Mercato San Severino: Riceviamo e Pubblichiamo “Così non va!”

Il parco Santina Campana rappresenta un unicum nel panorama architettonico e urbanistico del Comune di Mercato San Severino. Si distingue per la vivacità di colori e forme dei suoi edifici, per il suo impianto ampio e arioso, ma soprattutto per la presenza di spazi pubblici attrezzati e per i suoi due laghetti. Possiamo convenire tutti sul fatto che questa sia la vera ricchezza del quartiere: un uso dello spazio non mortificato dalla mera speculazione edilizia, per il quale si è tenuto conto dell’importanza di assicurare ai suoi abitanti la giusta quantità di verde ed attrezzature (per chi nutrisse qualche dubbio a riguardo basterebbe fare due passi nei quartieri limitrofi). Ora ci si dovrebbe interrogare su quanto realmente teniamo a questa ricchezza, visto che da quando la gestione del Parco è passata dal privato al Pubblico, sono innumerevoli i casi che l’hanno intaccata. Il caso della “Vela” e del laghetto sottostante è uno degli episodi a cui si fa riferimento. Per diversi anni l’area, che può considerarsi il cuore del Parco, ha versato in condizioni di totale abbandono e degrado. Nonostante costituisse un luogo di attrazione per persone anche non residenti, non si è mai provveduto in alcun modo alla cura del suo decoro e della sua pulizia; così si è pensato di dare l’intera area in gestione ad un privato. Ma a quale costo per i residenti e per tutti i visitatori del Parco? Si è cominciato con la recinzione dell’area fino alla costruzione di un  chiosco che sarebbe dovuto essere temporaneo, ma che, essendo realizzato in parte in muratura, è difficile definire tale. Non pago dello spazio concessogli, il gestore della struttura sta in questi giorni ampliando il chiosco a discapito dello spazio pubblico e dell’ormai tanto bistrattato decoro architettonico. Si starà operando un’ingiustizia? A che titolo il gestore può disporre di uno spazio comune a suo piacimento? Può organizzare attività che vanno a ledere la corretta concorrenza? Può scrivere un regolamento d’uso del sito per proprio tornaconto con il simbolo del Comune?  Può organizzare attività poco rispettose dei cittadini? Queste sono alcune delle domande poste dall’associazione “Cultura e Natura” ormai già diversi mesi fa, attraverso la nomina di un avvocato e secondo le procedure del caso. Alla richiesta di chiarimento sulla natura della convenzione e dei particolari tecnici riguardanti la gestione dell’area, non è stata data dal Comune ancora alcuna risposta. Cosa può giustificare tale ritardo? Purtroppo questo non è l’unico caso di prevaricazione degli interessi privati su quelli pubblici. Molti degli esercenti del Parco dispongono in maniere a dir poco disinvolta dei marciapiedi, dei parcheggi e delle zone condominiali, per collocare tavolini, cartelloni giganti e gazebi, sicuramente utili alle loro attività di lucro, molto meno ai residenti che, oltre a risentirne in termini di mancanza di servizi e spazio, devono far i conti quotidianamente e sopratutto nel periodo estivo con un inquinamento, acustico e chimico, intollerabile. Per quanto esposto fin’ora e per crescenti gelosie commerciali, nel parco si sta creando un clima di aspra contrapposizione tra gli stessi commercianti e i cittadini tutti. L’Associazione “Cultura e Natura” che intendeva, tra l’altro, essere un riferimento attraverso il quale conciliare i diversi interessi e creare un clima  sereno e costruttivo, con la mancata assegnazione della sede, è menomata nello svolgere tale compito; è evidente che gli stessi attori del Parco non hanno saputo cogliere tale opportunità e il Presidente della stessa, Giovanni Sessa, se ne duole. La situazione che si sta venendo a creare, non danneggia solamente gli abitanti del Parco, ma alla lunga, comprometterà sicuramente anche le attività commerciali. Quale scenario ci si può augurare se dovessero continuare a dilagare il degrado urbano, l’inciviltà e la cosiddetta “maleducazione”? Probabilmente coloro che frequentano il Parco, poiché continuano a reputarlo un luogo in cui è piacevole trascorrere il tempo, non si faranno problemi a cambiare destinazione qual’ora le condizioni ambientali dovessero ulteriormente degradarsi.

Ci auguriamo che le cose possano cambiare al più presto e nell’interesse di tutti; che chi è tenuto a vigilare sul rispetto delle regole faccia il suo dovere, ma che sopratutto, chi vive il Parco quotidianamente possa cominciare a considerarlo un bene comune da preservare.

Giovanni Sessa