Cava de’ Tirreni: Città Unita su Priebke

Sono stato io a lanciare l’appello, per pietà cristiana e umana, al sindaco Galdi, che ringrazio per averlo accolto. Il problema non è il nazismo, condannato anche da noi, e neanche la colpevolezza o innocenza di Priebke, che rispettò un ordine di Hitler, pena la morte, né il discorso sulla rappresaglia per l’uccisione dei tedeschi da parte dei partigiani che provocò l’eccidio, né, infine, il mancato pentimento per aver, per forza, dovuto rispettare un ordine di guerra. Il vero problema è la sorte di una salma che va comunque tumulata, in silenzio, con rito religioso cristiano. Il nostro Paese, che l’ha fatto estradare dall’Argentina e l’ha condannato, ha la responsabilità di un funerale dignitoso e della sepoltura di Priebke, anche perché, come scrisse il sociologo di origine ebraica Norbert Elias, «La morte è un problema dei vivi». E’ quanto ci ha ricordato, in un’intervista al Corriere della Sera nei giorni scorsi, lo storico Carlo Gentile, consulente delle autorità giudiziarie italiane e tedesche in procedimenti penali contro i crimini di guerra e autore della perizia sulla strage di Sant’Anna di Stazzema.«Quando una persona muore -ha affermato Gentile- bisogna occuparsi del suo corpo […] Nel caso di Priebke si aggiunge il fatto che non si tratta di un morto qualsiasi ma di un condannato per il suo ruolo nell’eccidio delle Fosse Ardeatine […] non possiamo comportarci nei confronti dei nazisti o degli ex nazisti come loro si sono comportati con le persone che hanno perseguitato». Errata è stata anche la posizione del Vicariato di Roma e di alcuni parroci, che si sono rifiutati di celebrare messa, cosi come errato è stato l’atteggiamento di Papa Francesco, che non è intervenuto.  Tutti i morti sono uguali davanti agli uomini e a Dio. Detto questo, perché il Presidente degli Stati Uniti d’America che ordinò ai due piloti, che non si rifiutarono, di sganciare le due bombe atomiche, facendo in modo diretto da non meno di cento a forse addirittura duecentomila vittime quasi esclusivamente fra i civili giapponesi, inermi e innocenti, non è stato condannato all’ergastolo come criminale di guerra unitamente ai piloti esecutori dell’ordine di morte? Al contrario, sono considerati eroi. E, infine, Gesù Cristo perdonò anche quelli che lo crocifissero così come tutti quelli che mandarono una moltitudine di cristiani a morire straziate da belve feroci nelle arene romane. Cristo disse al Padre: perdona loro perché non sanno quel che fanno. Ed è quello che noi chiediamo per Priebke.

Cava de’ Tirreni,li 21/10/2013

 avv. Alfonso Senatore Presidente dell’ Associazione “CITTA’ UNITA”