Mercato San Severino: “La bella compagnia” con “La Magnifica Gente do’ sud”

Anna Maria Noia

Una serata esilarante, veramente speciale, quella vissuta domenica scorsa 26 febbraio al centro sociale di Mercato S. Severino, in occasione della performance teatrale da parte de “La bella compagnia” di Castel S. Giorgio. Il gruppo amatoriale, nato nel 1999, gravita attorno alla parrocchia di S. Maria a Favore, frazione di S. Giorgio, e organizza valide iniziative per divertire ma soprattutto per divertirsi con la recitazione. Lo spettacolo messo in atto da tale compagnia è stato inserito nel programma di “Insieme… con il teatro”, rassegna amatoriale promossa da “La magnifica gente do’ Sud” e giunta alla diciannovesima edizione. Questo ensemble, che si impegna e coinvolge con passione, è diretto da Matteo Della Corte. “La bella compagnia” ha già portato in scena svariati copioni di genere prevalentemente comico, attinti dalla più verace tradizione partenopea, ad esempio da Scarpetta e dai De Filippo, ma non disdegna di trovare altre strade e nuove sperimentazioni. La piece portata in scena domenica 26 febbraio è del noto cabarettista napoletano Thomas Mugnano; si tratta di una intensa commedia in due atti molto “caricata” – in senso positivo – che termina anche con qualche nota di riflessione, molto breve. Il lavoro si intitola: “L’amore è cieco, ma il matrimonio gli rende la vista”. Il tutto è risultato convincente, sia per noi che scriviamo che per il folto pubblico che ha letteralmente preso d’assalto i posti a sedere dell’auditorium, riempiti in ogni ordine e grado. La location, o – come si suol dire – la cornice in cui è ambientata la commedia è costituita dalla Napoli degli anni Settanta. Il luogo dove si svolge l’azione è la casa di una tipica famiglia dell’epoca, un nucleo familiare eccentrico – a dir poco: le vicende di cui è composto il plot riguardano personaggi involontariamente buffi, tratti pari pari dal milieu (ambiente) partenopeo scaramantico e ingenuamente caratterizzante dei nostri tempi… e di qualche tempo fa, come dimostra l’opera di Mugnano. I protagonisti sono ignoranti e rozzi, rudi – eccezion fatta per il componente “studioso” del gruppo familiare, ovvero Domenico (Vincenzo Siglioccolo) – ma ricchi di valori (ed è questo il messaggio finale che Thomas Mugnano vuole veicolare…) e comunque, anche se praticano la fatidica “arte di arrangiarsi”, risultano pieni di amore e di rispetto verso se stessi e gli altri. I personaggi sono Gaetano, pittore fallito ma tutto sommato ottimista, che “tira a campare” – per intenderci; egli è stato interpretato da un ispirato Matteo Della Corte. Al suo fianco c’è la donna “brigadera” (cioè abituata a comandare) Concetta, il cui carattere forte, deciso e determinato è stato esplicitato da Anna Adinolfi. La coppia ha quattro figli: Gigino, il piccolo di casa, interpretato da Gioacchino Costabile; Carmelina, ovvero: Nella Alfano; Teresina, alias Rosa Cavaliere; Domenico, il meno… “zotico” della famiglia, che studia per uscire fuori dalla “bassezza” materiale (ma non morale) e dalla povertà di risorse dell’ambiente che lo circonda. Veramente irriconoscibile Teresa Rescigno, attrice in genere “prestata” a ruoli più… “provocanti” che stavolta – invece – ha indossato i panni di una vecchietta impertinente e “schiattigliosa”, gobba e linguacciuta, che parla tramite “saggi” aforismi, tutti da far scompisciare dalle risate: si tratta di Immacolata, suocera di Gaetano e madre di Concetta. L’anziana interviene spesso contro Gaetano, ma è anche accompagnata da Ninuzzo, un altro figlio, portatore di handicap che però… si sa esprimere benissimo anche senza parlare; molto valido a tal proposito l’attore nei panni del diversamente abile: Alessandro Zambrano. Tutto lo spettacolo è ricco di sketch e colpi di scena, di gaffe ed equivoci, anche di doppi sensi; a vivere tali “momenti” comici non è (stata) solo la famiglia sopra citata, ma anche personaggi “collaterali”, del calibro ad esempio di Francuccio, idraulico e fidanzato di Teresina, il cui interprete, Guido Adamo, è stato bravo e se la è cavata anche nel vestire i panni di un altro “individuo”: Guido La Vespa,  a caccia di donne ma imbranato e buffo. Simpatica nel ruolo della “vamp” Monica Cantalamessa anche Rosanna Pagano, nei panni di un’avvenente rappresentante di enciclopedie, elegante e che non passa inosservata. Tra vicende domestiche, vissute attorno ad un tavolo come ad esempio fanno Gigino o la sorella quando chiedono aiuto per i compiti di italiano – con risultati “effervescenti” – al padre ignorante, ovvero Gaetano, complicazioni e colpi di scena la commedia si conclude con un (immancabile) lieto fine, anche se in un flash finale si vede Domenico da adulto che, pur avendo con il suo studiare ottenuto un lavoro importante e guadagnato molti soldi, non è contento della vita che conduce e gli appare il fantasma del padre-Matteo Della Corte tutto vestito di bianco che gli rinfaccia gli ideali di onestà e di laboriosità della “scostumata” ma unita famiglia.