Usiku, notte

Padre Oliviero Ferro

E’ vero che la notte, tutte le formiche sono nere. Per cui, non è bene andare in giro. Non si sa mai quello che può capitare. E’ vero, ad esempio, in Camerun, c’è l’abitudine di fare le veglie funebri di notte. Si ritrova molta gente per pregare, cantare, mangiare e incoraggiare la famiglia in lutto. Ma poi bisogna ritornare a casa. E per strada può capitarti di incrociare una pattuglia di poliziotti. Non c’è il coprifuoco, ma è come se ci fosse. Ti chiedono i documenti. Se per caso li hai dimenticati a casa, allora sono guai. Ti imbarcano nella loro camionetta e ti portano in cella di sicurezza, dove ne uscirai pagando una multa, a secondo di quello che pensa il capo. E se non riesci a contattare qualcuno della tua famiglia, allora dovrai passare il tempo con altri sfortunati in una cella di due metri per due. Naturalmente si sta in piedi (almeno una ventina) e si va a fare i propri bisogni a turno. Poi, quando qualcuno arriverà, allora potrai uscire. Altrimenti, dopo un po’ di giorni, verrai trasferito nella prigione centrale, con l’unica colpa di non aver pagato. E’ vero, basterebbe poco, essendo in tanti, per buttare giù a spallate le mura della cella. Ma c’è la paura che poi i poliziotti si vendichino sulla famiglia. E allora ci si rassegna. La notte è anche il momento in cui gli stregoni fanno il loro sporco lavoro. Nessuno li vede, ma si sa che agiscono e il giorno dopo si vedono i frutti. Sono gli uomini della notte, cattivi, a cui interessa solo il proprio interesse e tenere a bada i propri clienti e magari farsene degli altri. Ma per molti, la notte è il momento della vita in casa, dove ci si trova per terminare la giornata, per mangiare insieme e poi andare a risposare. Nel cielo ci sono le stelle e la luna che con la loro luce chiudono gli occhi stanchi dei fratelli e sorelle di mamma Africa.