Italiani più poveri

Giuseppe Lembo

L’Italia sta precipitando in una crescente condizione di povertà diffusa; un passo indietro delle potenzialità economiche di oltre 20 anni. È il CENSIS a radiografare il disagio socio-economico del nostro Paese che ormai non ce la fa più a campare. Le famiglie italiane per garantirsi la sopravvivenza vendono di tutto (dagli oggetti d’oro ai soprammobili, dai mobili ai quadri ed a tutto quanto si può trasformare in qualche spicciolo necessario a sobbarcare il lunario). Una condizione di povertà diffusa che ci richiama alla memoria il passato ormai apparentemente dimenticato ed assolutamente sconosciuto al mondo dei giovani abituati a vivere nel benessere, protetti nel proprio ruolo di “bamboccioni” a cui da lunghi anni non è mancato niente nel mangiare, nel vestire, nello studio, nel divertimento ed in tutti quei piaceri giovanili familiarmente di casa nel nostro Paese. Ma le cose oggi non sono assolutamente come prima. Le famiglie italiane, tante famiglie italiane, ormai povere, non hanno più il necessario per vivere. Dopo la lunga ubriacatura berlusconiana interrotta un anno fa, che ha fatto a lungo sognare gli italiani, oltre i limiti consentiti, dopo un anno di Governo tecnico, le cose non sono per niente migliorate; purtroppo, siamo precipitati in una condizione di povertà diffusa. Manca il lavoro; le fabbriche chiudono; il welfare, così come previsto dalla spending rewue taglia indiscriminatamente, risorse e sostegni, riducendo al massimo la sopravvivenza delle famiglie, sulle quali si sono abbattute tasse da veri e propri tartassati, per cui assolutamente insostenibili. Ma che Paese è mai questo? È ridotto così com’è, alla fame; tanto ci succede come italiani, solo perché così vogliono i poteri forti del Paese; così vogliono le caste; così vogliono i mercati finanziari che ormai sono i veri padroni dell’Italia, dell’Europa e del mondo; bisogna assolutamente fermare per evitare un disastro umanitario dalle inimmaginabili proporzioni. A fare il quadro puntuale delle condizioni umane dell’Italia è l’ultimo rapporto CENSIS, allarmato per come sono cambiate le condizioni socio-economiche degli italiani. Un Paese impoverito in tutte le sue parti, compresa la sua classe media, un tempo capace di spendere e di risparmiare, dando un valido contributo al buon funzionamento del sistema Italia. Oggi niente più di tutto questo; con stipendi e pensioni bloccate, con tasse, barzelli e ticket su tutto e per tutto, le poche risorse disponibili se le riprende il sistema Paese, ormai prossimo al fallimento, non avendo assolutamente le risorse necessarie per funzionare e per garantire i cittadini nei loro diritti fondamentali quali il lavoro, la salute, l’istruzione e tutto quanto serve per vivere in dignità nel presente, pensando al futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti, un futuro che comunque ci appartiene; comunque, è parte di noi. Che disastro per il nostro Paese, sapere che è stato ridotto alle soglie della sopravvivenza e che, in primo piano, c’è il protagonismo della povertà, un termine ormai estraneo ai più! Siamo, così come ridotti, in una condizione grave di non ritorno. Ci sarà forse il miracolo della salvezza? Si uscirà un giorno fuori dal tunnel e sarà possibile rivedere la luce, liberandoci dalle tenebre in cui siamo sprofondati? Il CENSIS analizzando le povertà italiane ed i tanti mali del presente ad esse collegate, sicuramente non ci fa sognare e forse neanche sperare in un futuro possibile. Prima di tutto gli italiani devono riappropriarsi del lavoro e del loro impegno virtuoso di grandi lavoratori, una virtù che ha reso grande l’Italia ed è diventata negli anni ambasciatrice di buona italianità nel mondo. Bisogna saper capire in quale direzione andare per organizzarsi il proprio lavoro; per pensare come possibile, il proprio futuro. L’eccesso di professioni e le attese del posto fisso, avevano cancellato quasi del tutto l’Italia dei mestieri, un’Italia del possibile, vista dal CENSIS con una forte capacità di attrazione e di risposte ancora oggi concrete al cercalavoro, soprattutto dei giovani italiani. Se così è, allora bisogna non sprecarne la forza d’urto che può dare al morente sistema Italia, una boccata di salutare ossigeno, necessaria alla sopravvivenza. La riscossa dei mestieri è vista dal CENSIS come un cammino naturalmente utili per l’Italia possibile. I giovani italiani, ormai dimenticati, mettendo da parte le belle ed allettanti promesse, molto concretamente devono saper essere attenti alla riscossa dei mestieri ed a quei percorsi formativi basati sulle nuove tecnologie che vengono soprattutto dall’estero e rappresentano la formazione al lavoro di tanti nostri giovani. È questo, un fatto estremamente positivo, anche se ci mette di fronte al grave rischio di perdere risorse umane. Il CENSIS, analizzando il pianeta lavoro, afferma che in Italia, nel mondo dei mestieri ci sono opportunità lavorative che purtroppo restano inevase, con grave danno per l’occupazione. Il CENSIS studiando il malessere sociale del Paese si preoccupa anche di indicare le soluzioni possibili alla crisi crescente del non lavoro ed alle gravi conseguenze sociali della questione dei giovani italiani. Per questo obiettivo, considera importante l’atteggiamento positivo della società italiana nella attenta valutazione delle risorse del Paese. Un posto non secondario di risorse per il lavoro e lo sviluppo, il CENSIS lo assegna all’agricoltura italiana; tanto, nonostante le sue tante difficoltà ed i tanti errori commessi in decenni di indifferenza e di abbandoni. Questa è oggi l’Italia del Governo dei tecnici, mandato in avanscoperta dalla politica di lungo corso dove si annidano tutti i mali d’Italia, compreso l’attuale momento di recessione e di tasse avallate a cuor leggero ed assolutamente estranee, a loro dire sia al loro ruolo che alle loro responsabilità di prima e di dopo. L’Italia non può morire nell’indifferenza di chi la governa; ha bisogno di mobilità sociale, di idee nuove per il futuro del suo naturale ricambio generazionale.

