Pontecagnano-Faiano: il mondo a colori di Marlen Afef Altode’

 “A world od Colours” è il titolo della vernice che vede l’artista Marlen Afef Altodè, protagonista del prossimo incontro, in agenda domenica 23 Febbraio (ore 20), con “Aperitivi ad arte”, la rassegna d’arte contemporanea accolta dal Caffè D’Ascoli. La digital art è il linguaggio espressivo prescelto dall’artista salernitano che propone un percorso che pesca a mani piene dal retaggio ereditato dal filone della pop art: colorato e irriverente, diretto e fortemente comunicativo, estremamente semplice seppur di complessa fattura. Classe ’76, Marlen vive a Salerno a partire dai primi anni ’80; non rimane mai inoperoso, reinventandosi quando occorre per ricavarsi uno spazio in una società dagli apparenti ammiccamenti, ma priva di reale capacità evolutiva. É in questo clima che l’autore matura le sue prime esperienze muovendosi, con vago fastidio, nel mondo della notte: cameriere in disco-pub, barman, buttafuori. Per reazione a questo circuito, prova anche ad impiegarsi presso una fabbrica di tessuti, ma gli automatismi richiesti lo rendono intollerante e claustrofobico. Comincia così, nel ‘96, ad affacciarsi nel mondo delle investigazioni private; vive con profonda partecipazione il dissidio interiore che scaturisce da un’attività che richiede invisibilità. Al di fuori di quest’ambito, quindi, inizia a
costruirsi i mezzi necessari a dar forma alla sua espressività. Emerge la sua urgenza alla creazione artistica, valvola di sfogo per la sua sensibilità. Quanto più il suo lavoro lo porta ad essere preciso, accorto,osservatore ­nissimo, tanto più la sua esigenza espressiva – costretta in un rigore autoimposto – reclama il proprio spazio; ed è per rispondere a questo richiamo che studia gra­ca presso la “Edp Key” di Salerno e presso l’”Ilas” di Napoli, impossessandosi in questo modo degli strumenti necessari per approcciarsi alla creazione digitale. Come in “Factotum” di Bukowski, tutto il vissuto contribuisce a dar vita ad un risultato “altro” che muove i suoi passi in maniera indipendente. Nasce l’alter ego: Marlen Afef Altodè. Marlen dà forma alle emozioni attraverso tratti essenziali e puntuali, morbidi e sinuosi, ingenui ma de­niti ed entusiasmati da toni decisi ed energici. Usa il tratto gra­co come schegge di immediatezza espressiva. Affi‑da ai contrasti cromatici vivi e quasi stridenti, il compito di rappresentare l’interezza del sentimento che  ispira la composizione. Marlen riesce a far propria la lezione del cubismo e del minimalismo, dando forma a opere di grande sintesi d’insieme. Allo stesso tempo i suoi lavori restituiscono un mondo onirico e allucinato capace di scavare nelle profonde contraddizioni dell’inconscio. Non ha importanza la rappresentazione della realtà, l’importante è dar voce a tutte quelle pulsioni interiori che si agitano in noi inascoltate.