Sud e qualità della vita

Giuseppe Lembo

Anche se non ce n’era di bisogno è arrivata puntualmente la conferma di un Sud non brillante per qualità della vita. Napoli per qualità della vita è, purtroppo, ancora una volta ultima. È questo il verdetto che viene dal rapporto della Formazione per la Sussidarietà; un rapporto basato sulla libera espressione di pensiero dei cittadini interrogati. Purtroppo, al Sud ed a Napoli in primo piano, la gente è assolutamente insoddisfatta per la qualità della vita che viene loro quotidianamente offerta. Si vive male in città meridionali come Napoli e come Palermo; la gente, pur sopportando una tale condizione, non manca di far sentire la propria voce di dissenso e di denuncia della crescente inabitabilità dei loro spazi urbani di vita quotidiana. Le pagelle dei cittadini danno delle città del Sud una condizione di vivibilità diffusa assolutamente negativa. Ancora tanto, perché? Perché il modello familistico del Sud, sia esso sociale che culturale, politico, economico ed antropologico produce diffusa indifferenza nei confronti dei tanti problemi che riguardano il grande bene comune degli spazi urbani, soprattutto delle città meridionali purtroppo degradate ed invivibili nella più assoluta indifferenza di chi dovrebbe garantirli per una vita di buona vivibilità e/o di qualità dei mondi vitali umani e godibili e non come capita sempre più spesso, parte di quell’inferno terreno dei tanti ultimi della Terra. Il Sud, così come dimostrato nei fatti, è indifferente alla qualità della vita della sua gente. Questo soprattutto nei grandi spazi urbani delle città metropolitane; ma anche gli spazi minori dove il vivere dovrebbe essere assolutamente bello, sono purtroppo in grave sofferenza. Indifferenti a chi li vive, sono sempre più spesso abbandonati a se stessi e degradati ad un punto tale da essere invivibili. La presenza umana nelle aree urbane del nostro Paese, sia al Nord che al Sud è particolarmente significativa; è qui che vivono 3 cittadini su 10. I comuni italiani al di sopra dei 250 mila abitanti raccolgono il 27% della popolazione. Ma intanto, i mali d’Italia, i più gravi mali d’Italia, si concentrano soprattutto in queste realtà; aria sporca, traffico intenso ed inquinante, aria cattiva, pessima qualità del tempo libero e soprattutto crescente degrado umano e sociale, con forme di familismo non più e solo nell’ambito familiare, ma della persona sempre più costretta a vivere disperatamente sola e senza quell’insieme sociale ed umano, una rete importante per sconfiggere l’isolamento. È assolutamente vero quanto dichiarato da Paola Garrone curatrice dello studio realizzato dalla Fondazione per la Sussidarietà e docente di Economia dei Servizi e delle Reti al Politecnico di Torino.  La studiosa dei comportamenti umani afferma: “i cittadini, percepiscono una correlazione diretta tra la qualità dei servizi e la diffusione delle negatività di sussidarietà”. Migliore risulta la qualità dei servizi nelle città in cui il terzo settore è più forte. Mentre le città del Nord e del centro da Milano a Torino, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Roma eccellono distintamente per qualche specifica caratteristica (trasporti, tempo libero, verde pubblico, edilizia abitativa, gestione rifiuti, pulizia delle strade), al Sud con Catania, Napoli, Palermo, al fondo della classifica, i cittadini intervistati bocciano le loro città, contestandone la qualità dei servizi pubblici erogati e l’insufficienza degli stessi nelle quattro aree (casa, trasporti e mobilità, ambiente e tempo libero), oggetto di analisi. È in tutti gli intervistati il riconoscimento dell’impegno del terzo settore che, se presente, può migliorare la qualità dei servizi. Il terzo settore, come sostiene Paola Garrone, essendo più vicino alla gente, sa meglio individuare ed interpretare le esigenze dei cittadini. Esempi ce ne sono dappertutto in Italia; persino a Napoli il gruppo dei Friarielli Ribelli è riuscito a mettere a nuovo piazze e spazi pubblici, sottraendole al degrado ed all’abbandono. Ma vediamo da vicino il malessere che non permette alle città del Sud di essere umane e vivibili con la gente che le abita. Si tratta, purtroppo, di un malessere profondo e fortemente radicato, perché profondo e radicato è nella gente che qui vive. È un malessere antropico dovuto alla mancanza di solidarietà umana e sociale per quell’insieme metropolitano che insieme non è, perché ciascuno vive in una condizione di profonda solitudine. A giustificare il disagio di Napoli, città fanalino di coda, è il vicesindaco e assessore all’ambiente Tommaso Sodano, senatore della Repubblica per due legislature nelle fila di Rifondazione Comunista. Pur riconoscendogli l’onestà culturale che lo ha sempre caratterizzato, pur volendogli essere generosamente vicino, c’è un profondo disagio a dare una legittima giustificazione alle cose da lui dette e così espresse, “sinceramente sono convinto che la vivibilità in questa città sia migliore di come troppo spesso viene strumentalmente presentata …. Ma onestamente questa città non può essere sempre dipinta come periferia dell’universo perché tale non è”. Caro vicesindaco Sodano, nessuno, mi creda, per partito preso è nemico di Napoli e ne parla male per il solo capriccio di offendere Napoli ed i napoletani. Napoli è ancora nel cuore di tanti in Italia e nel mondo; Napoli è una città amata, fortemente amata. Non si può far finta di niente e/o dire che tutto va bene; proprio per questo amore profondo non si può tacere; non si può assolutamente fare finta di niente e dire che tutto funziona alla perfezione e che i mali di Napoli sono solo il frutto di malelingue che si compiacciono di parlare male anche quando c’è da parlarne bene. Questo non è per Napoli; le voci contro i mali di Napoli, sono spesso voci anche disperate, il frutto di un amore tradito. Aveva tanta buona ragione Paolo Grassi, inventore moderno nel nostro Paese della figura dell’operatore culturale, a dire che una società non si costruisce solo sulle cose materiali; si costruisce soprattutto sulla cultura e sulla grande forza dell’immaterialità. Non si può pensare di dare a Napoli tutto quello che si merita con le sole parole di occasione; purtroppo, non servono a niente, proprio a niente. Si tratta di parole al vento subito cancellate e di belle promesse che, da troppo lungo tempo, assolutamente non riescono a risolvere i mali profondi di Napoli e del Sud più in generale. I mali di Napoli sono mali veri; nessuno, ma proprio nessuno, si inventa niente per il solo capriccio di inventarsi inopportunamente le cose. Questo non è; soprattutto questo non è, parlando di Napoli e della Campania più in generale; trattasi di realtà purtroppo ammalate, con un profondo malessere umano, sociale e soprattutto politico; un malessere profondamente radicato nelle coscienze della gente e che ha assunto, in tutto le sue caratteristiche la forma della malasocietà e della malapolitica, fenomeni assolutamente negativi, aggravati, tra l’altro, dall’assenza di una borghesia che ha ormai abdicato a favore di altri, svendendosi ai poteri occulti e non, che tanto male fanno a Napoli ed alla Campania più in generale. Caro senatore Sodano niente difese d’ufficio, ma riflessioni attente e profonde, con azioni virtuose e fatti concreti per cambiare i tristi destini di Napoli e della Campania. Ma per tutto questo è ora di ridurre l’effimero napoletano, che fa di Napoli una città tragicamente terminale. Evitiamo l’insorgere di mascalzonate napoletane assolutamente pericolose e che non giovano a nessuno. Ridiamo a Napoli l’orgoglio che si merita, liberandola da tutte le sue profonde sofferenze; ridiamo a Napoli l’orgoglio della sua identità, della sua appartenenza, dei suoi uomini cari al mondo. Ridiamo a Napoli ed alla Campania quella cultura inopportunamente scippata che rende brutta, inospitale ed ultima per qualità della vita una grande città, una città che, con i fatti, può rivendicare di essere capitale del Sud e del Mediterraneo, cambiando però nel profondo le sue caratteristiche umane, sociali e politiche.