Vallo di Diano: Mobilitiamoci per non essere mai più complici

Lo scorso novembre il Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano organizzò il confronto pubblico su “L’evoluzione storica del maltrattamento femminile”, nel corso del quale si sollevò in punta di piedi il termine “femminicidio”. I presenti rimasero turbati da una parola che non conoscevano, abituati ad usare  “omicidio” per denotare anche l’uccisione di una donna, e non colsero immediatamente la portata nuova di questa nuova locuzione verbale. Un giurista argomentò sull’impossibilità di creare un reato tipico così denominato, ritenendo finanche che il fatto che ad essere uccisa fosse una donna ad opera del suo compagno di vita non potesse configurarsi neppure come circostanza aggravante. Fu così che le ospiti dell’incontro iniziarono a discutere di ciò che c’era dietro il femminicidio, quasi che esso costituisse una sorta di grimaldello per entrare in un luogo fino ad allora da loro poco esplorato. Nacquero di rimando ragionamenti, considerazioni, contributi alla discussione ma, soprattutto, vecchie parole che quel termine nuovo facilmente evocava e faceva salire su negli interventi delle presenti: violenza fisica, intimidazioni, pressioni psicologiche, umiliazioni, annullamenti di personalità, che rappresentano scene con soltanto due protagonisti un carnefice-uomo ed una vittima-donna. Forse quella sera si è usato strumentalmente l’espressione “femminicidio”, ma, se la forza evocativa delle parole serve ad iniziare una riflessione comune su tutto ciò che quella nuova parola rappresenta, ben venga. Si gettano così le basi per un impegno in prima persona sul tema del rispetto di un genere rispetto ad un altro, argomento che vive vicende alterne. Potremmo dire che il livello del dibattito nazionale si alza ogniqualvolta muoia una donna per mano del suo partner  e si abbassa quando la cronaca non offra nuove notizie di assassinate, uccise ed oltraggiate dalla violenza omicida di un uomo che considera la propria donna oggetto esclusivo di possesso. “Mai più complici”, la campagna lanciata dal Comitato nazionale Se non ora quando, vuol costituire la giusta spinta ideale a che ognuno/a di noi avverta l’esigenza di determinare nel nostro Paese un cambio di rotta, affinchè anche “l’Italia si distingua per come sceglie di combattere la violenza contro le donne e non per l’inerzia con la quale, tacendo, sceglie di assecondarla”. Vi chiediamo, quindi, di aderire a questa mobilitazione, sottoscrivendo l’appello che già vede migliaia di firme a suo favore, un appello che nasce dall’esigenza di coniare una nuova parola “femminicidio” per riconoscere successivamente all’uccisione di una donna ad opera del suo compagno di vita il valore di un crimine efferato, peggiore dell’omicidio. E’ questa un’operazione a carattere prettamente culturale, finalizzata a cambiare il senso delle parole usate allorquando la vittima assassinata è una donna massacrata dalla gelosia, dalla passione, dal raptus sbagliato del suo uomo. Difatti i media e noi stessi siamo spesso indotti a declassare tali omicidi, quasi a voler giustificare l’assassino per quella sua passione insana che lo ha portato a causare la morte della vittima. “Mai più complici”vuole iniziare col distruggere questa strana pietas verso il carnefice, per dare agli eventi di morte il loro giusto valore e le loro giuste parole. Femminicidio è il termine più appropriato e, chissà, che da questa iniziativa meramente culturale possano conseguire impegni più concreti da parte delle istituzioni pubbliche, finalizzati a reprimere il fenomeno con azioni più forti ed incisive. Finanziamenti ai centri-antiviolenza, fattispecie criminose nuove, pene detentive diverse, siano i frutti di un fiore intriso di sangue, quello delle donne uccise perché donne da un uomo che non riesce più ad averne il pieno possesso. Il Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano è dedicato ad una di loro, Stefania Noce, uccisa barbaramente dal fidanzato lo scorso dicembre, e conseguentemente il nostro appello a firmare la petizione “Mai più complici” rappresenterà il giusto tributo in suo nome ed in nome delle 54 donne che, nei primi mesi del 2012, sono state già vittime di femminicidi.

 

                                                                                       Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano