Tempo di un Concilio dogmatico?
Carlo di Pietro
Per comprendere il fenomeno dilagante della crisi dovuta al post Concilio Vaticano II e per apprendere consapevolezza di ciò che differenzia il “vero” dal “falso” credente, anche in ambienti religiosi, è doveroso introdurre brevemente almeno 3 concetti cardini della cristianità: “depositum fidei” o deposito della fede, ortodossia della fede e Magistero della Chiesa. Procediamo per punti. 1) Il cosiddetto deposito della fede è dato dal complesso di tutte le verità teoretiche e pratiche insegnate da Gesù e tramandate dagli Apostoli. Esse costituiscono la base del Magistero della Chiesa, non potendo questa aggiungere nulla a quanto – almeno implicitamente – è contenuto nella «Parola di Dio» detta e scritta. (Cf. D-S 3070, 3074). 2) La cosiddetta Ortodossia della fede equivale alla “Fede retta”, ossia fede illuminata dalla Rivelazione in dipendenza dal Magistero ecclesiastico che la propone ed interpreta. Tale autorità è affidata da Cristo stesso alla Chiesa romana, depositaria della verità perfetta, e “colonna della cristianità”. Senza la Chiesa il mondo non avrebbe la Scrittura, ma solamente dei reperti storici confusionari e spesso contraddittori. La Chiesa, in virtù della sapienza conferitaLe da Cristo mediante effusione di Spirito Santo, seppe nei secoli discernere, trascrivere, interpretare e tramandare l’unica vera Scrittura. 3) Il Magistero ecclesiastico è quello principalmente orale affidato da Cristo, «Parola-Incarnata», alla Chiesa nei suoi ministri per comunicare il contenuto della Rivelazione pubblica quanto alle verità da credere e ai doveri da compiere in ordine alla salvezza eterna. – Alle origini, il magistero degli Apostoli inaugura la Tradizione della «Parola di Dio», che poi, essendo stata scritta, ci ha dato i libri del Nuovo Testamento. Duplice è la forma del Magistero Ecclesiastico.: solenne e ordinaria. La prima è esercitata personalmente dal Papa quando parla «ex cathedra», e dal Concilio ecumenico che sentenzia sotto la sua presidenza. La seconda consiste nel magistero dell’episcopato cattolico disperso nel mondo, che svolge la sua missione in sintonia col Vescovo di Roma (LG 25; D-S 3011). In entrambe le forme, il Magistero, contenuto nei limiti di un’interpretazione autentica della parola di Dio in materia di fede e costumi e valido per tutti i credenti, non può non essere infallibile in quanto continua l’opera illuminante del Verbo, suprema e assoluta Fonte di verità e di certezza. Se per assurdo tutta la Chiesa (Pastori e fedeli) cadesse in errore per un solo momento, l’opera redentrice del Cristo risulterebbe vana, e menzognere dovrebbero ritenersi le sue promesse di assistenza. Detto ciò è possibile analizzare l’evidente Crisi postconciliare: E’ un fenomeno negativo e straordinariamente complesso che riguarda le condizioni della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Si tratta di una crisi che imperversa come la peggiore di quante ne ricordi la storia, perché: a) è provocata da forze interne alla Chiesa, cioè da credenti, teologi e qualificati membri della Gerarchia […] ; b) si è valsa dei sofismi tratti da tutti gl’indirizzi della filosofia moderna ostili alla Trascendenza, al Cristianesimo ed alla Chiesa gerarchica […] ; c) non ha risparmiato nessun dato della Rivelazione, travolgendo verità di fede, principi morali, celebrazioni liturgiche, disciplina del Clero, formazione dei laici […] ; d) ha raggiunto l’aspetto più radicale ed esasperante nella dichiarata impotenza del pensiero umano a conoscere la verità-in-sé, oggettiva, immutabile, assoluta […] . Si tratta del «problema cuciate della teologia e della pastorale di o’ggi». Infatti, «la verità è apparsa come una pretesa troppo alta, un ‘trionfalismo’ che non si poteva più permettere…» (J. Ratzinger»), « […] I cristiani, oggi, in gran parte, si sentono smarriti confusi, perplessi e perfino delusi, ha dovuto ammettere e lamentare Giovanni Paolo II il 7 febbraio 1981. «Si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie eresie in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni; si è manomessa anche la liturgia. Immersi nel ‘relativismo’ intellettuale e morale, e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico, senza dogmi definiti e senza morale oggettiva». Affermava Paul Claudel: “La gioventù non è fatta per il piacere ma per l’eroismo!”