“Arte italiana oggi 2012”: la sfida della comunicazione iconica

Nasce da una necessità fortemente avvertita la seconda edizione di  “ARTE ITALIANA OGGI 2012”,  la rassegna annuale curata da Emanuele Modica che, dal 6 al 13 ottobre, ha portato a Civitavecchia 17 artisti di ogni parte d’Italia che,  al di là delle differenze stilistico-contenutistiche, condividono una scelta fondamentale: il confronto come arricchimento artistico e spirituale, conoscenza reciproca, moderno approccio all’arte. Se la mostra, a forte valenza culturale e didattica, segna un interessante percorso nell’affascinante e multiforme panorama dell’Arte Contemporanea italiana e si propone come  momento  in cui ciascuno, nella propria irripetibile specificità, si misura non tanto con gli altri artisti, con i fruitori delle opere o con la realtà in cui si trova ad operare ed a cui appartiene, ma soprattutto con se stesso, appare allora evidente che i colori terrosi ed i bianchi marmorei, i suggestivi chiaroscuri ed i neri profondi che suggeriscono un mondo sospeso e ne indagano l’essenza  sfuggente nelle ricercate ed equilibrate composizioni pittoriche di Bianca Moraja, gli acquerelli tenui dalla evanescente e mutevole luminosità delle onde solcate da barche leggere o degli archi di pietra carichi di suggestioni arcane di Romano Tomassini, le limpide distese marine sovrastate da cieli luminosi, le morbide colline riverberanti sotto la luce o i deliziosi scorci di città e paesi attraversati in punta di piedi da figure umane che li animano e completano di Giancarlo Pucilli,  le tele surreali di Riccardo Salvatore con la suggestiva immagine di un nastro della vita che avanza silente ed inafferrabile verso la luce tra figurazioni di un paesaggio spesso metaforico, danno vita ad un evento in cui la pluralità di idee diventa non limite ma reciproco arricchimento e le diverse scelte stilistiche e cromatiche utili mezzi per sperimentare nuovi percorsi artistici. E’ approccio creativo, incontro che non è scontro ma confronto, momento fondante della vita, accettazione dell’altro, crescita integrale ed armoniosa. Ed è questo il significato vero, il tema nodale di questa rassegna, il plus-valore di una generalista che, diversamente, avrebbe potuto apparire disorganica o incoerente per la notevole varietà di lavori esposti e di messaggi trasmessi configurandosi  come attività episodica e dispersiva.  In realtà è proprio la fruizione di opere apparentemente in antitesi, unite dal filo sotteso della libertà creativa, a guidarci verso l’autentico significato dell’evento.  E’ una sfida gravida di conseguenze feconde e di reciproci arricchimenti che passa attraverso le tele-natura di Patrizia Pianini per la quale la pittura, che non disdegna di unire ai colori ed alle resine rami, foglie o radici, è contatto con la natura primigenia, ritrovata serenità, rispetto del mondo in cui viviamo, i fiori, le piante, i cieli tersi, l’intero universo pittorico che fiorisce dall’ispirazione quasi naif di Raffaela Cerino per parlare il linguaggio delle cose semplici,  le istallazioni e le opere polimateriche di Maria Rita Bertuccelli che, vivendo l’arte come libera creazione, assembla  in maniera desueta, e con risultati davvero notevoli, ogni sorta di materiale anche trash. La manifestazione vuole, dunque,  prospettarsi come potente impulso alla fruizione dell’opera d’arte in cui, riflettendo sugli elementi basilari del linguaggio iconico, pianificando in maniera invitante e direi quasi seducente il proprio universo comunicativo, ciascun artista, al di là delle proprie peculiarità stilistico-espositive, concorre a plasmare un’idea, a generare un mezzo atto a trasmettere suggestioni, impressioni, idee creative non effimere. Così gli schemi  rigorosamente geometrici nati da un attento assemblaggio euritmico e minimalista di materiali poveri, che trasformano le creazioni di Enrico Carniani in un aereo bassorilievo che unisce le potenzialità artistico-comunicative di pittura e scultura, le affascinanti tele di Giovanni Battista Armillei che, assemblando in maniera libera ma non casuale luce ed ombre, passato e presente, colore, colore e poi ancora colore con risultati di inimmaginabile fascino capaci di materializzare l’impalpabile, crea autentiche fiabe oniriche in cui realtà e sogno si intrecciano indissolubilmente, le ferme elaborazioni cromatiche, il