Gli angeli dei Mormoni

don Marcello Stanzione

 La corrente mormone – che comprende oggi numerose comunità, di cui una sola di grandi dimensioni, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni – nasce dalle rivelazioni ottocentesche del profeta Joseph Smith (1805-1844). In tema di angelologia i mormoni subiscono l’influenza di Swedenborg. Infatti, nel loro testo sacro Dottrina e Alleanze (130,5) si afferma che gli angeli con cui abbiamo a che fare sono stati tutti uomini e donne. Ma, d’altra canto, l’originalità della teologia mormone parte dalla nozione di Dio Padre che «ha un corpo di carne ed ossa» ed era un tempo un uomo, progredito fino a diventare Dio. Dio coesisteva «da sempre» con l’intelligenza o spirito e con gli «elementi» materiali, così che ha creato il mondo, ma non dal nulla. Distinte dall’«intelligenza» come sostanza generale sono le singole «intelligenze», letteralmente generate da un Padre e da una Madre celesti, il cui primogenito è Gesù Cristo. A queste «intelligenze» il Padre ha proposto un piano che prevede l’incarnazione sulla Terra, la sofferenza, la morte e la possibilità di progredire verso una perfezione più alta. La maggioranza delle intelligenze, guidate da Gesù Cristo, ha accettato il piano di Dio; una minoranza, guidata da Satana, vi si è opposta. Gesù Cristo ha così organizzato il mondo dalla materia preesistente, inviandovi a incarnarsi Adamo (che in Cielo era l’arcangelo Michele) ed Eva. La colpa di Adamo è una felix culpa: egli «trasgredì perché gli uomini fossero; e gli uomini sono per conoscere la gioia», come insegna il Libro di Mormon (2 Nefi 2, 25). La missione di Gesù Cristo sulla Terra rimane necessaria a causa dei peccati degli uomini, e ha come frutto l’instaurazione sulla Terra del potere del sacerdozio: il potere stesso di Dio delegato alle persone umane. D’altro canto, l’angelologia dei mormoni recupera appieno la concezione di angelo come «messaggero» o «inviato», in quanto una rivelazione fondamentale per lo sviluppo del movimento si basa sul fatto che nel 1823 un messaggero celeste, l’angelo Moroni che, conformemente alla dottrina mormone è stato uomo e ha vissuto sulla terra come figlio del profeta Mormon annuncia a Joseph Smith l’esistenza sotto la terra della collina di Cumorah (a qualche chilometro dalla sua casa di Palmyra, nello Stato di New York), di «tavole d’oro» con la storia degli antichi abitatori del continente americano, accompagnate dagli strumenti necessari per «tradurle» dall’originario «egiziano riformato» in inglese. Nel 1827, dopo un periodo di preparazione, Smith entra in possesso delle «tavole d’oro», che dovrà riconsegnare a Moroni dopo averne completata la traduzione. Finalmente, nel 1830, il risultato della traduzione è pubblicato con il nome di Libro di Mormon: narra la storia di una parte dei primi abitatori del continente americano, ebrei miracolosamente emigrati da Israele in due successive ondate (prima i giarediti, poi i nefiti – completamente distrutti – e i lamaniti, decaduti a causa della loro ribellione a Dio e progenitori di molti attuali indiani d’America). Lo stesso Gesù Cristo, dopo l’Ascensione, avrebbe continuato il suo ministero in America presso i nefiti. Dall’enciclopedia americana dei mormoni a cura di Daniel H. Ludlow ( Encyclopedia of mormonism, vol.1, Maxwell Macmillan International, 1992)  traduco le voci: statua angelo Moroni, angeli, arcangeli ed infine la voce angeli custodi, in modo che il lettore conosca direttamente dalle fonti l’angelologia mormone che è alquanto diversa da quella cristiana e cattolica: