Verso le europee: Renzi, Grillo e l’euro-scetticismo

Amedeo Tesauro

Pare ormai chiaro che le prossime elezioni del 25 maggio saranno le prime europee ad avere un valore più sostanziale che formale. Percepite come secondarie, lontane e perciò ininfluenti, le europee assumono oggi il giusto peso in uno scenario continentale, e mondiale a dirla tutta, teso e vibrante. Ecco così che l’isolazionista Grillo, assente dal 2009 dagli schermi televisivi se si eccettuano le riprese accidentali, compare alla corte di Enrico Mentana a disquisire dei problemi dell’Europa unita e a far campagna per delle elezioni fino a ieri snobbate ed oggi di stretta attualità. Grillo contro Renzi, fuori Berlusconi dal quadro, per riproporre sul fronte italiano la battaglia tra pro e anti-Europa: da una parte i sostenitori del progetto UE, dall’altra gli oppositori che invocano secessioni dall’Unione e dai suoi vincoli. Grillo guida gli euro-scettici italiani ma è, suo malgrado, in buona compagnia della Lega e delle destre. Il comico genovese fa suoi gli argomenti classici della sua posizione cavalcando il vento giusto, giusto perché è il vento che tira, il disfattismo verso la stretta di Berlino e le sue politiche è infatti diffuso ed è internazionale. Dalla Francia sono arrivati i risultati delle amministrative che hanno visto abbattersi il ciclone Marine Le Pen, leader del Fronte Nazionale e da oggi anche della crociata anti-Europa. La Le Pen, fresca del successo, ha subito chiamato alle armi gli scettici di tutta Europa, facendo tremare l’UE costretta a fare i conti con un altro paese che vira verso posizioni opposte. Smentite le ipotesi di alleanze, pare però che Grillo e Casaleggio abbiano privatamente gongolato dei risultati provenienti d’oltralpe, consapevoli del loro significato e del vantaggio che potrebbero ricavarne. Nel mezzo delle voci preoccupate innalzatesi da tutta Europa per le notizie francesi, Matteo Renzi si è mostrato invece prudente affermando che l’UE deve prendere atto del sentimento popolare, una dichiarazione formale che non cade però nell’allarmismo. Matteo Renzi, che di comunicazione e propaganda qualcosa ha mostrato di saperne, sta infatti giocando le sue carte conscio di stare controvento, dalla parte di chi a questo giro deve incassare e sperare che i colpi non siano tanto dolorosi. Se Grillo è l’anti-europeo, Renzi è invece il sostenitore dell’UE, ben attento però a palesare un dissenso atto a salvaguardare la faccia. Ovvero con l’Europa ma pronti a riformare ciò che non va, con la Germania e la Merkel ma senza rinunciare al proprio diritto di crescere, un lieve strato di ambiguità per non finire vittima della burrasca che si annuncia alle prossime europee. Curiosamente la strategia è sembrata funzionare più all’estero, dove i media tedeschi hanno accolto con perplessità l’arrivo di Renzi ed i suoi programmi non a costo zero, che in Italia dove il segretario del Partito Democratico è saldamente percepito sulla linea europeista. Ai due contendenti principali si aggiungono, ma non da sottovalutare dato il clima, i già citati Lega Nord e Fratelli d’Italia, apertamente schierati con la Le Pen, più i movimenti di estrema destra, completando uno scacchiere solo apparentemente semplice e bipolare. Perché tra le posizioni estreme di chi vuole abbandonare l’UE a tutti i costi, vagheggiando referendum e fuoriuscite dal sistema monetario attuale, e chi si schiera con forza sul fronte Europa, esistono le posizioni intermedie di chi guarda all’Europa come opportunità ma coglie le problematiche che essa comporta. Meglio sapremo dopo le elezioni del 25 maggio, momento in cui bisognerà capire in che direzione muoversi.

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