Indicazioni pratiche per il triduo pasquale

don Marcello Stanzione

Richiamo alcune norme  della Lettera circolare Paschalis sollemnitatis sulla celebrazione e preparazione decorosa delle feste pasquali:

Giovedi’ Santo- Il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può fare l’esposizione con l’ostensorio. Il Tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un’urna che possa indurre, come qualsiasi altro elemento a considerare il luogo della reposizione come “sepolcro”. Si eviti anche questo termine,m perché non si vuol rappresentare la sepoltura di Gesù, ma solo custodire il pane eucaristico per la comunione del Venerdì Santo e per l’adorazione (nn. 55-56). E’ bene, al termine della Messa del Giovedì santo, spogliare l’altare e coprire le croci con un drappo rosso o violaceo. Non si accendono luci davanti alle immagini (n. 57).

Venerdi’ Santo-La celebrazione liturgica ha il primo posto rispetto a qualsiasi altro pio esercizio: si svolga  senza alcun cambiamento preferibilmente in ora pomeridiana. Essa inizia con la prostrazione del presidente ( e dei ministri) in assoluto silenzio davanti all’altare spoglio (n. 65).

Veglia Pasquale-Si svolga effettivamente di notte (non di sera), in modo che finisca la mezzanotte. Non sono ammesse deroghe. La Veglia pasquale non è una sorta di Messa prefestiva anticipata della Pasqua. Il Sabato santo, infatti, è un giorno senza Messa. Bisogna esortare caldamente i fedeli a parteciparvi, come il clero già si fa per la notte di Natale, che pur è liturgicamente inferiore e cade d’inverno. (nn. 3 e 78). Per il principio liturgico della “verità dei segni”, si accenda un vero fuoco avanti la chiesa e si usi un vero cero pasquale (di cera e non di plastica!), nuovo ogni anno (n. 82), al quale vengano accese le candele dei fedeli. Finito il tempo pasquale, il cero non rimanga nel presbiterio, presso l’ambone, ma sia collocato accanto alla vasca battesimale.  Le letture dell’Antico testamento siano almeno tre, precedute da una breve presentazione. I salmi responsoriali non siano sostituiti da canti popolari (n. 86). Al rinnovo delle promesse battesimali i fedeli stiano in piedi e con le candele accese nuovamente dal cero pasquale (attenzione agli accendini in entrambi i momenti…). Poi vengono aspersi con l’acqua: in tal modo gesti e parole ricordano loro il battesimo ricevuto. Il sacerdote asperge il popolo passando per la navata della chiesa, mentre tutti cantano l’antifona Ecco l’acqua o un altro canto di carattere battesimale (n. 89). Non si mortifichi la liturgia eucaristica con una celebrazione frettolosa, per terminare più presto; tutti i riti e tutte le parole raggiungano la massima forza di espressione (n. 91). Si consiglia, all’inizio delle messe del giorno di Pasqua, il rito dell’aspersione con l’acqua benedetta nella veglia come atto penitenziale. Durante l’aspersione si canti l’antifona Ecco l’acqua, o un altro canto di carattere battesimale. I casi che si trovano all’ingresso della chiesa vengano riempiti con la stessa acqua (n. 97).