Beni culturali e paesaggistici motori di sviluppo dell’Italia

Giuseppe Lembo

Saranno i beni culturali e paesaggistici, se ben usati, il vero grande motore di sviluppo dell’Italia. Il nostro Paese è un Paese fortemente vocato a fare della cultura dell’accoglienza un insostituibile motore di sviluppo e quindi una garanzia per il nostro futuro. O cresce l’Italia turistica o inevitabilmente ed irrimediabilmente affondiamo senza possibilità alcuna di risollevarci. Il nostro petrolio sono i beni culturali e paesaggistici; il nostro petrolio è l’altro, come turista-ospite che dobbiamo intelligentemente sapere attrarre nel nostro Paese; se non lo facciamo, per indolenza e/o perché non lo sappiamo fare, la colpa di tutto è nostra e solo nostra. Anche le conseguenze drammatiche del non fare per mancanza di sviluppo socio-economico, ricadono su tutti noi, ancora una volta rassegnati ed a braccia conserte, intenti ad assistere inoperosamente ed assolutamente impotenti ad un grave e incontrovertibile avvizzimento dell’economia del nostro Paese. Per cambiare e si deve necessariamente cambiare, occorrono idee nuove; occorre una assolutamente nuova e rinnovata progettualità italiana; occorre un grande impegno ad essere creativi, organizzandoci, per non rimanere indietro e per evitare che “cenerentola” di un sistema allargato, sempre più globale, l’Italia, pur non meritando un tale destino di ultima venga sopraffatta da eventi globali che ci sovrastano; marginalizzandoci, ci spingono ad essere gli ultimi della classe. Tutto questo non lo meritiamo e non deve accadere; tutto questo deve rimanere lontano dal nostro futuro, un futuro non estraneo a ciascuno di noi, ma assolutamente dipendente dalla nostra volontà e dalle nostre mani che possono essere mani sagge o inopportunamente inconcludenti e quindi vuote di risultati utili alla gente del nostro Paese.

Se così è, come di fatto lo è, il turismo è l’oro italiano; allora, per questo, attrezziamoci come insieme italiano, per utilizzarlo come merita, ossia come la grande, inconfondibile ed incontrovertibile risorsa per il cambiamento e lo sviluppo.

Non attardiamoci più oltre, perdendo del tempo prezioso e permettendo ad altri meno fortunati di noi per ricchezze culturali e paesaggistiche possedute, di rubarci il nostro futuro, un futuro possibile che può essere nostro, sempre che intelligentemente lo vogliamo.

Ed allora, con l’orgoglio di una italianità, sopita ma non spenta, riprendiamoci; riprendiamoci con il necessario ottimismo, in un solidale insieme pubblico-privato, la strada di uno sviluppo sempre più possibile, sviluppo che ha al primo posto la risorsa dell’ospite che deve venire da noi per godersi la cultura, i nostri beni culturali, il nostro paesaggio, i nostri sapori ed un made in Italy eccellente fatto sulla spinta antropica di un sapere e di una creatività italiana, unica ed assolutamente inconfondibile.

La saggezza italiana per essere tale, deve smetterla di vedere il mondo e soprattutto la parte più diretta del mondo che è quella italiana, a quattro zampe e sempre e solo a quattro zampe.

Lasciamoci indietro il mondo animale che va rispettato come tale e riprendiamoci in senso pieno il mondo umano, avendo come motore il nostro cervello, la nostra intelligenza, per saper guardare con convinzione e forte determinazione umana al futuro italiano, un futuro possibile, sempre che il mondo italiano oggi fortemente frastornato e contrapposto degli uni contro gli altri, la smette di guerreggiarsi, facendo male a tutti.

Occorre serenità e grande senso di responsabilità.

Occorre tanta solidarietà italiana, un frutto raro che deve, per il bene di tutti, diventare parte gradevole di un insieme fortemente unito nelle differenze e capace di usare la diversità come risorsa comune.

Non possiamo assolutamente pensare di andare avanti se una gran parte di noi e si tratta, purtroppo, di un fenomeno in forte aumento, continua a rimanere indietro; tanto nell’istruzione, nella cultura, nel lavoro ed in tutte le attese di futuro, di un futuro che, soprattutto, per i giovani, è diventato un vero e proprio mondo proibito; un mondo inopportunamente negato.

Dobbiamo rientrare responsabilmente in noi stessi e, facendo il proprio dovere, diventare attivi protagonisti di un futuro possibile.

Il nostro Paese oggi più che mai ha bisogno prima di tutto, di cultura; di cultura del pensiero e del fare, per andare avanti, permettendo a tutti di conoscersi, di imparare a conoscersi, per tracciare in profondità il solco del nostro futuro, un solco che ha la sua forza soprattutto in quello che siamo stati e che fa parte di un grande patrimonio di testimonianze che ci appartengono e che rappresentano la nostra ricchezza, il nostro prezioso scrigno di beni culturali e paesaggistici, unici al mondo.

