Casa di Riposo Borea: si poteva ignorare?

Giovanna Rezzoagli

Ciò che è accaduto nella casa di riposo “Borea” di Sanremo poteva essere evitato? Questi episodi di maltrattamenti su anziani e disabili si sono verificati in Liguria ma sono stati ripresi dalla stampa nazionale, tutti hanno potuto vedere gli operatori e gli infermieri in servizio presso la struttura mentre strattonavano e malmenavano gli anziani ospiti. In tanti hanno gridato allo scandalo, in primis l’Assessore  Regionale alla sanità ligure Claudio Montaldo. Giusto, giustissimo. Peccato che si sia voluto trasmettere all’opinione pubblica che la situazione del “Borea” fosse un caso isolato. Con questo doloroso fatto di cronaca, nessuno ha scoperto la proverbiale acqua calda. La realtà, nuda e cruda, è data dall’evidenza che spesso e volentieri chi svolge le mansioni di operatore socio-assistenziale è costretto a turni massacranti, a compiere atti per i quali bisognerebbe essere in due (provate a spostare un anziano disabile di 80 chili dal letto alla sedia a rotelle e viceversa), a rientrare dalle ferie perché qualche collega si è ammalato e non ci sono sostituzioni, a prendersi quotidianamente botte ed insulti. Ovviamente tutto ciò non giustifica minimamente i comportamenti di violenza gratuita verso chi è inerme ed indifeso, ma rende necessaria una riflessione: come mai nel nostro Paese non si previene la Sindrome del Burnout in questo contesto lavorativo? La risposta, perché costa. Sovente le strutture per la terza età sono gestite da cooperative, ma anche quando sono in mano a privati la politica è sempre quella: risparmio, sempre e su tutto. Un operatore non rende abbastanza sul lavoro (tradotto per i non addetti: non alza, lava, veste, nutre almeno 10 pazienti da solo in un’oretta)? Semplice, con i contratti a tempo determinato, si sostituisce. Il ricambio non manca, non sono richieste qualifiche particolari, per cui si trova sempre qualcuno che lavori almeno qualche mese senza lamentarsi troppo, specialmente se straniero. E’ colpevole la non consapevolezza di ciò che avviene nelle case di cura. Ben consapevole di ciò che si cela dietro i nomi accattivanti delle strutture per la terza età, lo scorso anno (in tempi decisamente non sospetti…), l’idea di uno sportello ad hoc presso la sede del “Tribunale per i Diritti del Malato”. Tutto bene, idea piaciuta ai responsabili, tutto perfetto, compreso il progetto di entrare dentro le strutture per spiegare a chi vi opera e vi vive a qualsiasi titolo cosa sia il Burnout. Persino all’Assessore Regionale presentato questo progetto. Dopo mesi e mesi, tanto lavoro per preparare il materiale più adatto, tante energie spese a confezionare una efficace comunicazione, è rimasto tutto in un cassetto. La solita italica inerzia, che lascia tutto come trova e fa sentire spaventosamente soli. Ora qualcuno parla di “Task force” per verificare cosa avvenga nelle case di cura. Ben venga, alla buon’ora. Meglio tardi che mai. L’importante è che nessuno osi dire “non sapevamo”. Sapevate in tanti in Liguria,  ma avete ignorato, come spesso succede. O forse si preferisce credere che le idee concrete, quelle che è troppo scomodo realizzare anche se a costo zero, forse perché non sono venute al professorone di turno o a qualcuno cui bisogna assicurare la carriera, nascano dal nulla?

5 pensieri su “Casa di Riposo Borea: si poteva ignorare?

  1. Fa male vedere certi comportamenti, ci si sente offesi ed indignati di fronte ad atti di violenza, qualsiasi forma assumano, ma, in particolar modo quando vengono perpretati contro gli inermi. In questo caso abbiamo visto aziani subire maltrattamenti altre volte siamo inorriditi di fronte alla violenza sui bambini, messa in atto da chi avrebbe dovuto prendersene cura, mi riferico agli “insegnanti” degli asili, non ci siamo fatti mancare nulla ed abbiamo osservato la violenza all’opera su chi soffre di gravi disordini e/o patologie mentali. Quando la televisioni trasmette queste immagini, insopportabili alla vista dei più, tanti si alzano e urlano a gran voce “Vergogna” che “Schifo, che Scandalo” vero nulla da ridire sullo sdegno di fronte a certi atti, vi è poi chi si alza ed avendone il potere indaga e mette in atto i doverosi “rimedi” sempre e solo temporanei, sempre e solo sul singolo caso: quello mostrato ed additato, dimenticando che non sono casi isolati, che troppo spesso le persone sono sfruttate e spremute come limoni, ore di lavoro che ricordano i “campi di cotone”. Le soluzioni ci sono esitono, le conosciamo tutti e vengono anche solo dal semplice buon senso senza necessariamente aprire commissioni d’inchiesta all’uopo. Il personale deve essere supportato ed affiancato da esperti, i turni non possono e non debbono essere massacranti, i contratti a tempo determinato che permettono un cotinuo ricambio di personale, senza la minima preparazione, punti di ascolto per i famigliari ed i pazienti stessi, insomma le vie ci sono ma, esiste un unico problema hanno dei costi elevati. Proprio poco prima di collegarmi e leggere il tuo articolo stavo riflettendo su un fatto che mi sconcerta da un po’ quanto “Costa una vita?” ” Che Valore ha la vita? si può quantificare una cifra che possa pagarla?” Non credo che esista un prezzo, non può e non deve avere un prezzo, pure lo ha ed è diverso da essere umano ad essere umano, perchè la vita a quanto pare ha un Valore diverso a seconda di chi sei, quanti anni hai, che lavoro fai ed altri parametri arbitrariamente posti per quantificarne il prezzo. Pure tutti noi risponderemmo di primo acchito “la Vita non ha prezzo, non esistono soldi per pagarla!” Il problema nasce quando invece di rispondere intuitivamente, cominciamo a pensarci sopra e allora tutto cambia ed i risultati li vediamo ogni giorno, purtroppo…

