Capitano mio capitano!

Angelo Cennamo

Diceva don Abbondio che il coraggio, chi non ce l’ha, non se lo può dare. Forse è ancora presto per attribuire in modo chiaro ed inequivocbile delle responsabilità penali a Francesco Schettino, il  comandante della nave portata a sbattere contro uno scoglio dell’isola del Giglio, la notte del 13 gennaio. Finchè è possibile, allora, lasciamo lo sprovveduto marinaio al suo processo e sottraiamolo alla gogna mediatica e alla ferocia popolare di chi lo vorrebbe già impiccato o fucilato per quella manovra così maldestra. Oggi Schettino è agli arresti domiciliari perchè il Gip di Grosseto non ha ritenuto necessario tradurlo in carcere, nonostante la richiesta insistente del pm. Il provvedimento potrà sembrare blando ed antiestetico a chi vorrebbe che la giustizia archiviasse in fetta il triste caso della Concordia, apparentemente già definito e scontato. Ma il giudicante, evidentemente, ha escluso che il suo indagato, dall’abitazione di Sorrento, possa inquinare le prove del procedimento, o peggio reiterare i reati che gli vengono imputati. Del resto, immaginare che Schettino, in futuro, possa rimettersi alla guida anche di un semplice gommone appare molto improbabile. Gli resterebbe la fuga. Ma dove, e soprattutto, come? In auto, in treno o in aereo verrebbe preso. Via mare, visti i precedenti, sarebbe un azzardo troppo grande. E allora contro l’inguaiato marinaio evitiamo inutili accanimenti, e alla sua  figura, annichilita e impotente di fronte al disastro provocato, sovrapponiamo piuttosto quella di un altro lupo di mare, napoletano come lui, ma dal piglio più autoritario e risoluto : Gregorio Maria De Falco – il comandante della capitaneria di porto di Livorno, che da terra ha organizzato i primi soccorsi. La telefonata tra De Falco e Schettino, la sera del naufragio, con quel tono così imperioso e caparbio del soccorritore, esattamente contrario a quello, invece, impacciato e fantozziano dell’altro capitano, è già un tormentone. Quella conversazione è la metafora tragicomica del bene e del male che si annida in ognuno di noi. Schettino, suo malgrado, si palesa come il male. De Falco – ma anche lui ne avrebbe fatto a meno – incarna, invece, il senso del dovere e dell’onore, la perizia, il coraggio, la giustizia che trionfa, e quindi il bene. Se non facesse da corollario alla grave sciagura che abbiamo vissuto, quella telefonata la archivieremmo come una gag cinematografica, a metà strada tra “Ufficiale e gentiluomo” e la lettera di Totò e Peppino. “Ora comando io!” è la frase che tutti noi vorremo pronunciare almeno una volta nella vita. E’ il sogno inconfessato dell’impiegato che ambisce al ruolo di capo ufficio; il desiderio del padre frustrato e disobbedito dal figlio ineducato,  e il diritto negato al professore di una classe irrequieta che non lo ascolta. E allora quel “Vada a bordo, cazzo!”, di questi tempi, diventa il migliore slogan per un Paese fermo ed incapace di allontanarsi dal baratro. Viva De Falco e viva l’Italia coraggiosa.

14 pensieri su “Capitano mio capitano!

  1. @Angelo:

    ho ascoltato la telefonata con inquietudine. Dalla sua Schettino ha il fatto che è sicuramente traumatizzato dallo spettacolo della nave a picco: io non avevo mai visto una cosa simile e credo nemmeno lui. De Falco fa il suo lavoro: come hanno detto molti più autorevoli prima di me, in Italia quando fai una cosa normale passi per un eroe. 🙂

  2. Non ho mai letto un articolo di tale ambiguità, Avvocato, o forse l’uso della lingua italiana serve solo a insinuare e a non dire? La registrazione degli ordini della capitaneria di porto con questo individuo li abbiamo ascoltati tutti facendo anche caso alle inflessioni di voce, non alla nuda “trascrizione”. Il suo riferimento a Don Abbondio (amato da molti ed esecrato da altrettanti) cosa ha voluto determinare? Mi sembra che il suo ermetismo valutativo sia paragonabile al “latinorum” di quello. Mi sembra anche che lei e Billy the Kid siate stati refrattari al servizio militare. Quello che ha messo in atto De Falco è assolutamente e del tutto normale, concordo. E’ l’individuo di Sorrento che ha dimostrato di non avere capito cosa sia un’azione di comando. Ma voi conoscete il nome del “raccomandante” di questo individuo? Riuscire ad ottenere gli arresti domiciliari in questo caso ha del prodigioso, ma le vie della Lex sono infinite.
    Avvocato, ma per caso, vorrebbe assumere lei la difesa di Schettino?

  3. Tranquilla Agnese,
    non ho questa ambizione. Nell’articolo non ho affatto difeso Schettino; ho solo precisato che i processi vanno fatti nei tribunali e non nelle pubbliche piazze : è un segno di civiltà.
    Schettino sarà, probabilmente, indifendibile, ma ci sono tanti punti ancora da chiarire. Intanto non sappiamo se la sua compagnia di navigazione fosse o meno a conoscenza di quanto stesse accadendo in quei frangenti. Non sappiamo (ancora) cosa e chi possano aver spinto Schettino a comportarsi in quel modo. E, per finire, mi piacerebbe sapere cosa facevano le capitanerie di porto quando la Concordia e le altre navi erano solite fare “gli inchini”, senza per questo andare a sbattere.

