Noi, la cultura e la crisi esistenziale dell’uomo in un’epoca senza valori

Giuseppe Lembo

La crisi che attraversiamo e che ci attraversa, è una crisi profonda dei valori dell’uomo. Un punto fermo per trovare risposte utili alla centralità dell’essere uomini è la cultura, la sola ad essere capace di richiamarci alla Terra, alle cose, agli uomini, all’intelligenza, alla creatività. Oggi viviamo in un mondo dove l’uomo si permette un modello di sviluppo assolutamente sbagliato, in quanto basato sullo spreco del territorio sempre più abusato, di aria sempre più inquinata e di suolo sempre più egoisticamente destinato a fini sempre meno naturalmente compatibili, in quanto inopportunamente sottratto alla sua destinazione di sempre che è stata, è e sarà, quella della Terra generatrice del pane della vita. Ma oltre alla crisi dei mondi naturali, c’è anche la crisi dell’uomo e di quel mondo immateriale dove c’è l’agire delle persone e delle intelligenze umane a cui è, prima di tutto, centrale la cultura, la sola a saperci richiamare al valore di quello che dura, per cui va gelosamente custodito. Il valore di quello che dura non è certamente quello fortemente invadente legato al godimento del presente, sempre più frastornato e fatto di sola apparenza, per cui incapace di far desiderare la cultura, la bellezza e quindi la voglia di futuro, un progetto d’insieme umano che può e deve venire dal profondo di ciascuno di noi. In questa situazione di crisi italiana, i nostri problemi potrebbero ulteriormente aggravarsi se al disagio economico, si dovesse aggiungere una ancora più forte e crescente depressione culturale e psicologica. I danni sarebbero maggiori della crisi economica, dovuta ad una sempre più diffusa economia dell’ignoranza. Occorre all’Italia, all’Europa ed al mondo la forza crescente del sapere e della cultura; è la sola che può riuscire a tenere insieme la competitività e la coesione sociale. Il sapere del territorio è il primo importante requisito per andare nel mondo; la cultura è la prima insostituibile forza per far dialogare e permettere al mondo di convivere con le sue tante “diversità” in cammino. La cultura può contrastare l’illegalità; è il primo presupposto per la convivenza civile e democratica. Dalla cultura può venire un progetto di futuro possibile per il nostro Paese; dinamicamente può rimettere in moto la crescita e con essa la speranza che, purtroppo, i più hanno cancellato dentro, per cui sono incapaci di agire e di credere con fiducia nel proprio futuro che va riprogettato, investendo sul sapere e sulla ricerca e dando spazio all’economia della conoscenza, dalla quale dipende la capacità di investire sulla redditività differita, come per il futuro dei giovani. È tempo quindi di aprire gli occhi, di pensare oltre il proprio presente e di riprogettare il futuro, ricostruendo prospettive nuove che possono venire solo dal sapere e dalla conoscenza. La cultura è il nostro futuro; è un fattore decisivo del progetto di sviluppo dei territori, altrimenti destinati a morire. La cultura della consapevolezza è democrazia; senza cultura, i territori sono destinati ad inaridirsi umanamente, imbarbarendo le persone ed i loro rapporti, con un danno grave per la democrazia e più in generale per l’esistenza umana di ogni singolo uomo e del suo insieme sociale che trova la sua vera forza di vivere solo ed esclusivamente sulla capacità della sua crescita culturale.