La vitalità italiana non deve morire; è un valore, un grande valore che può ridarci la forza di riprendere il cammino virtuoso, anche se tutto in salita. Ma la politica non può più oltre sbagliare; deve fare il suo dovere da buona politica, introducendo il merito nelle scelte importanti, riducendo il peso delle caste e favorendo, prima di tutto, attraverso il lavoro, il ricambio generazionale che deve partire proprio dal suo mondo fortemente invecchiato ed assolutamente incapace di mettersi in ascolto del Paese, evitando i sottocircuiti del tutto chiusi e le esclusive culture oligarchiche. Basta con i riti e soprattutto basta con le indecenti sceneggiate mediatiche del tutto ed il contrario di tutto che, a toni alti e sovrapposti pensano di non far capire niente al popolo sovrano. L’Italia, purtroppo e per troppo lungo tempo, considerata un popolo di fessi, è stata sempre pronta a sottomettersi ai poteri forti del re sole e delle loro schiere di indecenti cortigiani, spesso potenti maneggioni, nonché vampiri del sangue dei poveri cristi. Anche l’Italia avrà finalmente la sua primavera; la gente è ormai stanca di subire in silenzio le scelte abusate dei poteri forti. Con democratica determinazione è decisa di farsi sentire e di fare la sua rivoluzione nonviolenta per darsi una propria dignità di uomini e così dare all’Italia, attraverso una nuova buona politica, il futuro che si merita, con al primo posto l’uomo, il cittadino, i valori di solidarietà del popolo sovrano ed autodeterminato nel segnare con forza la strada del proprio necessario e possibile cambiamento.

                                                                                               

Un pensiero su “Italiani più poveri

  1. Ho cercato di capire come “loro” ci vedono e mi sono immaginato in un tubetto di dentifricio, proprio così, “loro” vedono questo immane tubo di dentifricio sociale con i medi al centro, i poveri e svantaggiati in fondo a farsi schiacciare e “loro” come zecche, avanti al tubo . Più vengono schiacciati nel fondo e più “liquido” (stavo per dire sangue) arriva alle loro fameliche brame di potere e di manipolazioni bancarie. Ad un certo punto hanno dovuto premere al centro e ghigliottinare i medi verso la povertà (con l’IMU sulla casa unica), ma non hanno esitato; del resto per i professoroni siamo solo numeri e non storie di cittadini e persone.

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