Sarno: protesta dei genitori

 La farina e il pane vengono prodotti a Giugliano, ovvero il fulcro della Terra dei fuochi, e nell’asilo comunale di Sarno scoppia la rivolta del pane. I genitori degli alunni hanno presentato una petizione al Comune per chiedere che venga cambiato il fornitore di pane alla mensa dei piccoli studenti. «La cronaca e gli organi di informazione parlano di inquinamento dell’intera area», è scritto nella lettera indirizzata al sindaco Amilcare Mancusi.”Se il panificio da cui si rifornisce la scuola in questione ha tracciato il pane imbustandolo, come appare dalla notizia, i genitori – spiegano Mimmo Filosa dell’ Unipan, l’ associazione dei panificatori campani e Francesco Emilio Borrelli leader degli ecorottamatori Verdi e già assessore all’ agricoltura da anni in prima linea nalle battaglia contro la panificazione abusiva – possono essere più che tranquilli e non devono farsi prendere da psicosi incontrollate. Chi traccia il prodotto lo realizza seguendo le normative ed è facilmente controllabile con una semplice analisi del prodotto. Il grano tra l’ altro non può provenire da Giugliano perchè nel napoletano e casertano non ci sono coltivazioni di questo tipo. Le mamme e le famiglie dovrebbero stare molto più attente al pane acquistato in mezzo alla strada senza alcuna etichetta o venduto nei cofani delle macchine o in mezzo alla strada. Quel pane prodotto dalla camorra è realizzato dalla camorra in forni abusivi ed è altamente tossico. Proprio a Sarno ad esempio c’ è un’ altissima concentrazione di abusivi. In ogni caso la sindrome da terra dei fuochi sta massacrando l’ economia campana creando psicosi in tutti i mercati alimentari. I comuni, le province e la Regione dovrebbero rapidamente intensificare i controlli e verificare la filiera alimentare al fine di tranquillizzare la popolazione e non mettere definitivamente in ginocchio il comparto. In proposito le Prefetture dovrebbero convocare urgentemente tavoli congiunti sulle filiere alimentari. Negli ultimi 10 giorni infatti c’ è stato un calo del giro d’ affari dei produttori campani stimato in circa il 5%”.