Giovani e dintorni: la tecnologia, vantaggio o danno?

Annacaterina Scarpetta

 La tecnologia, da sempre, ha affascinato ed entusiasmato un po’ tutti, senza distinzioni di età. Oggi però assistiamo ad una vera e propria corsa sfrenata all’accessorio più tecnologico e rinomato. Non importa il costo e la spesa, basta che corrisponda alle ultime tendenze e che quindi sia al passo con i tempi. Se fino a qualche anno fa, determinate tecnologie appartenevano solo a pochi eletti che ne disponevano, nella maggior parte delle volte, per motivi lavorativi. Oggi cellulari d’ultima generazione, che oltre ad essere cellulari sono navigatori, agende, ricettari, mp3 e tanto altro, insieme a computer moderni altamente sofisticati e potenti si trovano in mano di chiunque, in molti casi addirittura ragazzini. Ed il problema è che spesso sono proprio i giovani a lasciarsi trasportare in questo circolo vizioso. Giovani che non hanno un posto fisso, giovani studenti, giovani disoccupati che pur di avere tra le loro mani l’ultimissimo gioiellino sfornato dalle potenti tecnologie, sono disposti a pagarlo in mini rate, accessibili a chiunque, ma a lungo termine. La tragedia è che il messaggio che continua ad essere trasmesso, anche mediante i mass media, è quello che un accessorio possa rendere chiunque migliore, più forte e potente. I giovani, essendo i più esposti ma anche i più deboli, proprio in seguito a ciò si lasciano trasportare per non essere emarginati ed esclusi dalla massa. La domanda è: quando si ricomincerà a dare più valore alla sostanza e concretezza, abbandonando la via dello spreco e dell’apparire?

3 pensieri su “Giovani e dintorni: la tecnologia, vantaggio o danno?

  1. Mah, non è che lei ha invertito i termini del problema? La pubblicità mira alla vendita del prodotto tecnologico. Le relazioni umane che usano lo strumento tecnologico le fanno gli utenti.

  2. Ha ragione, la pubblicità mira alla vendita del prodotto tecnologico, su questo non ci sono dubbi.
    Il problema, se così può essere chiamato, consiste nell’utilizzare troppo spesso slogan, motti e formule che enfatizzano l’oggetto, attribuendogli la capacità di rendere ogni individuo migliore e più felice.

  3. La sua cortese risposta è corretta e convincente. Io troverei un buon spunto per “spiegare” perché l’italiano medio è così allocco nei confronti del richiamo pubblicitario e così condizionabile. Comunque ho apprezzato il suo scritto e spero che voglia considerare il mio malcelato invito ad approfondire quanto le ho qui espresso.

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