Salute: la cura dell’acne passa attraverso un sms

Siamo ormai abituati a considerare i cellulari come strumenti dannosi per la nostra salute, alla luce dei frequenti moniti che arrivano dagli esperti che spesso insistono sul pericolo che costituiscono le radiazioni emesse dagli smartphone. Tuttavia, per una volta – e speriamo non sia l’unica e l’ultima – i telefoni cellulari risultano estremamente preziosi nella cura delle malattie, diventando strumento fondamentale con cui i medici possono tenersi in contatto con i pazienti incrementando la compliance della cura. Interessanti, in proposito, gli esiti del progetto innovativo per la cura dell’acne ideato e sperimentato dalla Prof.ssa Gabriella Fabbrocini, docente di dermatologia e venereologia presso l’Università di Napoli Federico II, presso la quale è responsabile da più di 10 anni di un ambulatorio interamente dedicato all’acne, in collaborazione con il Prof. Giuseppe Monfrecola, Professore ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione di Dermatologia e Venereologia presso la medesima università.“L’idea dell’Acne SMART CLUBafferma la Prof.ssa Fabbrocini nasce da due presupposti: da un lato dall’assodata e riconosciuta convinzione che una buona comunicazione aiuta ad aumentare la compliance, fondamentale per il buon successo della terapia; dall’altro dalla constatazione che i principali pazienti affetti da questa malattia cutanea sono adolescenti abituati a fare ricorso quotidianamente, con dimestichezza, a tutti i nuovi strumenti della comunicazione digitale e in particolare agli sms”.Una struttura pubblica si dimostra così ampiamente attenta al keep in touch con i pazienti e al monitoraggio a distanza day by day dell’automedicazione di soggetti che, in virtù della loro giovane età, potrebbero essere indotti a trascurare la somministrazione delle cure prescritte. Ecco quindi che durante il mese di dicembre del 2012 160 pazienti affetti da diversi livelli di gravità di acne (lieve, moderata e grave) sono stati monitorati nel Dipartimento di Dermatologia dell’Università ed è emerso che la compliance dei soggetti aumenta se questi sono sollecitati durante la somministrazione del trattamento. “I teenager avvisati tramite sms durante le 12 settimane del trattamento – sottolinea la Prof.ssa Fabbrocini – hanno ottenuto complessivamente, sotto vari fronti, risultati nettamente migliori rispetto a quelli cui, invece, non veniva inviato alcun promemoria”. Nello specifico, nelle fasi iniziali del progetto i pazienti avvisati (sms group) e quelli non avvisati (control group) in media si sottoponevano ad automedicazione 4 giorni su 7, mentre alla fine della fase di monitoraggio i pazienti seguiti a casa tramite comunicazione telefonica arrivavano ad automedicarsi per tutta la settimana, mentre gli altri soggetti si sottoponevano a cure solo 5 giorni su 7. Inoltre, in riferimento alla Patient-Doctor Depth-of-Relationship Scale – che misura la relazione di fiducia tra paziente e medico curante – si è osservato che il rapporto di fiducia del paziente rispetto al medico di riferimento cresce costantemente ed esponenzialmente nei soggetti dell’sms group rispetto a quelli del control group: nel primo caso l’indice addirittura raddoppia (da 15 a 30). Significativi anche i dati relativi al CADI (Cardiff Acne Disability Index) e al DLQI (Dermatology Life Quality Index), indici internazionali sulla qualità della vita finalizzati alla valutazione del disagio del paziente in merito all’acne. Entrambi gli indici sono calcolati in base a dei punteggi associati alle risposte relative alle domande di un questionario cui sono sottoposti i pazienti. I valori ottenuti vanno da un minimo di 0 a un massimo di 15. Più alto è il punteggio, più la qualità della vita è danneggiata. Nei soggetti inclusi nel’sms group l’indice CADI viene sensibilmente ridotto passando da 9 (all’inizio del monitoraggio) a 2 (alla fine del monitoraggio), mentre negli individui del control group le differenze riscontrate sono decisamente meno sensibili (da 8 a 5). Meno notevoli, ma comunque significativi, i mutamenti relativi al DLQI: nell’sms group l’indice si riduce da 9 a 5, nel control group da 9 a 8.“Questi ultimi dati sono estremamente rilevanti perché da essi risulta evidente che anche il disagio del paziente nei confronti di una malattia invalidante esteticamente diminuisce laddove c’è un miglior rapporto tra medico e paziente e un’efficiente comunicazione che si adatta al target dell’utenza”, conclude la dermatologa Gabriella Fabbrocini.