A te che leggi dopo mezzanotte…”Maledetta primavera!”

Giuliana Rocci
Che peccato: aveva rovinato tutto! C’era riuscito a rinnegare l’amore, a distruggere quella sensazione di benessere, che provava nel vederla, quella gioia che gli accendeva lo sguardo, solo a scorgerla tra tanti…Prima o poi sarebbe dovuto crescere nel coraggio delle scelte: capire che certe corde, tirate a lungo, finiscono per spezzarsi! Lei non reggeva più quella sorta di compressione, alla quale lui sembrava avvezzo: un po’ per ruolo, un po’ per situazione. Lui che portava a spasso l’apparente indifferenza, macerato da frustranti sensi di colpa e da ripensamenti. Lui che non aveva mai vissuto la sua giovinezza sentimentale, impostagli dalle circostanze in cui s’era erroneamente trovato,  ossequioso ad un ruolo prematuro. E si ritrovava a pensarlo spesso, quando era lei stessa a lanciargli strali d’inquietudine, a fargli drizzare il tiro della pila d’impegni, alla quale soggiaceva per sentirsi sempre più qualcuno. Lui s’era costruita un’immagine statica: il suo burka, impenetrabile! E lei aveva sfidato la sorte, aveva ricambiato un sassolino che lui le aveva lanciato molto tempo prima, un po’ per gioco, un po’ perchè certe scintille, scoccano agl’inizi di certe storie. Ed ora si perdeva tra quell’odore di zagare, commisto al gelsomino primaverile, che le rimandava tanti anni vissuti alla ricerca di un perchè, in quell’apparente nonsense sentimentale. In fondo, non c’era niente, avrebbe detto più di qualcuno, pensando che non aveva mai ricevuto neanche il tributo delle sue dichiarazioni. Ma sapeva, era certa, che lui glielo aveva urlato a squarciasensi in mille modi, perchè l’aveva da sempre amata! Ed ora, quella benedetta primavera o maledetta per cantarla sulle note della Goggi, contribuiva a rimescolarle il tutto: Voglia di stringersi e poi, vino bianco, fiori e vecchie canzoni, che imbroglio era, maledetta primavera.Che resta di un sogno erotico se al mattino è diventato un poeta, se a mani vuote di te, non so più fare come se non fosse amore, se per errore chiudo gli occhi e penso a te. Se per innammorarmi ancora, tornerai maledetta primavera….! Quante primavere aveva visto sfilare davanti ai suoi occhi, sperando che lui mutasse, mentre lei macerava la volontà di porre fine a quella ingrata storia, senza assensi: amare senza debito di risposta, si diceva quando lo vedeva alle prese con le convenienze sociali. Lo aveva guardato più d’una volta, quasi esterrefatta, nel constatare la sua fragilità nel non esser libero, quasi soggiacente ad un’altra scelta a monte: in un universo siderale completamento opposto al loro. Si vedeva lontano un miglio che lo scarabocchio del destino, aveva acciuffato lei per i capelli, in una serata di pioggia novembrina, spingendola casualmente sulla sua strada! Da allora, le stelle avevan contato i minuti, gli anni, di un feeling inspezzabile! Il resto, mentre il cuore le correva a mille, lo avvertiva mentre analizzava anche il dramma di lui: prigioniero di se stesso, più che degli altri! Il suo abitino, cucitogli in un’educazione rigorista, gli aveva sempre creato impaccio. I suoi sogni giovanili, lei, la folgore nella sua vita: se ne rendeva conto, perchè compendiava quell’arcobaleno di sogni e speranze, che lui aveva abortito. Era la sua compagna di vita, non di un’ora nostalgica, ma della sua realtà di uomo giammai cresciuto sotto certi aspetti. Lei, l’altro emisfero di sè, che lui aveva flagellato a lungo, per vivere la sua domesticità! Ma al cuore, il lucchetto non regge!! E così, s’era ritrovato innamorato  senza saperlo fin dall’inizio, prima che il loro diventasse un grande amore senza tempo! Anche se ancora non capiva di dover fare di tutto per non perderla! Mentre lei ancora, tra le carambolesche spine del cuore, le lacrime che soffocava dinanzi alle sue chiusure a sprazzi, recalcitrava, per le sue doppiette dialogiche, i suoi mille scherzi, per tenerla sulla corda dell’ambiguità, che ormai non reggeva più: aveva pensato di riporre mano al bisturi della sua vita, tentando di incidere ancora una volta la cicatrice fine: senza convinzione, esasperata dal suo solo atteggiamento, quasi convinto che il loro, al di là dei colpi di coda, sarebbe stato un amore eterno!  Che a lei, in tal modo, non bastava più: si sarebbe accontentata di un part time, pensava in quella festività malata di nostalgia, purchè lui, le desse il polso della loro continuità, senza muoversi più tra le mille onde d’ incertezze, che non gli offrivano certamente quei guizzi di felicità che solo da lei gli arrivavano! La primavera avrebbe compiuto il miracolo?