Gli Angeli e gli animali

 don Marcello Stanzione

Nel libro dell’Antico Testamento di Tobia  leggiamo: “ Il giovane partì insieme con l’angelo, e anche il cane li seguì e si avviò con loro” ( 6,1). Inizia così il viaggio del giovane Tobia verso la Media accompagnato da Azaria che in realtà é l’angelo Raffaele che ha assunto aspetto umano. Tale viaggio è pure simbolico perché il giovane grazie all’aiuto del messo celeste è chiamato a maturare, a diventare adulto, a prendere delle forti decisioni. Ma non solo l’angelo con Tobia parte pure il cane che poi ritroveremo pure più avanti nel racconto al capitolo 11,1. Questa situazione indica che l’uomo si trova giusto in mezzo tra gli animali e gli angeli. Nel libro veterotestamentario dei Numeri l’indovino Balaam ha irritato la collera divina seguendo i principi di Moab. Dio pone, quindi un angelo a bloccargli la strada, con una spada in mano a guisa di bastone per regolare il traffico. L’asina di Balaam, vedendo l’angelo, esce di strada per evitarlo, ma Balaam, indovino poco illuminato, non vedendo proprio nulla, comincia a percuotere la sua cavalcatura, per insegnarle a rigare diritto. Più avanti, quando il passaggio si restringe, l’asina si accosta contro un muro, per schivare di nuovo l’angelo, e fa raschiare il piede di Balaam contro la pietra. Seconda sfuriata di colpi. La terza volta che l’angelo appare, il sentiero è diventato così stretto che l’asina , non potendo continuare la sua strada, si sdraia a terra; Balaam, accasciato, furente, la batte di nuovo. Allora Dio fa parlare l’asina, che insulta Balaam: “Che ti ho fatto perché tu mi percuota già per la terza volta?” ( Nm 22,28). Blaam, senza ridere, le risponde che si è beffata di lui…Egli finisce col vedere l’angelo, che gli consiglia di ringraziare la sua asina: se essa non si fosse allontanata da lui, egli l’avrebbe ucciso con la sua spada. Quale lezione per un profeta deviante, che vede Dio servirsi della bocca di un’asina per parlare e degli occhi di un’asina per vedere un angelo – là dove non c’è che la strada coperta di polvere.  Gli angeli s’intendono anche di animali selvaggi. Ciò si verificò quando il re Dario spedì, in modo per niente amichevole, Daniele nella fossa dei leoni. “La mattina dopo, il re si alzò di buon’ora e sullo spuntar del giorno andò in fretta alla fossa dei leoni. Quando si avvicinò alla fossa, disse a Daniele: “Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?”. “Re, vivi per sempre! Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male” ( Dn. 6,21-22). Eppure i leoni avevano un piccolo vuoto nello stomaco e quando Dario mandò nella fossa coloro che avevano calunniato Daniele, come pure le loro mogli e i loro figli, “non erano ancora giunti al fondo della fossa, che i leoni furono loro addosso e stritolarono tutte le loro ossa”. Gli angeli hanno due modi per manifestarsi agli uomini.La Bibbia li fa intervenire subito “in carne ed ossa” ,di colpo, presso i loro protetti, oppure li mostra mentre si  rivelano ai profeti in splendide visioni. Nel Nuovo Testamento, le visioni di angeli  come quelle al diacono Filippo (Atti 8, 26) ed a Cornelio (Atti 10, 3)  sono più rari rispetto all’Antico Testamento. Gli angeli sono presenti alla nascita di Gesù, essi appaiono ai pastori di Betlemme per annunciare loro la buona novella e cantare la gloria di Dio (Lc 2, 8-20); essi sono anche alla tomba del Risorto, “vestiti di abiti d’un allucinante biancore” (Lc 24, 3) per consolare le donne ed incaricarle di un messaggio di speranza per gli apostoli (Mc 16, 7). Sempre negli Atti, noi vediamo un angelo liberare miracolosamente dalla prigione gli Apostoli (Atti 3, 19), poi Pietro (Atti 12, 7-10).

