Salerno: Sel su fiaccolata diritto lavoro

Il prossimo venerdi, 7 Marzo, alcuni organismi di base che si sono costituiti in  “Rete Salernitana per il diritto al lavoro e al reddito” hanno organizzato  una fiaccolata che attraverserà parte della nostra città sulla base di un documento articolato nelle analisi e nelle proposte, tutte legittime ovviamente, ed alcune delle quali sono condivisibili e da appoggiare.Credo tuttavia che nelle analisi e nell’architrave della loro piattaforma manchi un elemento fondamentale. Che è anche, a mio avviso, la contraddizione più grande che vive da anni il mio partito a livello locale.Tutto ciò che stiamo assistendo passivamente come la desertificazione di qualsiasi attività produttiva, le industrie che scompaiono, il lavoro che non c’è, gli affitti alle stelle e aumento vertiginoso degli sfratti per morosità, le fasce sociale più deboli emarginate sempre più mentre pochissimi incrementano le proprie ricchezze, svendita dei “gioielli di famiglia” come ad esempio la Centrale del Latte, emigrazione in aumento specie dei nostri giovani, non solo rappresentano i frutti di anni di attività amministrative che oggi si toccano con mano ma sono fonti di domande che la sinistra e il movimento sindacale dovrebbero porsi. A dire il vero, anzi per fare una operazione di verità storica, la Cgil  negli anni passati provò a lanciare l’allarme. Rimase inascoltata e isolata anzi fu indicato anche come uno dei primi “nemici di Salerno”. L’intero dibattito congressuale del 1996 (e  anche durante il successivo congresso che si svolse nel 2002)  fu condizionato dallo scontro in atto che derivava da ipotesi alternative sullo sviluppo di Salerno e della sua provincia. Già nel 1996 con un articolatissima piattaforma della segreteria confederale e condiviso da quasi tutte le categorie la Cgil salernitana tentò di “segnalare” che una economia “monotematica” (cosi fu definita) tutta centrata sul turismo in nessun angolo del mondo ha mai funzionato. Già a partire dal quel periodo si sottolineò che il primo impianto teorico sulla città redatto da Bohigas non era compatibile con le scelte concrete che la giunte iniziava a fare e anche la Fillea (la categoria degli edili della Cgil) pose in quegli anni, organizzando dibattiti, discussioni, proposte e aprendo tavoli di concertazione con le parti in causa, con forza il problema delle necessarie  “infrastrutture” della nostra provincia e del NON consumo del territorio. L’obiettivo delle proposte lanciate allora  si possono riassumere cosi: da una parte l’abbattimento dei costi aggiuntivi ed esterni alle imprese (zona industriale) con una serie di infrastrutture e l’incentivazione per la costruzione di imprese a supporto delle attività dell’imprese (packaging, banda larga ecc. ecc.) con un coinvolgimento reale e fattivo del Parco Tecnologico (oggi in crisi e NON per loro colpa), delle facoltà della nostra università e con un diversa gestione dei fidi e dei finanziamenti da costruire con le banche locali e con le loro fondazioni, e  dall’altra una difesa del territorio puntando sulle ristrutturazioni e sulla messa in sicurezza del territorio. La costituzione di una rete dal basso che si pone l’obiettivo del lavoro e della rete la vedo positiva e costruttiva. Ogni volta che c’è il protagonismo e l’autorganizzazione delle persone è sempre una ricchezza con cui dialogare e incentivare specie oggi dopo anni passati in “anestesia totale”.  Ma al contempo  dovrebbe quanto meno far porre alla sinistra e al sindacato salernitano una domanda: sono ancora identificabili come portatori degli interessi di quei soggetti e sono ancora “interlocutori” di queste ampie fasce di popolazione? E perché, malgrado il loro lavoro e le loro elaborazioni, non vengono vissuti come tali. In politica le contraddizioni si pagano sempre e questa regola vale anche per il sindacato ma soprattutto vale per il mio partito (quindi me compreso per quel poco che rappresento). Se davvero vogliono/vogliamo recuperare credibilità devono/dobbiamo, dopo aver fatto un sano bagno di umiltà, porci, con estremo coraggio, almeno due obiettivi:

  • La nostra presenza nella giunta De Luca è inutile se non riusciamo nemmeno a far applicare il 20 % del programma concordato e 0 % sulle  modalità di gestione della pubblica amministrazione caratterizzata da una gestione di tipo partecipato e coinvolgente della popolazione. Davvero Sel in questa città vuole caratterizzarsi esclusivamente come la forza politica della raccolta differenziata dei rifiuti e al contempo quando NON è in silenzio riesce solo a fare piccoli balbettii su singole questioni? O si recupera un progetto complessivo e alternativo della città o si continuerà ad essere vissuti solo come una semplice costola di De Luca. E quindi una riflessione interna al mio partito non solo è auspicabile ma è fondamentale affiancando anche il “pensare” come si costruiscono le decisioni politiche che il più delle volte non sono comprensibili ai militanti. O Sel si struttura in modo democratico lasciando l’ideologia dell’uomo solo al comando e della rappresentanza interna basata su logiche di tipo elettorali o è la fine. Un partito è tale se si crea una comunità in grado di interagire e di condividere le decisioni. Infine una riflessione sui ceti sociali e gli interessi economici che loro esprimono e che sono vincenti in questa città è da fare.  Non è più rinviabile la questione delle loro individuazioni e come essi riescono a costruire in modo verticale le decisioni politiche.  In tutto ciò il ruolo delle immobiliari non è marginale;
  • Il ruolo dell’ASI da anni si caratterizza come il commissario liquidatore di qualsiasi supporto all’industria (se c’è ancora) ed è di fatto il “braccio armato” della logica dell’economia monotematica. Il caso della Essentra e dell’Italcementi rappresentano l’ulteriore prova. Chi è membro dell’ASI sono persone nominate dai vari enti che hanno costituito e gestiscono l’ASI stessa. Tra questi ce ne sono alcuni espressione del Comune di Salerno. Una forza politica di sinistra non dovrebbe porre con forza la verifica del loro operato e quali logiche rappresentano di fatto con il loro operato? Non è il caso che su questo costruirci una vertenza forte, rappresentativa, unitaria con il sindacato e con le altre forze, partendo dalle RSU ancora presenti, per tentare di dare una significativa svolta all’indirizzo dell’ASI con una particolare attenzione al rafforzamento della destinazione d’uso della aree che risultano ancora di tipo industriale e quindi tentare di evitare tutte le speculazioni  che sono in atto?
  • Angelo Orientale