Riceviamo e Pubblichiamo: “Contributo patrimoniale” per riduzione debito pubblico italiano

(Le “esternazioni” delle agenzie di rating rappresentano un’opportunità)

Le agenzie di rating hanno obiettivi non sempre comprensibili ed in passato hanno commesso errori eclatanti. A prescindere dalle loro “esternazioni” l’Italia può “sfruttare l’occasione” e salvarsi facendo affidamento sulle proprie forze, valorizzando le corpose risorse interne. In questa fase storica è auspicabile risolvere in autonomia, laddove possibile, i problemi nazionali. E’ opportuno anticipare gli effetti  connessi al “fiscal compact” definito in sede europea. Occorre porre mano senza indugio ad un “contributo patrimoniale” del 3 o 4 per cento sul complessivo di circa 8.000 miliardi di beni mobili ed immobili privati italiani.  Con tale introito straordinario,  dai 240 ai 320 miliardi di euro, si coprirebbero buona parte dei titoli pubblici italiani in scadenza nel  2012. Questo, a dispetto degli investitori riottosi ed indisponibili a sottoscrivere BTP italiani, se non a certi livelli elevati di tassi d’interesse. L’Italia con tali disponibilità potrebbe gestire con flessibilità e diradare le aste per la vendita dei suoi titoli pubblici nei prossimi 6/12 mesi, bloccando definitivamente la speculazione internazionale che sta approfittando dell’inconsueta concentrazione di scadenze di titoli nel 2012. Il nostro Paese di fatto potrebbe  spiazzare il mondo degli operatori che puntano, in maniera palese od occulta, sul suo collasso finanziario ed, a seguire, su quello dell’Euro. L’Italia registrerebbe anche il risparmio di interessi su titoli per circa 15 miliardi di euro nel 2012 e negli anni successivi che potrebbero essere impiegati per accompagnare e stimolare il sistema produttivo nazionale, migliorando ulteriormente il rapporto Deficit/Pil. L’applicazione di un “contributo patrimoniale” trova consensi nel mondo imprenditoriale, in quello sindacale ed anche tra le menti illuminate della società civile: segno della comune consapevolezza dell’eccezionalità della situazione da affrontare. E’ l’unica strada percorribile propugnata da quanti hanno a cuore un futuro per l’Italia che non contempli la sua disgregazione e l’uscita dal novero delle nazioni industrializzate ed avanzate. Il contributo patrimoniale, d’altro canto, risulterebbe profittevole anche per i detentori di grandi patrimoni, considerato che, in successione, si registrerebbe un forte rimbalzo dei valori azionari di borsa ed un deciso recupero dei valori di mercato dei titoli di Stato in circolazione. Pertanto l’esborso a titolo di “contributo patrimoniale” sarebbe prontamente recuperato con abbondante premio, dimostrandosi un fruttuoso investimento a livello personale e per l’intera comunità nazionale.  Francia, Germania e gli altri Paesi ci ringrazierebbero per l’esemplare iniziativa che “aggiungerebbe mattoni decisivi” a sostegno ed a completamento dell’Unione Europea.  Qualcuno sostiene che “la parte liquida” dei grandi patrimoni italiani sarebbe “parcheggiata” in Svizzera ed in altri Paesi compiacenti. A questi Paesi l’Italia  dovrebbe chiedere di incassare il previsto contributo patrimoniale per conto del nostro Ministero del Tesoro, lasciando transitoriamente i capitali al loro posto, in attesa delle decisioni in materia preannunciate dall’Unione europea.  I titolari di grandi patrimoni avrebbero tanti buoni motivi per non far mancare il proprio contributo alla messa in sicurezza dell’Italia, sviando l’attenzione pretestuosa ed irriguardosa delle agenzie di rating.  
Sàntolo Cannavale