Oltre alle tante ricchezze possedute che testimoniano di un passato culturale assolutamente unico, ci sono le tante preziosità di un ricco presente, di un presente per molti aspetti abbandonato, che si può tradurre, con l’impegno di tutti, in cultura di vita ed in vicinanza tra i popoli, nostra inconfondibile forza di un fare turismo che, ricco com’è per caratteristiche uniche ed inconfondibili, ci permette di segnare positivamente, come industria del forestiero, il nostro futuro, un futuro sempre più possibile sempre che lo vogliamo; sempre che ci impegniamo, prima di tutto a cambiare noi stessi, per cambiare il mondo.

Per salvare il Sud e forse l’Italia come inscindibile insieme italiano, è necessario imboccare unitariamente le vie del futuro, progettandolo attraverso l’utilizzo intelligente delle risorse di cui dispone il Paese.

Il Sud è  naturalmente vocato, in modo inequivocabile, a fare del turismo e dell’agricoltura; trattasi di risorse primarie certe per promuovere lo sviluppo e quindi il futuro possibile, garantendo anche ai giovani di poter vivere, come si conviene, nella Terra dei padri.

L’Italia è il Paese del turismo perché ne ha le caratteristiche eccellenti; nel mondo le tipologie di turismo sono ben 160; l’Italia come nessun altro Paese, ne possiede ben 100; tante e tutte di peso; insieme fanno dell’Italia un Paese di eccellenza turistica, una risorsa preziosa e pregiata che attende di essere bene utilizzata per diventare risorsa italiana centrale ed inconfondibile per il futuro del nostro Paese.

Purtroppo il nostro è ancora un Paese bravo a farsi male.

Il turismo in Italia è organizzato attraverso un sistema assolutamente vecchio; sono tanti ad averne le competenze (Stato, Regioni, Province, Comuni), tutti si riempiono la bocca di turismo italiano, ma a tutti sfugge, nell’organizzarlo, il suo primo anello, ossia il turista, senza il quale non si può assolutamente fare turismo.

Svegliamoci, evitando di continuare a farci male; pensiamo in modo serio al nostro futuro; rimbocchiamoci, così come si conviene, le maniche ed evitando di farci idiotamente male, pensiamo positivo per il futuro dell’Italia, dove si può, volendolo, guarire dal male del lavoro che non c’è e dal male della povertà sempre più diffusa, utilizzando la risorsa Turismo ed Agricoltura per costruire uno sviluppo sostenibile, l’ossigeno della vita ad un Paese ormai morente, ormai in apnea per colpa diffusa di tanto, ma tanto idiotismo umano, un marchio italiano inconfondibile e fortemente diffuso.

Diamo libera attuazione alle nostre idee, alla nostra creatività, alla voglia del fare soprattutto giovanile; mettiamo da parte lacci e lacciuoli ed evitiamo di autostrangolarci per effetto di una cieca applicazione  di divieti assolutamente assurdi che non ci portano da nessuna parte.

Amministratori sempre più ciechi e sordi, non all’altezza, non fanno un buon servizio al nostro Paese, penalizzandolo, con gravi conseguenze per le tante opportunità legate al turismo, una risorsa che per svilupparsi e sviluppare il territorio e la società, richiede intelligenza d’azione, senza la quale c’è il nulla e solo il nulla.

Il patrimonio paesaggistico e culturale è l’unica risorsa vera per dare lavoro vero al Sud e per evitare che il mondo dei giovani scappi dai luoghi di origine che senza le necessarie risorse umane, rischiano sempre più il degrado e la desertificazione.

Tutto questo succede soprattutto per insipienza umana, di chi governa il territorio ed il sistema Italia; un sistema bloccato incapace di pensare e di agire per il bene comune.

Se tanto è, allora bisogna saper agire e reagire come italiani, recuperando per sé la centralità della scena e riprendendosi in mano un protagonismo del pensare, dell’ideare, del creare, del fare e dell’organizzare che non è per niente estraneo alla nostra gente.

Riprendiamoci la scena e da protagonisti attivamente impegnati a costruire il futuro, senza rassegnazione, uniamo le forze per sviluppare il turismo che può dare non solo pane e lavoro ai tanti giovani disoccupati, ma soprattutto ricchezza e sviluppo ad un Paese sfiduciato che non crede più a niente e che, da rassegnato com’è, si lascia strangolare da violenti decisioni esterne che mirano a trasformare l’Italia giardino d’Europa, l’Italia del pensiero, del sapere e delle sue grandi risorse umane e culturali, con un patrimonio unico al mondo, in un angolo di terzietà umana assolutamente degradata ed abbandonata a se stessa.

Tanto non deve accadere! Facciamo intelligentemente rete; svegliamoci e riprendiamoci la scena, da protagonisti di futuro; pensiamo di utilizzare le nostre ricchezze turistiche e le nostre eccellenze agricole, per attrezzare quell’ospitalità amica che ci appartiene e che dobbiamo farne intelligentemente la corsia preferenziale del nostro futuro; del nostro futuro possibile.