anche virtuosi dinamismi. In tale contesto, la complessa realtà salernitana, segnata da contraddizioni acute e dalla persistenza di una crisi economico-sociale molto aspra e dalle prospettive alquanto incerte e indefinite. Un microcosmo che appare, per così dire, per più versi costantemente in bilico, tra decadenza e inedite, originali seppure ancora troppo timide possibilità espansive, di nuova crescita e sviluppo, su altre basi, del tutto differenti dal passato. Un’area in cui, seppure in maniera approssimata, continuano a persistere, assieme ad un’ormai troppo lunga stagnazione, fattori originali, seppure frammentati, di molteplici sperimentazioni culturali, per vari versi nuove e sparse, agenti in parallelo alla profonda trasformazione dell’assetto urbano realizzata. In verità non è solo deserto e decadenza, tuttavia, ma anche germe di fermenti positivi, ancora non adeguatamente raccolti e strutturati in una proposta politica d’insieme convincente. Concluse le stagioni precedenti, va individuato finalmente un campo d’intervento radicalmente altro, potenzialmente ricco, originale e inedito, intorno a cui sia possibile iniziare ad agire in via sicura e più decisa, svolgendo un’importante azione di collante, nella maniera il più possibile rapida e incisiva. Un nuovo ed ambizioso progetto generale, serio ed ambizioso!