Spoleto: Sappe, carceri, violenta aggressione a poliziotto

 “Ancora tensioni delle carceri italiane. Questa mattina presso la Casa di Reclusione di Spoleto un detenuto campano “Alta Sicurezza” di mezza età ha vilmente aggredito alle spalle un Sovrintendente della Polizia Penitenziaria di Spoleto procurandogli lesioni guaribili in 7 giorni. L’episodio non ha avuto un tragico epilogo solo per la prontezza di riflessi di altri colleghi della Polizia Penitenziaria giunti immediatamente sul luogo, che con sprezzo del pericolo e dimostrando alta professionalità, hanno provveduto ad immobilizzare e ricondurre alla tranquillità l’aggressore e a prestare soccorso al collega aggredito alle spalle. Oggi l’Istituto Spoletino è di nuovo stato teatro di un episodio di violenza ai danni di un appartenente al Corpo, l’ennesimo in pochi mesi.”Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione di Categoria, in relazione a quanto avvenuto oggi nel carcere di Spoleto. “Questa ennesima aggressione ci preoccupa, anche perchè  gli eventi critici nelle carceri – aggressioni, atti di autolesionismo – sono purtroppo all’ordine del giorno e la tensione resta alta, a tutto discapito del nostro lavoro. La carenza di personale di Polizia Penitenziaria e di educatori, di psicologi e di Personale medico specializzato, il pesante sovraffollamento dei carceri italiani (oltre 66mila detenuti in carceri che ne potrebbero ospitare 43mila,con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite tenuto anche conto che più del 40% di chi è detenuto è in attesa di un giudizio definitivo) sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi. Spesso, come a Spoleto, il personale di Polizia Penitenziaria è stato ed è lasciato da solo a gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensione, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Le tensioni in carcere crescono non più di giorno in giorno, ma di ora in ora: bisogna intervenire tempestivamente per garantire adeguata sicurezza agli Agenti e alle strutture ed impedire l’implosione del sistema”.

 

“Ancora tensioni delle carceri italiane. Questa mattina presso la Casa di Reclusione di Spoleto un detenuto campano “Alta Sicurezza” di mezza età ha vilmente aggredito alle spalle un Sovrintendente della Polizia Penitenziaria di Spoleto procurandogli lesioni guaribili in 7 giorni. L’episodio non ha avuto un tragico epilogo solo per la prontezza di riflessi di altri colleghi della Polizia Penitenziaria giunti immediatamente sul luogo, che con sprezzo del pericolo e dimostrando alta professionalità, hanno provveduto ad immobilizzare e ricondurre alla tranquillità l’aggressore e a prestare soccorso al collega aggredito alle spalle. Oggi l’Istituto Spoletino è di nuovo stato teatro di un episodio di violenza ai danni di un appartenente al Corpo, l’ennesimo in pochi mesi.”Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione di Categoria, in relazione a quanto avvenuto oggi nel carcere di Spoleto. “Questa ennesima aggressione ci preoccupa, anche perchè  gli eventi critici nelle carceri – aggressioni, atti di autolesionismo – sono purtroppo all’ordine del giorno e la tensione resta alta, a tutto discapito del nostro lavoro. La carenza di personale di Polizia Penitenziaria e di educatori, di psicologi e di Personale medico specializzato, il pesante sovraffollamento dei carceri italiani (oltre 66mila detenuti in carceri che ne potrebbero ospitare 43mila,con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite tenuto anche conto che più del 40% di chi è detenuto è in attesa di un giudizio definitivo) sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi. Spesso, come a Spoleto, il personale di Polizia Penitenziaria è stato ed è lasciato da solo a gestire all’interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale e di tensione, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Le tensioni in carcere crescono non più di giorno in giorno, ma di ora in ora: bisogna intervenire tempestivamente per garantire adeguata sicurezza agli Agenti e alle strutture ed impedire l’implosione del sistema”.