L’Italia dei tanti mali

Giuseppe Lembo

L’Italia sommersa dalle acque diventa sempre più la disumana tomba per tanti italiani che vivono nella più assoluta incertezza del proprio domani. L’Italia, oltre ai suoi tanti mali, deve saper convivere sempre più spesso con le acque che la sommergono sia al Nord che al Sud. Povera Italia nostra! È ridotta veramente male!

Ogni volta che piove, per le sue città o per tanta parte dei suoi territori, c’è sempre l’amara sorpresa della prima volta, di essere sommersi dalle acque piovane.

È colpa di Giove pluvio? Non sempre; anzi sempre meno.

In questo nostro malcapitato Paese, si muore purtroppo, anche per effetto della devastante furia delle acque piovane.

L’Italia non regge più; il suo territorio è sempre più fragile; privo di protezione, senza guardiani, se ne scivola inesorabilmente a valle.

Tante le parti del territorio italiano che si ritrovano maledettamente sott’acqua.

E così anche l’acqua che cade dal cielo, una utile risorsa per la vita umana, si trasforma in crudele strumento di morte assassina.

Ma per colpa di chi? non è certamente per colpa del richiamato Giove pluvio o per colpa della natura che, violentata com’è, subisce l’incuria dell’uomo che, con la sua indifferenza, oltre ai tanti mali italiani, purtroppo regala ai malcapitati cittadini italiani anche la disperazione e la morte per mano di un territorio italiano che si allaga e che scivola a valle, trascinandosi con sé tutto quello che incontra.

Le frane, la terra che si apre e che scivola a valle non è un fatto normale; è prima di tutto, una grave conseguenza dell’indifferenza umana per i territori che, come ci insegna la saggezza del passato mondo contadino, vanno gestiti e preventivamente messi in sicurezza con tutti gli interventi necessari di normale conservazione idraulica e forestale.

Se continuiamo nell’indifferenza a rendere la Terra fragile ad un punto senza ritorno con il crollo ininterrotto dei tanti suoi pilastri chi nel presente e soprattutto nel futuro dovrà e potrà mai sorreggerla  e sorreggere l’uomo che la abita?

Siamo ridotti veramente male in capacità comprensive se non riusciamo a capire neppure queste cose assolutamente elementari; se non riusciamo a capire le buone regole che ci legano alla madre Terra, mancando le quali, altro non ci potrà essere che il disastro; un disastro da tempo annunciato.

L’indifferenza a tutto questo è il solo frutto della pazzia e/o della pura insipienza umana.

È un atto suicida continuare con i teatrini della politica, della comunicazione sempre meno autentica, del farsi male l’uno con l’altro e con una crescente indifferenza per l’uomo come se si trattasse dell’ultimo ed inutile oggetto di cui si può fare assolutamente a meno; un comportamento assolutamente suicida che non giova a niente ed a nessuno; produce, soltanto, tanto, ma tanto male a tutti.

Nel nostro Paese produce tanto male sia a quelli che comandano che a quelli che silenziosamente ubbidiscono.

Tutti saranno travolti; saranno trascinati in un vortice che sarà l’atto finale di una fine da tempo annunciata.

Che fare? Evitare, prima di tutto, l’indifferenza; evitare lo stare a guardare; evitare che falsi narratori e comunicatori delle vicende italiane continuino inopportunamente a dire che tutto va bene, mentre tutto va male; mentre i mali d’Italia crescono e soprattutto cresce tragicamente lo sfascio territoriale italiano.

È questo del suolo un problema italiano urgente; un problema italiano di tutti; un problema che richiede, per affrontarlo e quindi risolverlo, un nuovo sapere italiano e tanta, tanta attiva disponibilità al fare per l’Italia e per gli italiani; un fare che può venire solo cambiando; cambiando suonatori ed orchestra, con quella nuova intelligenza italiana di cui nessuno si accorge che esiste, ma che può avere un ruolo salvifico per l’Italia che verrà, liberando il Paese da un disastro ormai incombente; da un disastro annunciato; da un disastro, sempre più vicino.

Il suolo italiano è in una condizione di grave crisi; il suolo italiano per salvarsi, deve essere nuovamente amato, evitando per questo, così come si è fatto finora, i tanti comportamenti umani sbagliati per cementificazione selvaggia, per inopportuna sottrazione di suoli agricoli a fini edilizi, per mancato rispetto delle norme vincolistiche, per criminale e selvaggio disboscamento e per inquinamento diffuso; per una crescente ed ostinata volontà di sfruttamento non sempre compatibile, per un uso abusato di risorse sempre più naturalmente esauribili e per quell’abbandono sistemico che ci fa ritrovare oggi con un territorio fortemente ammalato di uomo e sempre più difficile da salvare.