. I giovani oggi si chiedono, è proprio che davanti a questa situazione non ci sia nulla da fare? Molti parlano dello “spirito dei tempi”. Secondo loro nessuna reazione all’insegnamento della tradizione potrà avere successo perché contraria a questo “spirito”. La storia non torna indietro e si fa cattiva maestra, se si cede allo spirito del mondo, che è Satana! Cristo non vuole rimettere nulla senza la vera Chiesa da Lui fondata. E come tutte le cose del Padre sono del Figlio e quelle del Figlio sono del Padre, essendo una cosa sola per natura, così lo sposo ha dato tutte le cose sue alla sposa, e lo sposo ha condiviso tutto quello che era della sposa, che pure rese una cosa sola con se stesso e con il Padre. Voglio, dice il Figlio al Padre, pregando per la sposa, che come io e tu siamo una cosa sola, così anch’essi siano una cosa sola con noi. Lo sposo pertanto è una cosa sola con il Padre e uno con la sposa; quello che ha trovato di estraneo nella sposa l’ha tolto via, configgendolo alla croce, dove ha portato i peccati di lei sul legno e li ha eliminati per mezzo del legno. Quanto appartiene per natura alla sposa ed è sua dotazione, lo ha assunto e se ne è rivestito; invece ciò che gli appartiene in proprio ed è vicino l’ha regalato alla sposa. Egli annullò ciò che era del diavolo, assunse ciò che era dell’uomo, donò ciò che era di Dio. Per questo quanto è della sposa è anche dello sposo. Ed ecco allora che colui che non commise peccato e sulla cui bocca non fu trovato inganno, può dire: “Pietà di me, o Signore: vengo meno”(Sai 6,3), perché colui che ha la debolezza di lei, ne abbia anche il pianto e tutto sia comune allo sposo e alla sposa. Da qui l’onore della confessione e il potere della remissione, per cui si deve dire: “Va’ a mostrarti al sacerdote”. Perciò nulla può rimettere la Chiesa senza Cristo e Cristo non vuol rimettere nulla senza la Chiesa. Nulla può rimettere la Chiesa se non a chi è pentito, cioè a colui che Cristo ha toccato con la sua grazia; Cristo nulla vuol ritenere per perdonato a chi disprezza la Chiesa. “Quello che Dio ha congiunto l’uomo non lo separi. Questo mistero è grande, lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa” (Mt 19,6; Ef 5,32). Non voler dunque smembrare il capo dal corpo. Il Cristo non sarebbe più tutto intero. Cristo infatti non è mai intero senza la Chiesa, come la Chiesa non è mai intera senza Cristo. Infatti il Cristo totale ed integro è capo e corpo ad un tempo; per questo dice: “Nessuno è mai salito al cielo fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo”. Questi è il solo uomo che rimette i peccati. La frattura aperta dal Concilio Vaticano II che, da essere di natura meramente pastorale, nella pratica ha forgiato religiosi che in molti casi negano o sovvertono dogmi di fede e verità accertate, necessita di una sanazione mediante un nuovo Concilio che redima e condanni le attuali eresie che si perpetuano anche e soprattutto all’interno cella Chiesa stessa; molte anime soggiacciono negli inferi terreni e nell’inferno eterno, a causa di queste eresie che vanno estirpate. Il Papa che avrà il coraggio di indire un concilio dogmatico, riceverà condanna terrena, ma la dovuta ricompensa eterna. Solo così Cristo smetterà di soffrire a causa della frattura causata che, come Egli stesso ci insegna, non viene da Dio ma dal Satana, ovvero da colui che non unisce, anzi divide.
E come pensa di estirpare quel libero pensiero che lei chiama “eresie”? Magari con qualche rogo dopo avere inflitto raffinate torture? Con conseguente confisca di ogni bene? Credo che Gesù mediante il quale la chiesa s’è arricchita smentendone l’esempio, non ha detto un solo dogma: ha predicato solo di morale. Ma a lei piacerebbe fare la parte di Thomas de Torquemada. Lo si capisce benissimo …
Sia lodato Gesù e Maria.
Già da alcuni anni, molti di noi stanno iniziando ad affiancare all’antico CREDO, il Credo Mariano, con l’ auspicio che venga al più presto promulgato dal Sommo Pontefice, per VOLONTA’ di DIO, il Dogma: Maria Corredentrice.
E’ quanto sta auspicando il Messaggero dello Spirito Santo San Gabriele Arcangelo, oggi qui tra noi: http://www.gabrielearcangelo.it
IL CREDO MARIANO
Amo la Madonna, la amo filialmente con tutto il cuore!
Credo nella sua Maternità divina, nella sua perpetua Verginità, nella sua Immacolata Concezione, nella sua missione Corredentrice, accanto al Figlio Redentore.
Credo nella sua Assunzione e glorificazione celeste in corpo ed anima, perchè Maria è immagine della Chiesa che dovrà avere il suo compimento.
Credo nella sua Maternità Spirituale, nella sua Maternità ecclesiale, nella sua Regalità universale.
Credo nella sua Mediazione di grazia per lo sviluppo della vita divina nelle anime.
Credo, quindi, nella sua presenza di amore accanto a ciascuna creatura come Madre, Ausiliatrice, Consolatrice.
Credo nel trionfo universale del Cuore Immacolato di Maria oggi, perchè questa è la sua ora! E nell’età futura.
Lode a Dio Padre in eterno, Gloria a Cristo Signore, salga allo Spirito Santo l’ inno di Fede e di Amore.
Maria Luisa Cavaliere