Salerno: Mario Farina, libro in dialetto napoletano

 Claudio Di Mella

Mario Farina ha presentato nell’aula magna della Scuola Elementare Vicinanza il suo ultimo libro, un commento al vangelo di Matteo, tradotto in dialetto napoletano. Oltre a Matteo, nel libro è presente anche l’introduzione al quarto Vangelo, cioè quello d San Giovanni. Alcune pagine sono state lette direttamente da lui: sono quelle che riportano le parabole più conosciute e più facilmente memorizzabili di San Matteo, come la pagliuzza e la trave, la pima che è negli occhi degli altri e la seconda che è nei nostri occhi e che noi non vediamo; come la celebre parabola degli uccelli che non seminano e non raccolgono, ma trovano sempre da mangiare, poiché il tutto è fornito da nostro Signore, che non abbandona i suoi figli, ma li segue in ogni momento, facendo in modo che ad essi non manchi niente. Eppure gli uomini debbono lavorare per campare la vita e tuttavia, se non sono assistiti da nostro Signore, il raccolto è distrutto dal gelo e la casa è portata via dai venti. Il libro è stato pubblicato dalla casa editrice “noi tre”, rappresentata dalla professoressa, seduta al tavolo della presidenza, Pastorino; allo stesso tavolo era seduta la pittrice Alida De Silva, per spiegare alcune sue illustrazioni. I musicisti Antonio De Martino e Domenico Farina, figlio dell’autore , hanno intercalato la presentazione con l’esecuzione di brani lirici molto qualificati. La presentazione vera e propria è stata fatta dal prof Francesco De Piscopo, che ha curato anche la prefazione del libro. De Piscopo ha insistito sulla vicinanza del dialetto napoletano con il testo evangelico, esemplificando variamente , a seconda della sua sensibilità e della conoscenza che ha del popolo di Napoli. Ha riferito anche episodi suggestivi che hanno contribuito ad alleggerire la presentazione ed a rendere piacevole e scorrevole il discorso. Personalmente conosco e leggo il dialetto napoletano , ma non ne sono affascinato, perciò non sono in grado di entrare nel merito delle belle osservazione fatte da De Piscopo. Io sono convinto che un uomo possa e debba comprendere un solo dialetto, quello che ha imparato seduto sulle ginocchia della madre, che è la sua vera lingua materna. Si possono studiare tante altre lingue e perfino impararle, come io personalmente ho imparato la lingua latina e quella greca, nonché il francese e parzialmente lo spagnolo ed il tedesco, ma un secondo dialetto non sono in grado di impararlo. Infatti, dopo 50 anni vissuti a Salerno, non sono in grado di parlare il dialetto salernitano, ammesso che sia tanto diverso dagli altri dialetti campani. Perché poi un salernitano , come Mario Farina, abbia scelto il dialetto napoletano e non si sia sforzato di proporre il dialetto della propria città, è quasi un mistero. Ognuno tuttavia, è libero di esprimersi come crede e noi prendiamo atto dell’esito delle sue scelte. L’esito della scelta di Farina è brillante, anche perché egli non è nuovo a queste prove ed ha scritto tante altre cose che meritano di essere lette ed approfondite.