Istanbul: il simbolo dello sviluppo disumano

Giuseppe Lembo

La città di Istanbul è il simbolo dei nostri tempi e di quello che non dovrebbe accadere in un contesto urbano fatto per l’uomo e quindi immaginato e costruiti per garantire la migliore qualità della vita possibile all’uomo della Terra. La prima incontrovertibile negatività di Istanbul è nella sua dimensione di ingestibile carnaio umano. La crescita disumana e fortemente disordinata di Istanbul è dovuta ad un progetto di sfrenato sviluppo urbanistico. Oggi Istanbul conta 15 milioni di abitanti; si tratta di una grande megalopoli dove facilmente l’uomo può smarrire se stesso e può cancellare le caratteristiche umane della sua identità. È una megalopoli cerniera fra occidente e medioriente; è difficile il poterle dare un’anima e caratteristiche identitarie tali da riuscire a controllare i suoi turbolenti sviluppi spaziali che dovrebbero essere fatti per l’uomo e non contro l’uomo. Osservandone le caratteristiche si è fortemente scioccati per come gli spazi urbani siano stati inglobati in uno sviluppo edilizio neoliberista, basato sul forte divario tra quartieri e stili di vita agiati e quartieri e stili di vita caratterizzati solo da miseria e da forme di disumano abbrutimento con protagonisti tanti dannati della Terra, uniti unicamente dalla “dannazione” di essere venuti al mondo. Le loro condizioni sono condizioni di uomini con caratteristiche da solo disperati, in tutto simili al paesaggio umano assolutamente brutto ed indistinto di cui fanno parte. Guardando da vicino Istanbul, pensando come possibili nel futuro umano i progetti di megalopoli che possono arrivare fino a 50 milioni di uomini, c’è da preoccuparsi e non poco, per quello che sarà il futuro dell’uomo sulla Terra. Sarà, purtroppo, un futuro disumano ed assolutamente fuori dalle dimensioni possibili di armonica convivenza umana, fatta di buoni rapporti e non solo di caos e di degrado da inferno più totale. Il futuribile delle città megalopoli del mondo è, purtroppo,tutto nelle progettazioni megagalattiche di paesaggi urbani indifferenti all’uomo ed al suo bisogno di vivere civilmente insieme agli altri. Raccontare le megalopoli, non è per niente facile, soprattutto perché bisogna saperle immaginare più che conoscerle e viverle. Non si sa da dove cominciare; proprio non si sa su quali aspetti rivolgere l’attenzione e l’osservazione per far capire agli altri, attraverso il proprio senso fantastico ed il proprio raccontare delle caratteristiche d’insieme del mondo urbano di cui si parla, strutturato per essere un inferno da vivere e da fare immaginare realmente tale anche a chi lo vive da lontano attraverso il racconto degli altri.