Sabato 1 febbraio- dal Vangelo secondo Marco 4,35 – 41 commentato

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.  Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?»Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E  furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?». Parola del Signore.

Commento. Stiamo ancora constatando, dopo secoli di storia, quanto sia facile ancora oggi, in nome di una fede e di una appartenenza religiosa, creare steccati e muri di divisione.Molti con zelo si sono posti a difesa dei propri recinti, rendendoli di fatto inaccessibili. Gesù invita i suoi a passare all’altra riva ! Bisogna avere il coraggio di valicare i confini e remare insieme ad altre barche. Bisogna affrontare insieme i rischi della traversata della vita quando le mete ci accomunano. Quando poi, come spesso accade , si solleva la tempesta del vento e i flutti inondano le barche, è lo stesso Signore che sgrida i venti e impone al mare , con la sua forza divina, di tacere e calmarsi. Anche gli occupanti le altre barche godono dello stesso prodigio, anche se non hanno con se il Cristo. Quella tempesta ci ricorda in modo evidente, l’infuriare delle passioni umane.. Ci ricorda le dispute e le divisioni, l’oltranzismo e l’integralismo religioso. Gesù fa tacere questi venti e rimprovera i suoi per la poca fede manifestata nel pericolo. E’ vero che mentre infuriano le tempeste e la paura ci assale, Egli ci dà talvolta l’impressione di una colpevole assenza, ma, dopo tante testimonianze di amorose premure, non dovremmo più dubitare neanche quando Egli dorme.
Evidentemente è la mancanza e la debolezza di fede a convincerci dell’assenza e del disinteresse del Cristo nei nostri confronti. Non dovremmo forse concludere che purtroppo solo in momenti di crisi ci interroghiamo sul Signore e desideriamo la sua presenza salvifica? Non dovremmo invece vivere costantemente in comunione con Lui in modo da sentirlo sempre presente ?