Il Vangelo domenicale commentato – Abbazia Della Scala

Matteo Cap. 23, 1—12 “Dicono e non fanno

“In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.  Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». 

“Parola del Signore” “Lode a te o Cristo”

 Padre Antonio Cassano

Gesù a Gerusalemme dopo essere stato messo alla prova dai diversi gruppi, come abbiamo visto, ora prende lui la parola, rivolgendosi alla folla e ai suoi discepoli. Dà loro delle indicazioni ben precise. Innanzitutto accredita l’insegnamento degli scribi e dei farisei, essi realmente insegnano quanto Mosè aveva detto. Tuttavia gli scribi e i farisei, pur insegnando secondo Mosè, non si comportano come insegnano. In più impongono di fare ciò che dicono, ma essi per primo non lo fanno. Infine, il loro comportamento è finalizzato: cercano ammirazione, si compiacciono dei posti di onore, di essere chiamati maestri (rabbì). Detto questo Gesù invita la folla e i suoi discepoli ad ascoltarli, sì, ma ad avere un comportamento più coerente del loro. La folla e i suoi discepoli non devono fregiarsi di titoli come rabbì o padre o guida, tutti titoli che probabilmente gli scribi e i farisei si attribuivano. Gesù afferma che se c’è un maestro e una guida questo è il Cristo, che se c’è un padre questo è Dio, mentre tra loro devono tutti considerarsi sullo stesso piano, tutti fratelli, nessuno deve esaltarsi, perché se così fosse Dio lo abbasserà. Chi invece si umilia Dio lo esalterà. Umiliare nel senso stare al proprio posto, di non presumere di sé, come scriverà poco più tardi Paolo ai Corinti, invitando ciascuno di loro a non valutarsi oltre misura:  Certo noi non abbiamo l’audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé; ma mentre si misurano su di sé e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza. Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la norma della misura che Dio ci ha assegnato, sì da poter arrivare fino a voi; né ci innalziamo in maniera indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché fino a voi siamo giunti col vangelo di Cristo. Né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancora nella vostra considerazione, secondo la nostra misura, per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci alla maniera degli altri delle cose già fatte da altri. Pertanto chi si vanta, si vanti nel Signore; perché non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda (2Cor 10,12-17).