Napoli: SAPPE, detenuto suicida nell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario

E’ un detenuto italiano poco più che ventenne l’ennesimo detenuto suicida in un carcere italiano. Si è tolto la vita, mediante impiccamento, nella sua cella dell’OPG di Napoli. A darne notizia è la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa di Categoria, che ha sottolineato come sia “sintomatico di come purtroppo ci sia ancora molto, moltissimo da fare per il sistema carcere”.Spiega Donato Capece, segretario generale SAPPE:“Il detenuto, poco più che ventenne, proveniente dalla Casa Circondariale di Napoli Poggioreale, era ricoverato presso l’Ospedale psichiatrico giudiziario ed era in cella singola quando ha compiuto l’insano gesto. Definitivo per reati comuni contro la persona, il patrimonio e per evasione, segna ancora una volta la disastrosa decisione di detenere soggetti infermi per patologie mentali, o semplicemente in osservazione psichiatrica in strutture detentive come quelle degli O.P.G.”. E sottolinea i problemi operativi che determinano le persone detenute con instabilità psichica:“E’ evidente che con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) si acuirà a danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria il problema del sovraffollamento in carcere, già ora a livelli record con 150 detenuti per 100 posti, contro i 107 del resto d’Europa. Quando chiuderanno tra un anno, una parte dei loro detenuti tornerà in carcere, e se la situazione non cambierà, potrebbe diventare esplosiva. Già oggi un terzo dei detenuti è ad alto rischio di malattie mentali. Nell’ultimo congresso dei Giovani Psichiatrici è emerso che su quasi 65mila persone nelle carceri italiane, sono ventimila (secondo calcoli per difetto) i casi l’anno di patologie: psicosi, depressione, disturbi bipolari e di ansia severi sono la norma nel 40% dei casi, a cui vanno aggiunti i disturbi di personalità borderline e antisociale. Tra loro, a fronteggiare le emergenze e gli eventi critici e ad impedire che la già critica situazione penitenziaria del Paese non si aggrava ulteriormente, ci sono le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, i cui organici sono carenti di circa 7mila unità, che mantengono l’ordine e la sicurezza negli oltre duecento Istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, senza perdere il senso del dovere e dello Stato, lavorando ogni giorno, ogni ora, nel difficile contesto penitenziario con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità”.