  2. Cara Andrea, proprio prima di leggere il tuo commento ho avuto notizia che episodi simili a quelli avvenuti a Sanremo si sono verificati recentemente anche a Sarzana e a Roma. Questo significa che il problema è urgentissimo da affrontare. Le azioni di abuso e sopruso sia fisico che psicologico vanno punite, ma anche prevenute. Le case di riposo rappresentano un mercato florido per chi le gestisce, i controlli sono pochi ed inadeguati. Spesso affidati alla mano destra che vien lavata dalla sinistra, non so se rendo l’idea. Ormai io posso solo, con tutta l’amarezza di chi ha fallito un obiettivo anche se per non proprie responsabilità, portare all’attenzione di chi legge l’esistenza di una gravissima tematica che merita di non essere sottovalutata. Forse, anche questo può servire. In ogni caso concordo con te, quanto vale la vita? Mi verrebbe spontaneo risponderti: dipende da come la si è vissuta. Ma ogni vita dovrebbe avere un valore intrinseco che non ha, a tutto vantaggio di quello estrinseco parametrabile secondo l’umana stoltezza. Grazie Andrea, per i tuoi spunti di riflessione.
    g.

  3. Cara Andrea, mi accorgo solo ora, e di ciò mi scuso, che nel tuo commento parli di “punti di ascolto” e di “supporto” per chi opera nelle case di cura, il tutto con costi elevati. Ma quando si mettono in piedi dal niente questi servizi GRATIS e ti boicottano, cosa pensare? Io ormai non spero più in niente, lavorativamente parlando, ma che anche nel volontariato ci fossero ripicche e personalismi tali e tanti da bruciare i servizi che servono sul serio, questo non lo avevo messo in conto. Altra lezione da mettere da parte, eppure troverò altre vie, a costo di inventarmele di sana pianta, so di essere nel giusto a denunciare inerzia e lassismi vari. tornerò sul tema case di riposo, con tre tesi al mio attivo sull’argomento il materiale (purtoppo) non mi manca…

  4. Giovanna il mio pensiero è proprio questo la Vita ha un suo valore intrinseco che nulla ha a che vedere con quello estrinseco che invece è l’unico che pare avere un riconoscimento dai più. Tornando invece sul tema centrale del tuo articolo che è si una denuncia ma, anche uno spunto di riflessione importante per chiunque e non solo per chi lavora nelle case di cura o soggiorno per anziani, so quanto materiale hai da parte e quanto hai sempre fatto e tuttora fai in forma totalmente gratuita. Sei nel giusto ed infine le vie verranno trovate, come dici tu anche a costo di inventarle! Come ben sai qualche via, seppur in ambito diverso, io l’avevo trovata e consegnandola nelle mani sbagliate qualcuna si è resa “Bella” in periodo pre elettorale, con le mie idee, lezioni che si imparano che ci rendono solo più forti che ci fanno crescere, solo questo debbono essere per noi non possiamo certo farci sommergere da cotanta immondizia. Per dirla con una storiella non mia: Un giorno un contadino gettò nel pozzo il proprio asino che era divenuto troppo vecchio per lavorare, la povera bestia cominciò a ragliare, non potendo sopportarne i lamenti il contadino aiutato dai compaesani cominciò a spalare la terra intorno al pozzo gettandola sull’animale. L’asino ragliò più forte per un breve periodo ma, dopo poco smise, il contadino meravigliato guardò nel pozzo e vide che che l’asino ogni volta che gli arrivava una palata di terra sulla schiena se la toglieva di dosso e la schiacciava sotto le zampe, non passò molto tempo e l’asino salendo sulla terra che gli buttavano addosso giunse all’imboccatura del pozzo e fuggì. Faremo come l’asino! Con affetto Andrea

  5. Si Andrea, hai ragione. So bene quali e quanti affronti hai dovuto subire, perchè anche tu non hai un padrone cui scodinzolare dietro. La vicenda “pre-elettorale” è semplicemente vergognosa e meriterebbe una denuncia se non altro intellettuale. Ma tu sei Persona che ha tanto da insegnare in fatto di superiorità intellettuale. Io, ogni tanto, alla faccia della flemma del Counselor, nel mio piccolo ribollisco. Tuttavia, mille volte meglio essere asini che credersi furbi… la tua storia insegna. Faremo come l’asino, vedrai. Io, in fatto di pazienza sono come il proverbiale cinese ed ho la memoria dell’elefante. Aspetto con ansia la presa di posizione del Tribunale per i Diritti del Malato dopo i fatti di Sanremo e dopo aver imperiosamente chiuso lo sportello “Terza età” da me voluto, con annesso progetto di “Dare voce a chi non ne ha”: può sempre essere che qualcuno porti avanti al mio posto i miei progetti, da un lato lo spero, dall’altro sono fortemente scettica a riguardo. Intanto, grazie a questo quotidiano ed alla sensibilità che lo dirige, si cominciano ad affrontare alcune tematiche specifiche, presto supportate da un servizio ad hoc.
    Grazie Andrea, viva gli asini…

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