Quello che succede alla Terra italiana, sia a livello locale che a livello nazionale, non è né casuale, né per effetto della violenza della Terra nei confronti dell’uomo.

Succede, purtroppo, solo per colpa dell’uomo che furbescamente ha pensato di poter vivere anche in un territorio abbandonato e privo di quella predisposizione legata a quel fare umano, senza il quale, come sta succedendo, non ci potrà essere altro che il disastro.

Nel passato, l’uomo contadino legato da amore sincero alla madre Terra, con saggezza ed attiva presenza, faceva tutto quanto era necessario alla buona conservazione del territorio; tutto questo suo fare si traduceva in un equilibrato rapporto uomo-Terra che dava i suoi buoni frutti e quella sicurezza territoriale necessaria all’uomo per vivere in tranquillità i propri ambiti di vita, non maltrattati e/o violentati così come oggi sono maltrattati e violentati.

Il terrazzamento, la solcatura, lo scolo delle acque incanalate in torrenti di confini sempre puliti permettevano il deflusso naturale delle acque, evitando così frane e scivolamenti a valle di case, di strade, di ponti, sempre più spesso con la perdita di vite umane.

Una vera e propria apocalisse, da disastri annunciati!

Di chi la colpa? Prima di tutto dell’uomo che egoisticamente e furbescamente pensa solo a se stesso; pensa a se stesso sempre più in modo sbagliato diventando così la causa prima dei suoi tanti mali; dei suoi mali, veri e propri disastri annunciati.

In questi tristi odierni scenari italiani,  bisogna doverosamente riconoscere le non poche colpe anche della politica; di una politica italiana che, così com’è ridotta, appare ormai senz’anima e senza quella genialità di impegno, concreto e non a parole, che serve per affrontare e poi risolvere, i tanti mali d’Italia, trovandone le soluzioni giuste e durature.

Se non fa questo, a che serve? Ma per riprendere credibilità e centralità, ha assolutamente bisogno di rinnovarsi e di uscire da quella sua inconcludente inutilità che ha spinto i cittadini italiani ad allontanarsene, in quanto non si sentono più rappresentati e garantiti nei loro legittimi diritti.

In mancanza di questo rapporto basato prima di tutto sul rispetto reciproco governanti – governati, in Italia è cresciuta la vandea degli indifferenti alla politica e degli ostinati nei confronti della mala politica.

In questi scenari tristi, l’Italia oltre a piangere ed a disperarsi, non potendone più, si ribella; si ribella, per non morire di politica inconcludente perché inconcludenti sono i suoi uomini, sempre più protagonisti del niente, in un mondo fatto di un assordante apparire, con decisori maldestri della sola politica del niente che porta inevitabilmente ai mali d’Italia; allo sfascio italiano, per calamità assolutamente non naturali, ma fortemente causate dall’uomo.

Altro che calamità naturali! Sono, purtroppo, sempre più e solo, disastri annunciati; disastri con dirette responsabilità dell’uomo che non sa più fare il suo dovere nel governo e nella gestione del territorio che, da buono e generoso, diventa violento e distruttivo, causando, tra l’altro, anche la morte di tante  vite umane.

Siamo, purtroppo, ad un sempre più crescente ed inopportuno abbandono ed annullamento della memoria collettiva; siamo, nel nostro Paese, in maniera, del tutto inopportuna, alla comune volontà di cancellare la parte più importante della nostra storia legata alla nostra Terra fatta di uomini e di donne dalle mani rovinate e dai volti segnati da un sofferto lavoro sotto il sole e la pioggia da cui proveniva il tanto caro sapore del pane, dono della Terra all’uomo.

Il da dove veniamo è fatto di tante umane certezze. Il dove andiamo che cosa ci riserva? Intanto che cresce la globalizzazione e lo scardinamento delle vecchie certezze umane, resta la sola e sempre più diffusa certezza dello sgretolamento umano e territoriale, con confusi scenari di una nuova identità meticcia e multiculturale; ci si augura possa cambiare un giorno l’amaro odierno destino italiano sia per quanto riguarda la condizione dell’uomo che della società, oggi purtroppo confusamente in cammino, priva com’è delle necessarie certezze identitarie.

