Riceviamo e pubblichiamo: R.S.A. su Cassa Integrazione

  “Incuranti della situazione di disagio sociale che opprime la Campania, fuori da ogni logica di corretta amministrazione delle risorse pubbliche, mirando a sottrarre, con una forzatura, altre ore di cassa integrazione in deroga, magari rendendole indisponibili per altre imprese e lavoratori che ne hanno bisogno impellente, la Regione Campania e la SMA hanno deciso nuovamente l’uso del predetto ammortizzatore fino alla fine del prossimo giugno per i dipendenti di questa azienda. La Regione, in particolare, condivide la sospensione dei lavoratori dopo aver realizzato da circa due anni l’acquisto della totale partecipazione di SMA e dopo aver garantito alla Corte dei Conti della Campania che l’operazione è giustificata dalla necessità di far espletare alla predetta società “funzioni fondamentali e strettamente inerenti ai fini istituzionali dell’ente”. Ma in due anni tali funzioni non sono state ancora individuate e affidate all’azienda, nel mentre tante sono le esigenze di monitoraggio, bonifica e tutela del territorio: attività queste, tra le altre, che hanno rappresentato la chiara ed efficace missione aziendale per oltre dieci anni. Neppure la nota situazione della “Terra dei fuochi” ha stimolato la Regione a riorganizzare le proprie aziende e le capaci risorse umane e professionali da esse dipendenti, al fine di affrontare tale primaria emergenza ambientale, prima che la camorra, dopo aver inquinato, riesca anche ad infiltrarsi con le sue imprese nelle opere di bonifica. I ritardi accumulati nella completa utilizzazione della SMA hanno peggiorato e distorto la struttura organizzativa aziendale, al punto da determinare enormi aspettative e contenziosi che, fra qualche tempo, faranno registrare un consuntivo disastroso per le casse aziendali e regionali. A questo si aggiunge, pur in una dichiarata carenza di finanziamenti, la pervicace volontà di soddisfare voraci esigenze clientelari con incarichi, appalti e consulenze. Talvolta, al fine di creare falsi presupposti per queste ultime si sottoutilizzano, si oscurano e si umiliano professionalità valide già esistenti in azienda. Abbiamo già denunciato dettagliatamente questi episodi di malcostume, ma la Regione è stata completamente sorda e, invece di provvedere ad iniziative, che le spettano per legge, di controllo, dissuasione e sanzionamento di queste pratiche, volte a ripristinare etica e legalità nella pubblica amministrazione e a conseguenti riduzioni di spesa, ha condiviso la scorciatoia della cassa integrazione in deroga, drenando e sprecando ulteriori risorse pubbliche e umane. Nello specifico dell’accordo di cassa integrazione del 19.03.2014, inoltre, sottolineiamo che per i motivi di seguito indicati esso non rispetta le procedure di legge:

  • non è allegato né prodotto in alcun modo l’elenco dei lavoratori interessati con la suddivisione per qualifica e settore di appartenenza;
  • manca la dichiarazione prevista che chiarisca il tipo di distribuzione di cassa tra il personale e, nel caso essa non si intenda gestirla con una rotazione equa, le motivazioni di tale scelta;
  • non si chiarisce se sarà l’ultimo periodo di fruizione di questo ammortizzatore sociale o se esso sarà somministrato anche in seguito e secondo quali tempi;
  • nel mentre si dichiara che la cassa mira a superare una crisi congiunturale, nel prosieguo dell’accordo si indica chiaramente l’obiettivo di voler gestire delle eccedenze di personale e che solo una parte di esso verrà riassorbito (punto VIII 4° foglio). Quindi, siamo di fronte ad un falso, perché si dichiara congiunturale una crisi che si ipotizza già che è di carattere strutturale. E giacché, si dice, che questa riduzione del numero dei dipendenti dovrebbe essere gestita secondo un piano di ristrutturazione tutto da formulare, ci chiediamo: ma tutti i piani redatti fino ad oggi ed approvati dalla Regione con apposite delibere che fine hanno fatto? Avevamo ragione, dunque, quando dichiaravamo, qualche tempo fa, che quelle elaborazioni erano delle semplici “patacche”? E’ ovvio che noi pensiamo di poter dimostrare che non esiste né una crisi congiunturale né strutturale: siamo solamente di fronte ad uno stato diffuso di pigrizia mentale, di agnosticismo e di irresponsabilità grave. Tanto premesso, comunichiamo che la scrivente adirà l’Autorità Giudiziaria competente, al fine di impugnare l’accordo in oggetto e di porre fine all’attuale scempio di risorse pubbliche. Auspicando che qualche istituzione voglia vederci più chiaramente in questa vicenda, evitando che debbano essere i tribunali a pronunciarsi su situazioni che vanno risolte prima a livello istituzionale, politico e manageriale, restiamo in attesa e porgiamo distinti saluti”.
  •  La R.S.A. e p. la Segreteria regionale, Agostino Arguto.