Battipaglia: De Castro, Andria, Cuomo condividono priorità Unimpresa Agricoltura

In una sala gremita della suggestiva Masseria “La Morella”, azienda biologica e agriturismo di Battipaglia, si è tenuto il tavolo di lavoro sulla Riforma della Politica Agraria Comunitaria, presentata il 12 ottobre del 2011 dalla Commissione europea che prevede una rivoluzione della politica agraria comunitaria sulla base di temi di vitale importanza per l’agricoltura: la distribuzione dei finanziamenti tra nuovi e vecchi Stati membri dell’UE, l’esortazione ad usare metodi sostenibili dal punto di vista ambientale, lo sviluppo di strutture in grado di aiutare gli agricoltori e, infine, l’equità dei prezzi senza perdere la competitività sul mercato mondiale. Ha aperto i lavori il benvenuto del padrone di casa Fabio Mileto Granozio, titolare dell’azienda agricola “La Morella”, il quale ha sottolineato la necessità di una produzione che rispetti l’ambiente e non sia per questo meno competitiva: una realtà rappresentata brillantemente dalla propria azienda, una delle belle realtà del territorio, che si impegna nella vendita a km 0 e che risponde positivamente all’immagine dell’agricoltore come “guardiano del territorio”, protettore della cultura e delle tradizioni legate alla terra che altrimenti cesserebbero di esistere. Dopo il saluto del sindaco di Battipaglia Giovanni Santomauro, che ritiene la PAC un tema essenziale sul piano politico, economico e sociale per l’enorme incidenza che ha sul bilancio europeo, la discussione è entrata nel cuore del discorso con il contributo di Domenico Maisto, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, che si è detto favorevole alla riforma purché essa preveda uno snellimento della burocrazia che intralcia da sempre lo sviluppo dell’impresa agricola e favorisca inoltre il partenariato tra soggetti pubblici e privati, tenendo conto di un’ulteriore risorsa del nostro territorio: il patrimonio boschivo. Auspicabile, perciò, una politica agraria che tenga conto dei sistemi agroforestali e garantisca la resilienza. Vito Capozzoli, in rappresentanza del Collegio Provinciale degli Agrotecnici, auspica un innalzamento del contributo del Piano di Sviluppo Rurale, oggi fermo al 40%, una percentuale  troppo bassa. Nel complesso la riforma della Politica Agricola Comune sembra essere insoddisfacente, come spiega Emilio Ferrara, responsabile della Federazione Nazionale Agricoltura di Unimpresa, organizzatrice dell’incontro, dal momento che il “criterio che gli aiuti diretti vengano versati sulla base degli ettari e non della produzione significa per il nostro paese una perdita di circa il 6% pari a 285 milioni nel 2019”. “Se la riforma venisse approvata così com’è”, continua Ferrara, “verrebbero premiate, sulla base di dati estensivi e non produttivi, le rendite e le dimensioni e non il lavoro e gli investimenti”.A chiusura del suo intervento Ferrara a ribadito la richiesta di perseguire con maggiore incisività l’obiettivo di riequilibrio della filiera alimentare a favore degli agricoltori: in tal senso, salutiamo con favore l’estensione del ruolo delle organizzazioni di produttori, ma a condizione che si precisi che esse devono avere compiti di commercializzazione del prodotto dei soci. Per questa motivazione Unimpresa insiste sulla necessità di creare strumenti di gestione delle crisi, indispensabili in un’agricoltura globalizzata, tali da impedire situazioni limite come quella verificatasi nel caso del “Batterio Killer” e nello stesso tempo  sostiene che “l’esborso del 30% degli aiuti sulla base del raggiungiumento di criteri ambientali sia un impegno eccessivamente gravoso non compensato da un proporzionale supporto alla produzione e alla competitività”. La priorità è dunque quella di una sostenibilità economica prima ancora che ambientale, senza la prima infatti, la seconda non può essere realizzata. Alle molte richieste e ai dubbi messi sul tavolo della discussione dai presenti, l’on. Paolo De Castro ha risposto difendendo la nuova PAC, necessaria per il raggiungimento degli obiettivi esposti, una PAC “robusta”, che tenga conto dell’aumento dei paesi membri e che dunque preveda un proporzionale aumento delle risorse e che affianchi al criterio dell’estensione anche quello della produzione. E’ necessaria inoltre una sorta di “flessibilità” che permetta allo stato membro dell’UE di intervenire nei territori e nei settori abituati ad un “aiuto alto”, dove l’applicazione della nuova PAC e la redistribuzione delle risorse potrebbero creare difficoltà. Paolo De Castro si dice complessivamente d’accordo sui dubbi esposti, sull’eccessiva burocratizzazione della politica agraria, sulla necessità di una gestione capillare e allo stesso tempo flessibile delle risorse in un territorio multisfaccettato come quello europeo e, infine, sul bisogno di fornire adeguati strumenti di gestione delle crisi agli agricoltori, in modo da sostenere la produzione anche nel caso di un ribasso dei prezzi. Tutti dubbi che devono, però, essere seguiti da adeguate proposte per le quali bisogna impegnarsi insieme. All’agricoltura italiana, conclude De Castro, serve più organizzazione, più logistica, più capacità aggregativa, più capacità di conquistare i mercati, aumentando una corrente di esportazione ancora troppo modesta. L’intervento di De Castro era stato preceduto da quelli degli onorevoli Cuomo e Andria, che hanno sostanzialmente condiviso le priorità dettate da Unimpresa Agricoltura.