L’Italia ed il suo territorio hanno bisogno di una forte rigenerazione.

L’Italia del bello è sempre più travolta dal brutto che offende la bellezza italiana; è, altresì, travolta dal poco saggio che ci offende come italiani ed offende le tante genialità italiane, un grande motivo di orgoglio che nessuno mai può sottrarci e/o disconoscerci.

C’è, per nostra fortuna nel Paese, chi ancora sa conservare il bello italiano del suo paesaggio, delle sue città d’arte e di quel mondo naturale, patrimonio per il futuro, ereditato come saggezza antica, ancora fortemente visibile nei saperi e nei sapori che sono l’anima della vera Italia e che rappresentano, le tante sofferenze italiane dei nostri giorni. È questo veramente bello della nostra Bella Italia tutta da custodire, evitando che vada in rovina e se ne cada a pezzi, un danno ed un’offesa grave per il nostro Paese, ancora caro ed amato dal mondo, per la sua inconfondibile unicità artistica, di pensiero e di ingegno, nonché di valori e di umanità che ci fanno ben sperare che tornerà di nuovo il tempo in cui saremo capaci di tornare a sorridere, uscendo dall’amara attuale decadenza, tutta colpa della mala pianta di uomini inopportuni, portatori di un sempre più invadente apparire.

L’Italia deve saper restituire al mondo la sua immagine rinata, nella splendida cornice di un nuovo Rinascimento italiano.

È mai possibile che dobbiamo avere il brutto ruolo di Cenerentola in Europa e nel mondo? È mai possibile che dobbiamo rimanere inchiodati ad essere gli ultimi nelle graduatorie che riguardano la qualità della vita, i diritti fondamentali della persona, la conservazione del nostro territorio e del nostro grande patrimonio artistico e culturale?

È una grave offesa agli italiani; a tutti gli italiani onesti ed intelligentemente laboriosi.

Io non ci sto a vivere da ultimo; io rivendico con dignità ed orgoglio l’importante ruolo di cittadino e non suddito d’Italia.

Per questo ruolo di cambiamento, di progresso, di civiltà e di conservazione della nostra Terra ammalata di uomo, facciamo una solenne promessa ed un atto di fede per un laboratorio di idee del fare, utile per un’Italia nuova, dove al primo posto ci sia la sicurezza di tutti i cittadini, delle strade, delle case e delle scuole altrettanto sicure, con una società libera dal malessere infinito delle violenze e del crimine che non permette all’Italia di essere un Paese civile e libero.

Gli italiani sono ormai stanchi di questa Italia. Di questa Italia dai diritti calpestati e sempre più negati; di questa Italia dove si va cancellando il diritto al lavoro; il diritto alla salute, il diritto alla cultura, il diritto di essere uomini liberi, il diritto a poter vivere su di un territorio sano e sicuro.

Tutto questo non è, purtroppo, parte del patrimonio italiano; rappresenta, piuttosto, il proibito italiano.

Sono in tanti, sono sempre più numerosi gli italiani che gridano basta con questa Italia di morte e del niente; basta con questa Italia ammalata e sempre meno sicura; basta con questa Italia di distruzione e di morte che, ogni volta che piove deve contare i suoi morti.

Basta di dover vivere e convivere con un Paese sfasciato; con un Paese che non regge più; con un Paese sempre più abbandonato a se stesso e con i suoi cittadini assolutamente senza rete.

Gli italiani dicono basta allo sfasciume pendulo d’Italia; uno sfasciume che è sempre più l’inizio della fine.

Tanti sono gli italiani fortemente convinti che per salvare il salvabile di questa nostra Italia morente, bisogna ravvedersi e guardandosi a fondo dentro, trovare la forza di cambiare; trovare la forza di rigenerarsi; trovare la forza di dire basta all’Italia della decadenza, del degrado morale, della malapolitica, dello sfascio territoriale, uscendo così dall’indifferenza che uccide.

E ancora i tanti saggi italiani stanchi dello sfasciume pendulo in cui sono costretti a vivere, rifiutano il brutto italiano che offende il bello d’Italia; rifiutano il poco saggio che offende la saggezza e le tante genialità italiane, un nobile motivo dell’orgoglio italiano che nessuno può sottrarci o tanto meno disconoscerci, nonostante gli attuali e gravi mali dell’Italia in cui viviamo, sempre più ammalata di uomo.