Santi e mistici conoscono questi due tipi di manifestazioni angeliche, che talvolta s’intrecciano e si completano: visione nell’estasi, prossimità palpabile e quasi materiale. Di più, quando essi non si presentano sotto parvenza umana, gli spiriti celesti si compiacciono di prendere delle forme per lo meno insolite, senza dubbio per motivi di discrezione, o di anonimato. Il caso più misterioso è quello del cane Grigio, che accompagnò San Giovanni Bosco (1815-1888) durante più di trent’anni. Apparso una sera del 1852, questo strano e molto intelligente animale arrivava sempre al momento in cui il santo sacerdote era in pericolo: una sera d’inverno  egli rientrava a casa sua abbastanza tardi, scorse sul corso Regina Margherita un individuo che, imboscato dietro un albero, gli scaricò a bruciapelo due colpi di pistola. Fortunatamente non fu colpito. Allora l’uomo si gettò su Don Bosco, per ucciderlo, chi sa in quale modo! Egli lo avrebbe certamente strangolato, se in quell’istante un urlo spaventoso non avesse risuonato e se una bestia furiosa non si fosse lanciata sul dorso dell’aggressore. Il miserabile non ebbe che il tempo di fuggire, mentre  Don Bosco, rientrato dalla sua emozione, accarezzava con gratitudine il pelo del bravo cane.

Don Bosco aveva numerosi nemici, chiaramente i Valdesi che, più d’una volta, cercarono di attentare alla sua vita. Una sera, due sicari lo strinsero in una stradina oscura di Torino: I due malviventi si precipitarono su di lui e gli incappucciarono la testa in un sacco. Dibattendosi, Don Bosco giunse a sbarazzarsi da quel  cappuccio, ma allorché il più robusto di essi lo racchiuse così ermeticamente che fu impossibile chiamare aiuto. Egli stava per cadere alla loro completa mercé, quando un terribile ruggito scoppiò a due passi: era Grigio. In un secondo, egli ebbe liberato il suo padrone che, liberato dalla stretta, scorse uno dei due aggressori filare a tutta velocità,  mentre  l’altro, coricato a terra, era tenuto innocuo dai denti dell’animale applicati alla sua gola. “Chiamate il vostro cane, urlava l’uomo, mi strozza.- Io lo farò, se tu mi prometti di essere saggio. – tutto quello che volete”, disse il malandrino. Allora Don Bosco parlò alla sua buona bestia, che lasciò la presa, e l’uomo se ne fuggì a tutta velocità sulle sue gambe.

Un’altra volta, Grigio lo salvò da una banda di forsennati, giunti a prestar man forte ad uno di loro che aveva aggredito il sacerdote,ma don Bosco , robusto, aveva già sganciato un solido  pugno al truculento che l’aggrediva con un bastone e che cadde a terra urlando: A quel grido, da tutti i cespugli vicini sorsero degli individui loschi, posti all’occorrenza per prestar man forte in caso di bisogno. Don Bosco era perduto: alcuni secondi ancora ed egli cadeva ucciso, quando l’abbaiare feroce del “Grigio” si fece sentire. Con alcuni salti egli fu là, ed ora, girava e rigirava intorno a Don Bosco grugnendo in modo eloquente e mostrando dei denti impressionanti. Uno ad uno i malandrini se la squagliarono nella vicina campagna.

