Salerno: Giovane Italia sulla strage di via D'Amelio

Nel ricordare la strage di Via D’ Amelio, la Giovane Italia ha lanciato un campagna nazionale, non solo per ricordare le vittime di quel fatidico 1992, ma per lanciare un netto segnale affinchè venga fatta finalmente luce su tante questioni ancor’oggi irrisolte. “Ricordando la morte di Borsellino, abbiamo stilizzato quattro punti che secondo noi sono necessari per la lotta alla mafia e per pulire un territorio dalle infiltrazioni di carattere mafioso – dichiara Giuseppe Agovino, Presidente Provinciale Giovane Italia Salerno.  Il primo punto riguarda la presenza dello stato al fianco di chi denuncia: la mafia prospera negli spazi che lo Stato lascia vuoti. Gli imprenditori devono sentire la presenza e l’aiuto concreto delle istituzioni, unici fattori in grado di alimentare una sana cultura della legalità in coloro i quali sostengono l’economia italiana. Bisogna garantire un sostegno economico a chi denuncia con semplici interventi mirati: incentivi, fiscalità agevolata, sgravi fiscali. Il secondo punto , invece, riguarda la destinazione dei beni confiscati alla mafia ai giovani: bisogna coinvolgere attivamente i giovani affinchè avvenga una rivolta generazionale contro la mafia. In tal senso abbiamo proposto che per l’assegnazione di beni confiscati alla mafia abbiano priorità i progetti di attività imprenditoriali gestite da imprese o cooperative composte per l’80% di giovani. Il terzo punto, di carattere giuridico, riguarda l’importanza del 41 bis: l’inasprimento della pena per i reati  di carattere mafioso hanno dimostrato un’efficacia deterrente per l’attività della criminalità organizzata; la norma, però, va in parte modificata affinchè i tribunali non possano travisarne lo spirito e lo scopo primario. Il “carcere duro” è l’unico strumento che impedisce al boss il controllo del proprio territorio. Ultimo punto riguarda le politiche antiriciclaggio e di trasparenza negli appalti: nella gestione delle opere pubbliche si registra una pesante infiltrazione mafiosa; occorre fornire strumenti incisivi a chi ha l’onere di guidare l’operato delle stazioni appaltanti come, ad esempio, l’obbligo di trasmissione alla Procura della Repubblica dell’incapacità di una ditta a giustificare un eccessivo ribasso. Piccole nuove regole possono evitare la costruzione di grandi lavatrici per il denaro sporco.  Il 19 luglio – conclude Agovino – morì per mano mafiosa, insieme al giudice Falcone,  un’uomo che lottava contro un sistema che andava al di là della semplice regione Sicilia; il 19 Luglio del 1992, morì una persona che sognava di cambiare l’Italia”.