segno deciso, la continua ricerca e sperimentazione stilistico-espressiva, la forza pura del colore utilizzato senza mediazioni di sorta, come concentrato di energia vitale di Angela Donatelli, suggeriscono una visione dell’arte che è globale ed inclusiva ed in cui  le tecniche diverse ed i vari linguaggi dell’arte figurativa, valorizzati dalle intuizioni e dall’estro creativo di ciascuno, interagiscono e si completano scambievolmente divenendo simbolo della multiforme e complessa realtà contemporanea e del suo riverberarsi in quella che oggi è  la ricerca artistica in Italia e nel mondo. Appare, dunque, evidente che comune denominatore di una mostra che propone artisti così differenti per temperamento oltre che per stile e scelte tecnico-stilistiche è, certamente, la volontà di andare oltre, di sperimentare percorsi diversi.  Le corpose masse di colore di Nicola Cirillo che ampliano in maniera esponenziale le onde cromatiche catturandone l’intensa forza espressiva per narrare i sogni, le illusioni,  gli affanni di un mondo adolescente, i pezzi ceramici di Raffaela Russo che, nati da un’idea, da un’intuizione  prima che da una magistrale esecuzione tecnica, hanno la potenza del fuoco che li ha forgiati e la palpitante bellezza dei  suoi smalti luminosi e fluidi, i volti di donne e uomini colti con drammatico realismo  ed i nudi suggestivi nella loro vigorosa essenzialità di Michela Anselmi,  gli interessanti oggetti d’arte sbocciati dalla vena creativa di Lauro Papale, capace di passare con disinvoltura ed ammirevole maestria dalla pittura alla tarsia alla scultura, diventano così strumento per oltrepassare le facili apparenze, smascherare le mille ovvietà,  penetrare l’intimo della realtà che ci circonda, per scoprirne la profonda armonia. Le contraddizioni fra i diversi lavori o addirittura interne ad ogni opera, assurgono a strumenti chiarificatori del dibattito artistico-culturale in atto, rivelano la forza stessa dell’arte, diventano simboli di un mondo in incessante divenire, contribuiscono a interpretare la realtà contemporanea con tutte quelle antinomie che sono le componenti essenziali del suo fascino.  Soltanto in tale modo le deliziose figure femminili e le suggestive immagini di Benito Pinti le cui “labilità percettive” ci parlano di un’arte raffinata, quasi di una realtà vagheggiata e, nello stesso tempo, vissuta, i volti enigmatici di donna e le forti figure palpitanti di vita scolpite in pietra o marmo di Carrara che ci narrano di Raffaele Russo e della sua capacità di unire ad una severa elementarità una profonda e densa suggestione o le figure, i paesaggi di Pasquale Palese che unisce realismo e surrealismo con effetti artistici altamente poetici che acquisiscono senso e consistenza man mano che se ne approfondisce la visione, recuperano  l’essenza stessa dell’arte: ricostituire relazioni empatiche tra e con gli artisti ma, soprattutto,  valorizzare il meglio dell’Uomo. E se le opere esposte ci ammaliano e in un certo senso ci turbano coinvolgendoci in una realtà in continua ed incessante evoluzione rendendoci fortemente consapevoli  della versatilità degli artisti che incontriamo in questa rassegna, tali opere dilatate ed esaltate da attinenze ed agganci sia al mondo dell’arte classica e dei grandi maestri del passato che alle sperimentazione dei principali movimenti internazionali di avanguardia,  hanno assolto in maniera eccellente al loro compito rilanciando l’idea che ogni esperienza artistica esprime il suo valore anche e soprattutto, nella determinazione e capacità di cooperare alla rinascita di un’arte sociale, aperta ad un fruttuoso  raffronto che possa arricchire sia chi la produce che chi ne fruisce.

Maria Pina Cirillo

 

 

 

 

 

Un pensiero su ““Arte italiana oggi 2012”: la sfida della comunicazione iconica

  1. Colgo l’occasione, dopo aver letto questo che definirei un saggio breve su un’iniziativa davvero encomiabile, per ringraziare la professoressa Cirillo, che con leggerezza ma profonda conoscenza della storia dell’arte ha saputo mettere in luce gli aspetti degli artisti in mostra, e soprattutto ricordarci che “fare arte” non è solo un esercizio tecnico, ma anche e soprattutto “filosofia del mondo”, un modo importante di leggere il reale per restituire alla storia dell’uomo il senso che le compete.

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