    AC

  4. @Agnese:

    l’ho fatto il militare, ma non ho capito questo cosa c’entri… Sono d’accordissimo con Angelo per quanto riguarda gli altri “inchini”, anche in altre località.

  5. @Cennamo: il commento è esplicito, l’articolo è un pout-pourri di “dico e non dico”.

    @Billy the Kid:mi faccio interprete del pensiero di Agnese. Se lei ha fatto il servizio militare,da sottoposto, che succedeva quando non eseguiva un ordine del sergente di giornata “a campanella”? Se invece lei aveva una stelletta che diceva al sergente di giornata che si era “attardato” nel far eseguire un ordine? Se l’ordine non viene esguito, non c’è problema, lo sa bene, si va a Peschiera o a Gaeta.
    Riascolti Schettino e Falco. Nel momento in cui c’è stato l’abbandono nave gli ordini li dà Falco e Schettino non ha eseguito “a campanella”, un vero “lavativo”. Forse il riferimento di Agnese non era fuori luogo. Nessuno ha però capito che c’entrasse Don Abbondio…
    Lucia

  6. Dimenticavo… scusate entrambi. Ma quando viene dato un ordine il tono con cui è dato non è elemento di pregio (@Cennamo). Perché, Avvocato, nel suo articolo parla di tono “autoritario e risoluto”?
    Un buon Ufficiale l’ordine lo dà sempre in buon modo. Quando il sottoposto è un “lavativo” il tono diventa giustamente quello di Falco (che a mio avviso è stato fin troppo controllato e gentile).
    Lucia

  7. @Lucia:

    intanto, sarebbe più coerente farsi interprete dei propri pensieri, non di quelli di un altro. In secundis, non capisco la sua filippica (e quella della sua assistita) a cosa siano dovute: io ho semplicemente enunciato la possibilità che il comandante Schettino sia rimasto traumatizzato da quanto ha compiuto. In questo contesto, gli si sarebbe potuta ordinare qualunque cosa, ma con esiti incerti. La psicologia viene prima delle stellette: dico questo NON per giustificarlo, sia chiaro, la mia era solo una ipotesi, contro la quale credo si sia accanita un po’ troppo.

    Comunque, non mi sono mai attardato a fare alcunché, e continuo a non capire cosa c’entri il *mio* servizio militare con la vicenda di Schettino.

  8. Sono io che resto un po’ meravigliata da questa sua replica dove mi fa entrare la psicologia in un rapporto tra uomini regolato da un codice molto stretto e univoco, dove esiste il “signorsì” e il “signornò” e dove, specie in situazioni di emergenza riguardanti l’altrui vita, si deve essere sempre pronti e non inadeguati alla situazione. Non so dove e come lei abbia fatto il servizio militare, perché queste sue considerazioni potrebbero lasciare un pochino meravigliati gli addetti ai lavori.

  9. Sono infinitamente addolorato per la perdita di tante vite umane e per l’immane dolore che ne consegue da parte dei propri congiunti, ma sono altrettanto addolorato per un personaggio che avrà fatto chissà quante traversate con onore e di normale tranquillità, ma che ora viene messo allo “scorsoio” prima ancora di essere giudicato da chi di dovere. Credo che ogni essere umano debba avere una giusta e onesta difesa. Il Dottor Cennami è certamente un difensore della giustizia. e della sacrosanta lealtà.
    Cordialità, Alfredo

  10. Il capitano Schettino, secondo il mio punto di vista è il tipico uomo di potere che OGGI l’Italia si merita.
    Potrebbe aver fatto un cosa non dovuta, ma consuetudinale: gli è andata male e pagherà per questa sua imperizia.
    Altra cosa è il suo comportamento dopo “l’incidente”.
    Lui ha dimostrato menefreghismo, egoismo, paura(tutti possono aver paura) Viltà e questa è altra cosa: la VILTA’ va punita severamente ed in particolar modo quando può essere causa di morte delle persone a lui affidate.
    Dicevo che “il capitano” è il degno figlio di questa Italia, una Italia che genera persone che pongono al primo posto il proprio egoistico interesse, relativizzando tutto il resto.
    in bocca l lupo

  11. Devo confessarvi che, col senno di poi, quest’articolo lo avrei scritto in altro modo. Schettino sarà processato, come è giusto che sia, e pagherà per quanto ha cagionato. Ho l’impressione, però, che con lui sranno in tanti a pagare per questa tragedia. In merito a De Falco, Lucia mi chiedeva cosa volessi dire con quel “tono autoritario”. Ebbene, volevo dire quello che ho scritto : autoritario è il tono di chi esercita la propria autorità ( in quel caso, militare). De Falco ha fatto il suo dovere e per questo merita un plauso. Condivido tuttavia anche le considerazioni di chi ha fatto notare quanto sia facile esercitare quella autorità al caldo, dietro una scrivania, con il registratore acceso, nei confronti di un collega “fuso” e “col sedere sullo scoglio”. Mi chiedo, infine, perchè certe telefonate non si facciano in occasione anche di altri inchini, più fortunati di quello di Schettino. Come vedete, la verità a volte è meno intellegibile di come può apparire. Serva da lezione, a me stesso, innanzitutto, e agli altri. Bravo Billy.

    AC

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