Quel cane che, al momento provvidenziale, sorgeva da non si sa dove e se ne ritornava non si sa dove, e nessuno incontrò mai nelle vie di Torino, né vide mai mangiare o bere – benché i fanciulli del patronato gli avessero sovente presentato dei pezzi di carne o di zucchero -, si comportava in ben strana maniera: Una sera, anziché fargli da scorta, egli impedì chiaramente a Don Bosco di uscire da casa sua. Si allungò sulla soglia della sua dimora, e nessuno poté allontanarlo. Per una volta, egli si mostrava cattivo verso il suo padrone: se fosse stato necessario, lo avrebbe ballonzolato, respinto con tutta la forza dalla  porta all’interno dell’alloggio. Prima di giungere a questo mezzo estremo, egli si accontentava di ruggire a gola chiusa. “Se non vuoi ascoltarmi, ascolta almeno questa bestia: essa ha più ragione di te”, disse a suo figlio mamma Margherita, che da una mezz’ora si opponeva all’uscita notturna. Don Bosco ascoltò la bestia, e ben gliene occorse, poiché meno d’un quarto d’ora dopo un vicino accorse per supplicare Don Bosco di non mostrarsi quella sera, poiché aveva sorpreso una conversazione indicante chiaramente che si preparava un attentato contro di lui.

L’ultima volta che Don Bosco vide Grigio, era nel 1883. Egli si era perduto, ed il cane, che in tanti anni non aveva ancora preso un pelo bianco, benché lo affiancasse da ben  trentadue anni – longevità perlomeno sorprendente – lo rimise sulla buona strada, poi lo accompagnò fin sulla soglia del patronato, prima di scomparire per sempre nella notte: San Giovanni Bosco è senza dubbio il solo uomo che abbia avuto un cane per angelo custode, od un angelo che si travestiva da cane. Quando, alla fine della sua vita, lo si interrogava sullo strano animale che si era istituito suo protettore , Don Bosco, si scusava e rispondeva sbiascicando: – Dire che era un angelo farebbe ridere. Ma non si può dire che fosse un cane come gli altri.

L’angelo custode della fondatrice francese Marie Du Christ (Raymonde Bonnenfant, 1907-1973) rivestiva la forma di un’aquila per portarla in bilocazione in  viaggi lontani,  mentre che quello di Anna Ebele (1917-1985) – la giovane ragazza tedesca ch’egli aveva protetta dallo stupro dei soldati – si manifestava come un passero che veniva a posarsi familiarmente sulla sua spalla o sulle sue mani: “Prendo questa forma al fine di poter conversare con te senza attrarre l’attenzione. Tu devi tenere nascoste tutte le grazie che ti fa il tuo Sposo”. Questi “travestimenti” non hanno nulla di sorprendente, quando si sa quello che accadde a Zeitoun, in Egitto, negli anni 1968-1969la Vergine Maria si mostrò, silenziosa e circondata di luce, al di sopra della cupola dì una chiesa copta, visibile da migliaia di persone di ogni credo. Si potette anche fotografare quella sagoma luminosa, così come gli esseri misteriosi che l’accompagnavano: Inoltre, il giorno che vi era  l’apparizione, vi erano sempre dei colombi giganti, tanto  bianchi quantola Vergine, che dapprima percorrevano tutto il cielo di quel quartiere.  

Tutte le testimonianze di coloro che assistettero a tali misteriosi fenomeni coincidono: “ La seconda volta, erano dei piccioni in pieno cielo, verso le due del mattino, cosa che non poteva aver luogo perché, come voi sapete, i piccioni non volano mai la notte; ed erano dei piccioni di colore brillante, assolutamente brillante.

Quegli strani uccelli di luce avevano un comportamento perlomeno singolare: All’epoca delle apparizioni, vi erano delle stelle e dei piccioni. I piccioni apparivano, alcuni venivano al di sopra delle nostre teste e formavano una croce. Essi erano luminosi talvolta ed altre volte rassomigliavano a dei piccioni reali. Vi era talvolta della luce che partiva dai loro becchi o dalle loro code”.

I fedeli erano convinti che erano degli angeli che facevano scorta alla loro Regina, e questo tanto più che diverse persone videro talvolta al loro posto delle sagome di adolescenti luminosi.