Conosciamo i Balega (Congo Rd): il figlio imbroglione

Padre Oliviero Ferro

Papà, mamma e due figli: uno è già giovanotto, mentre l’altro è ancora un ragazzo. Comunque tutti e due si lamentano, perché il cibo è sempre quello dei più poveri: sombe na ugali, polenta di manioca con le sue foglie cotte. Il padre cerca di svegliarli, ma è un compito molto arduo. Un giorno, finalmente, convince il più grande a seguirlo, per aiutarlo a mettere qualche trappola nella foresta. Si dividono la zona e ciascuno mette le sue. Questo perché il giovane ha messo delle condizioni: della selvaggina che prenderà nelle sue trappole, potrà farne ciò che vuole. Dopo tre giorni, il padre dice al figlio di andare a vedere tutte le trappole, se hanno preso qualcosa:”IO, lo vedi bene, sono indisposto”. Il giovane passa in rassegna tutte le trappole, le sue e quelle del padre, e in una delle sue trova un njiko, una specie di grosso topo, mentre in una di quelle del padre trova un koto, una specie di capra. Sistema il koto nella sua ndaa, sacco di vimini, e lo njiko in quella del padre. Prima di arrivare a casa, deve passare a guado un fiumicello. Mentre fa i primi passi nell’acqua, il fiumicello si gonfia fino a diventare un grosso torrente. Spaventato, esce dall’acqua e il fiumicello ritorna quello di prima. Finalmente, il giovane grida, chiamando il papà. Questi accorre e capisce subito la situazione e grida:”Tengeneza, cambia”. Il giovane non capisce e tenta nuovamente, ma il risultato è sempre il medesimo. Il papà di nuovo grida.”tengeneza”. Da ultimo, il giovane comprende, sistema la selvaggina come si deve e può attraversare il fiume con tutta tranquillità.