Sassano: Sel sul 25 aprile

A 67 anni dalla Liberazione del Nazifascismo, i diritti per cui i Partigiani hanno combattuto sono quotidianamente vilipesi. Accade che i giovani non trovano lavoro e, quando lo trovano, è precario, mal pagato e svolto in condizioni di totale sottomissione, che offende la dignità del lavoratore e della persona, che vivano una condizione di solitudine quando la loro azienda li licenzia. Capita a volte che le giovani donne debbono firmare una lettera di dimissioni senza data, che il datore di lavoro metterà quando vorrà, a suo insindacabile giudizio. I cinquantenni licenziati non trovano lavoro. I diritti allo studio, alla casa, all’assistenza sanitaria sono spesso negati. Il potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati è in calo da quindici anni. Per questo il 25 aprile non è una ricorrenza formale. In questo momento di grave crisi economica e sociale che attraversa il Paese, la giornata della Liberazione è un momento fondamentale per ribadire l’esistenza di un’Italia migliore, democratica e Antifascista, intenzionata a lottare per riprendersi quei diritti fondamentali che le vengono quotidianamente negati. Il Circolo di Sinistra Ecologia e Libertà di Sassano, invita tutti i cittadini a partecipare alle manifestazioni indette dai comuni, partiti e associazioni in segno di testimonianza e appartenenza, per ricordare e difendere sempre i valori di libertà, democrazia e solidarietà nati dalla resistenza.

2 pensieri su “Sassano: Sel sul 25 aprile

  1. Magari qualcuno di questi giovani dirà che il 25 aprile è san Caino. Che le parole che leggo sono la solita solfa noiosa, che i partigiani furono tutti santi e i repubblichini tutti torturatori nazifascisti. Tra un po’ saranno tutti sotto terra e cercheremo di ricordare la cosa migliore: nulla di peggio di una guerra civile.

  2. A tal proposito vorrei raccontare un episodio occorso ad una mia amica partigiana, Teresa Mattei, che vive in Toscana, a Lari(Pi). Del suo pregnante impegno nella lotta di liberazione dal nazifascismo, in qualità di comandante di compagnia, riconoscimento dedicato a pochissime donne, ricordo un racconto in particolare, denso di vibranti emozioni, che ho avuto modo di ascoltare direttamente dalla sua voce. “Era stato catturato dai partigiani un giovane ragazzo, militante nelle truppe della Repubblica di Salò, ed io mi offersi di assisterlo in cella. Di fronte alle tante domande, postemi sul motivo della mia scelta di stare dalla parte opposta alla sua, io ebbi modo di spiegargli le nefandezze del regime fascista e di una guerra fratricida, insensata ed ingiusta. Alle mie parole le sue mani si intrisero di lacrime ed è così che lo lasciai andare incontro alla notte. Ma, non riuscì a superarla, perché, gravato dal peso di responsabilità non proprie, si suicidò. Quegli occhi, bramosi di verità, li ricordo ancora a distanza di tanti anni”.
    Certamente, è questo un piccolo racconto di una storia più grande della stessa Teresa, la Resistenza, che dovrebbe non solo essere onorata ogni 25 aprile con rinnovato spirito, ma, soprattutto, alimentata ogni anno con nuove riflessioni e nuovo impegno. Oggi più che mai è necessario tale tipo di approccio perché raccontare dell’antifascismo, della Resistenza e della Costituzione è la migliore risposta “a chi non sa o ancora non vuol sapere, ai distratti, agli indifferenti, a chi non smette di strumentalizzare questo giorno facendone un mero strumento di cieca e violenta propaganda”(ANPI).Ed,io aggiungo,a chi aspetta la morte dei partigiani viventi per ribadire il concetto sbagliato che la Resistenza sia stata una guerra civile.

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