Educare alla disumanità

Giuseppe Lembo

Sembra assurdo, ma è proprio così; l’educazione si va trasformando sempre più in diseducazione. Oggi non va di moda, né è avvertita come utilità per il bene comune; l’esercizio dell’educare, con protagonista l’insieme sociale, a cui rivolgere l’attenzione (si fa per dire attenzione) della diseducazione. Una condizione questa assolutamente sconvolgente e gravida di gravi conseguenze per il futuro dell’umanità, bisognoso come sempre di esempi virtuosi basati sull’educazione, positivamente intesa, come laboratorio di regole umane e sociali necessarie alla società ed al suo futuro, una prospettiva da costruire insieme, educando nel rispetto delle regole a base della vera educazione. Venendo meno l’educazione, si va diffondendo il suo contrario, ossia la diseducazione, che produce il disastro dell’educazione alla disumanità, con danni all’intero modello sociale un modello, come ci dice Don Luigi Ciotti, nel suo libro “La speranza non è in vendita”, che comporta danni alla condizione umana, sempre più a rischio di diventare condizione disumana; è assolutamente necessario combattere questa condizione che ha dell’assurdo, con atti di disubbidienza e di ribellione. Oggi siamo di fronte ad una vera e propria guerra all’umanità; si combatte con le armi della disumanità, armi violente che si macchiano soprattutto del sangue umano degli ultimi della Terra, trattati non come uomini, ma come bestie da macello a cui si può fare tutto, ma proprio tutto. Tutto questo succede nella più assoluta indifferenza della cosiddetta gente normale che non reagisce più a niente e vuole egoisticamente vivere in pace la propria vita, facendo solo quello che interessa la propria condizione umana, sempre più il frutto di un’educazione non più educazione, ma crescente viatico di una diffusa diseducazione che produce il disastro della disumanità che si manifesta, prima di tutto, con l’indifferenza per l’altro. Ma come si fa a mettere da parte l’importante patrimonio della ricchezza umana? È un patrimonio di tutti ed a cui tutti possono, anzi devono dare il loro contributo. Una possibile positiva soluzione al grave problema della sempre più diffusa educazione alla disumanità, può essere data dall’interazione umana, dal dialogo con l’altro (è questo, una importante componente dell’insieme umano che produce reciproco ed utile arricchimento). Il mondo è apparentemente dialogante; ma la condizione umana prodotta dalla globalizzazione è una condizione dove i diritti universali non sono purtroppo, diritti per tutti; ancora appartengono alla sfera dei privilegi; dei privilegi per pochi. La diversità può essere un utile arricchimento per tutti; per essere tale deve avere alla base il rispetto degli altri e di se stessi. Purtroppo non è sempre così. Ma per il futuro di un reciproco rispetto e di un’umanità veramente in cammino verso mondi nuovi, deve essere assolutamente e necessariamente così. Quando finalmente sarà così, il mondo si appresterà ad assaporare i piaceri sconosciuti di albe nuove; di albe fatte, prima di tutto, di una umanità nuova che ci restituirà la piena dignità di uomini, liberandoci dal grave smarrimento in cui si vive oggi, non sapendo più ritrovare, così come necessario, nel volto dell’altro, un tratto importante della nostra stessa umanità, della nostra stessa identità di uomini per la quale occorrono, da parte di tutti, atteggiamenti di reciproco rispetto e di umanità, possibili da raggiungere solo attraverso l’educazione all’umanità, una realtà in forte crisi, in quanto cancellata ed ovunque sempre più trasformata in educazione alla disumanità. Alla fine della strada di questa condizione insostenibile, ci sarà non il nuovo globale dove potrebbe prevalere un nuovo insieme umano, ma il disastro umano costruito giorno dopo giorno attraverso il diffuso processo di educazione alla disumanità che cancella tutto, dai sogni ai desideri ed anche la sperata resurrezione per la quale è possibile anche la sofferenza umana, che rinvia i benefici nel futuro, al quale si rimandano i comportamenti virtuosi dell’uomo (bellezza, creatività, senso della giustizia e della legalità, spirito di solidarietà ed altro ancora); oggi questi comportamenti umanamente virtuosi sono messi da parte proprio per effetto dell’educazione alla disumanità che porta ad una banalizzazione gaudente della vita, ormai indifferente a tutto e senza quella necessaria metamorfosi culturale che potrebbe cambiare i nostri destini di uomini smarriti e capaci di “…. dare via libera alla fantasia per aprire nuove ricerche di alternative possibili alla comunità umana” (Wright Mills).